Molfetta, rapporto 2013 dell'Antiracket: 35 vittime di usura, 15 di estorsione tra commercianti e imprenditori nel Barese
MOLFETTA - Oggi tra le vittime di usura ci sono sempre più famiglie che, in gravi difficoltà economiche, non possono accedere a crediti, pensionati che firmano cambiali alle tabaccherie per tentare la fortuna con i gratta e vinci, sale giochi che prestano soldi, organizzazioni che obbligano i proprietari di attività commerciali a installare videopoker. Questa è solo la punta appena visibile di un enorme iceberg con cui l’Associazione Regionale Antiracket e Antimafia deve giornalmente confrontarsi, una realtà spesso nascosta, ma tristemente concreta per chi vi è immerso e non riesce ad uscirne. Il bilancio del 2013 registra in Puglia, per quanto riguarda la sola provincia di Bari, ben 35 vittime di usura e 15 di estorsione tra commercianti e imprenditori; se invece guardiamo le famiglie vittime di usura sempre nel barese, saliamo a 55. Ma le denunce presentate per estorsione sono soltanto 10, mentre quelle per usura salgono a 29.
Il presidente dell’Associazione Renato de Scisciolo conferma questi dati e afferma che nonostante in quest’anno di attività il trend alla denuncia sia in sensibile rialzo, il numero di queste resta comunque basso rispetto alle molte segnalazioni di estorsioni sul territorio di Bari e provincia e della BAT. È necessaria una informazione più capillare tra gli imprenditori circa le tutele che lo stato mette in atto per aiutarli ad uscire dalla situazione di estorsione. “Consapevoli che l’azione criminale sul nostro territorio è abbastanza forte e pericolosa, in quanto si ricorre facilmente a minacce a livello criminale, il ruolo dell’Associazione sta proprio nell’aiutare l’imprenditore a trovare il coraggio di denunciare senza che si esponga troppo, grazie alla collaborazione delle forze dell’ordine. I primi risultati positivi sono stati rilevati a Bitonto, dove gli imprenditori hanno iniziato a denunciare i loro estorsori. Ma l’estorsione dilaga anche tra le campagne del bitontino, di Palo del Colle, Minervino Murge, Canosa e Trinitapoli. Anche gli imprenditori agricoli devono capire che possono tutelarsi e che non devono cedere perché pagare la prima volta equivale a pagare per sempre. L’altra questione gravissima riguarda l’usura a livello di criminalità organizzata, quella di clan come quelli di Savinuccio Parisi o Notarangelo. Un problema è invece rappresentato dalla Confidi (Consorzio di garanzia collettiva dei fidi) che riceve i finanziamenti statali e dovrebbe aiutare quegli imprenditori che non possono accedere al credito bancari, ma che adesso sta richiedendo garanzie come le banche, quando il suo compito è quello di finanziare coloro che non possono offrirne. Infine volevo segnalare che nella nostra regione nasceranno altre sei associazioni a Barletta, Andria, Erchie in provincia di Brindisi, Bari, Foggia, Gravina e stiamo pensando anche a Palo del Colle per fornire un ulteriore aiuto. Stiamo iniziando la collaborazione con Libera, con lo Sportello Legalità Puglia, aperto su Bari e Brindisi, che ha già ottenuto riscontri positivi nel giro di pochi mesi”.
Gloria Vicino, dello Sportello Legalità di Libera conto le mafie nato in collaborazione con Unioncamere Puglia, spiega che lo sportello, attivo da gennaio vuole fornire un servizio fondamentale per il cittadino, ossia quello di rendere le persone consapevoli delle leggi che tutelano chi denuncia, oltre a creare una rete attorno a loro. “Troppe volte il problema che si nasconde dietro una mancata denuncia è la paura della solitudine, invece l’associazione è un gruppo di persone che ti accompagna, anche fisicamente, durante il percorso giudiziario, facendoti sentire meno solo e più tutelato. I reati di usura e racket sono identificabili come reati spia, degli indicatori della presenza della criminalità sul nostro territorio: le molte segnalazioni che purtroppo non si traducono in denunce, raccontano di quanto il problema sia invece radicato in un paese sempre considerato affrancato dalla criminalità”.
La responsabile dell’ufficio legale, l’avvocato Angela Maralfa ha riferito che proprio ai giorni scorsi risale la vicenda che ha visto coinvolti due imprenditori di Palo del colle, gravemente minacciati e percossi da un boss appartenente al clan Misceo – Telegrafo del quartiere San Paolo di Bari. I due erano stati costretti a sottoscrivere dei preliminari di compravendita con lo scopo di far stipulare, mediante l’azione estorsiva, anche i contratti definitivi di alcuni appartamenti in costruzione. I costruttori e i cantieri sono infatti oggetto di viva attenzione da parte della criminalità, soprattutto da parte dei clan di Bari che pretendono di farla da padroni. Nell’arco del 2013 si è registrato un cospicuo aumento delle denunce legate all’edilizia. “Altre vittime gettonate”, spiega ancora l’avvocato, “sono tutti coloro che hanno istituti di vigilanza o imprese dove il criminale può costringere ad assunzioni fittizie. Questo è un nuovo modus operandi: invece di richiedere materialmente denaro, obbligano ad assumere parenti e conoscenti che, di fatto, non prestano alcuna attività lavorativa.”
Il vicepresidente dell’Associazione, l’avvocato Maurizio Altomare, ha illustrato l’iniziativa di cui si stanno occupando insieme alla Federazione Antiracket Italiana, il progetto Zoom. La criminalità non si combatte solo con l’intervento delle forze dell’ordine, le denunce, i processi, ma con una conoscenza approfondita del fenomeno criminale. Per questo, la FAI ha pensato ad una vera e propria banca dati, un progetto editoriale inedito e innovativo realizzando il progetto Zoom sul suo sito. È un focus sulle regioni di Puglia, Calabria, Campania e Sicilia. Per ognuna di queste regioni sono state analizzate, e si continua ad analizzare, schede che entro la fine del 2014 arriveranno a mille, riguardanti procedimenti penali per estorsione, usura e 416 bis cioè l’associazione di tipo mafioso. Le schede sono poi a loro volta divise per città, con un quadro specifico della situazione cittadina. Il fine è quello di collocare i singoli episodi in un contesto più ampio. “Compito dei redattori è quello di individuare quale sia il contesto nel quale nascono e si collocano episodi che presi singolarmente potrebbero apparire insignificanti, come è accaduto per il processo concluso qualche mese addietro a Vieste. Invece le indagini svolte dalla DIA di Bari hanno fatto emergere quanto il fenomeno criminale di Vieste fosse grave e sono convinto, che col passare del tempo e con le ulteriori denunce che si stanno facendo, riusciremo a far riconoscere quello che è sotto gli occhi di tutti: che la criminalità organizzata del Gargano ha le caratteristiche tipiche di un’associazione mafiosa”.
L’incontro si è concluso con la testimonianza di un imprenditore barese che aveva subito più tentativi di estorsione e di usura, arrivando a vedere minacciata la propria famiglia. L’uomo si è rivolto all’Associazione Antiracket e ha avuto fiducia nelle forze dell’ordine che l’hanno aiutato a venirne fuori. È la dimostrazione dell’impegno delle associazioni per ottenere tutele sempre più ampie per chi sceglie di denunciare.
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