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Molfetta, Rifondazione Comunista: oneri di urbanizzazione, quale uso da parte del Comune? Il partito rilancia la petizione popolare sull'uso degli oneri di urbanizzazione. Avviato dal Comune di Molfetta l'iter burocratico per la redazione di un Piano dei Servizi, ma poi null'altro. A margine, alcune puntualizzazioni politiche
04 aprile 2012

MOLFETTA – «Sono stati versati, dovrebbero essere vincolati alla destinazione d’uso e non costituire vanto dei pubblicizzati attivi di bilancio». Lapidaria la risposta del consigliere di Rifondazione Comunista, Giovanni Porta (nella foto), a una specifica domanda di Quindici sulla destinazione degli oneri di urbanizzazione versati per le nuove zone d’espansione.
Pare che non un centesimo di quegli oneri, se si esclude la famosa “strada della villa dell’assessore” - altro scandalo della casta locale, denunciato da Quindici - sia stato utilizzato per il completamento delle urbanizzazioni. Ma non è escluso che, «in prossimità della campagna elettorale - ha denunciato Porta - si utilizzino 3 milioni di euro dei 6 che dovrebbero essere stati accantonati per il ripristino del manto stradale, nella città, che vede, ad oggi, pressoché tutte le strade dissestate».
Questi gli argomenti della conferenza stampa organizzata da Rifondazione Comunista alla sala stampa comunale (Palazzo Giovine) per presentare la petizione popolare promossa dallo stesso partito per obbligare l’amministrazione Azzollini a utilizzare subito quegli oneri e completare le urbanizzazioni dei nuovi comparti di espansione residenziale.
Quando il Comune di Molfetta avvierà l’iter di redazione, adozione e approvazione di un Piano dei Servizi e di un nuovo Piano Urbanistico Generale (Pug)? «Una fase istruttoria è stata fatta, ma non si sa bene quando si decideranno a portarla in aula», la risposta all’ennesima domanda di Quindici. Fino a quando non sarà approvato un Piano dei Servizi non sarà possibile destinare determinate aree a verde urbano e attrezzato.
Per di più, il Comune di Molfetta nel 2015, quando scadrà l’attuale Piano Regolatore Comunale, si troverà sguarnito e privo di un nuovo Pug. Secondo il Documento Regionale di Assetto Generale (DRAG), il Pug dovrà presentare disposizioni, previsioni e prescrizioni per migliorare e recuperare la qualità dei nuovi insediamenti residenziali, delle aree urbane degradate e abbandonate, nel rispetto delle leggi europee, nazionali e regionali, del Putt/p, del Piano Paesaggistico Territoriale Tematico (PPTR), del Piano di Assetto Idrogeologico (Pai) dell’Autorità di Bacino.
Ma è quel “quando si decideranno” che forse delinea il senso pieno del pressapochismo, della superficialità, dell’improvvisazione dell’amministrazione Azzollini. Infatti, in questo modo la situazione urbanistica di Molfetta potrebbe subire uno stallo per alcuni anni.
Scenario sconfortante, quello emerso nel corso della conferenza stampa, che ha visto, tra l’altro, alcune puntualizzazioni in merito alla sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, che ha sconfessato in toto i progetti dell’amministrazione, e al ricorso del Comune in Cassazione contro la stessa sentenza.
Una situazione che bloccherà ogni iniziativa urbanistica, e che soprattutto, porterà a vanificare il desiderio di molti cittadini iscritti alle cooperative, di vedere finalmente assegnate il suolo alla loro operativa. Cosa che, quando sarà, se sarà, non potrebbe non escludere ulteriori impugnazioni da parte dei soci delle cooperative edilizie.
La raccolta delle firme per la petizione popolare, secondo gli esponenti del Prc, sta avendo un discreto successo e proseguirà nei prossimi giorni con ulteriori iniziative, punti di raccolta, tra i quali, uno, nel mercato settimanale.
Non è mancato a margine della conferenza anche qualche puntualizzazione politica per quanto riguarda la rottura del tavolo del cantiere e la prossima campagna elettorale. «Non si può iniziare a costruire una casa, partendo dal tetto, ma occorre necessariamente partire dalle fondamenta», la spiegazione di Porta, rivolto a tutte le forze politiche che sedevano al tavolo del cantiere. Per il resto, dopo una domanda di Quindici, è stata confermata l’idea che «non necessariamente, il prossimo candidato sindaco, deve essere uno completamente a digiuno della politica»: frase sibillina, che lascia pensare che anche il Prc abbia il suo nominativo in tasca, unitamente alle altre forze politiche, e che il balletto delle ipocrisie sul programma e sull’asset della coalizione elettorale sia stato solo una scusa. Perché è probabile che quel nominativo abbia provocato la rottura del tavolo.
 
© Riproduzione riservata
Autore: Nicola Squeo
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