Molfetta, presentazione Orto Malatesta
Domenica 26 giugno, nel corso della Fiera delle Autoproduzioni sarà presentato il nuovo soggetto agricolo-politico denominato Orto Malatesta
MOLFETTA - E' nato a Molfetta, come cita un comunicato, un nuovo e "fresco" soggetto politico, economico e sociale: Mutuo SoccOrto "Errico Malatesta", un progetto di autogestione in un terreno agricolo. Giovani braccia donate all'agricoltura e rubate (almeno temporaneamente) alle abominevoli logiche del mercato e del lavoro salariato.
Abbiamo scelto di intitolare il progetto ad Errico Malatesta, il pensatore ed organizzatore, oltre che eccellente rivoluzionario e uomo d'azione, che sentiamo a noi più vicino e attuale, promotore di una società rinnovata che, rifiutando le relazioni gerarchiche e autoritarie a tutti i livelli, si basa sul mutualismo, la solidarietà e la cooperazione, a partire da piccole comunità locali che si autoorganizzano e collaborano liberamente tra loro.
In questo progetto abbiamo deciso di condividere mezzi (uno di noi ha messo a disposizione il fondo e alcuni attrezzi), saperi (per qualcuno troppi libri e poca pratica e per qualcun altro il contrario) ed esperienze passate. Partendo dall'ovvio rifiuto di qualsiasi prodotto chimico di sintesi, ci siamo ispirati alle varie correnti dell'agricoltura non convenzionale (biologica, sinergica, biodinamica, foukokiana, oltre che alle pratiche contadine tradizionali), prendendo "buoni consigli" da ognuna, ma senza mai aderire dogmaticamente ad alcuna, confrontandole e rapportandole con le caratteristiche del territorio, le specie utilizzate, i mezzi e il tempo a disposizione.
L'esperienza è nata dall'incontro tra individui che considerano lavorare con la terra un'attività con una profonda implicazione etica, sociale e politica, p-orto di confluenza di varie istanze ed esigenze: una sostenibilità economica che sia superamento e critica del lavoro salariato; la volontà di sviluppare o migliorare abilità manuali e competenze marginalizzate dal sistema scolastico-industriale; il richiamo della vita rurale; la critica dei consumi e il rifiuto del mercato; la volontà di sviluppare le autoproduzioni; la necessità di consumare cibo genuino e reperirlo il più vicino possibile (il cosiddetto "chilometro zero").
Questo progetto vuole contrastare la precarietà, l'alienazione e lo sfruttamento in cui cerca di costringerci il sistema capitalista con i suoi ricatti legati al mondo del "lavoro", le sue marchette (o market-te) legalizzate travestite da contratti a termine-capestro, obbligo di corsi d'aggiornamento-farsa, periodi di prova sotto- o non-pagati, così come le trasferte, gli straordinari, ecc. A tutto ciò vogliamo sostituire una sostenibilità dignitosa e che ci faccia riscoprire il piacere del lavoro,quello vero!
A parte qualche rara eccezione a scuola e nelle università non si insegnano, e nemmeno si introducono, abilità manuali e competenze artigiane. Quando in pochi casi questo avviene è comunque in funzione del soddisfacimento delle grandi imprese e del loro mercato lavorativo, mai per la valorizzazione e l'autosufficienza dell'individuo e della sua comunità, per la sua crescita individuale e sociale e per renderlo meno dipendente dalle dinamiche dell'attuale sistema economico.
La vita e il lavoro in campagna, con i suoi ritmi legati alle stagioni e ai tempi della terra, ci sembrano proprio l'antidoto ideale all'alienazione del lavoro salariato, alla frenesia della città, all'atrofizzazione delle abilità manuali e allo sviluppo insostenibile odierno.
Una società in cui un miliardo e mezzo di persone soffre la fame e un altro miliardo e mezzo è in sovrappeso (e tra queste ultime mezzo miliardo soffrono di obesità) non può essere una società giusta. Siamo quindi convinti che per cambiare in meglio la società non si possa prescindere da una critica radicale dei consumi e dei comportamenti individuali e collettivi (a partire dai nostri): siamo convinti che l'anticapitalismo comincia anche dal rifiuto di consumare prodotti nocivi per la salute di tutti e per l'ambiente.
L'alternativa concreta alla nocività attuale è la sua sostituzione con un economia più sostenibile e giusta, basata sull'autogestione e le autoproduzioni. E'solo incentivando,promuovendo e realizzando da subito ed il più possibile queste pratiche che si può costruire l'emancipazione dalla schiavitù del capitale.
Ognuno di noi, prima di essere o diventare produttore, è essenzialmente e per natura un consumatore, per cui tutti noi, individualmente o collettivamente (mediante il Gruppo d'Acquisto Solidale "Nestor Machno", attivo a Molfetta), ci eravamo posti da tempo il problema di reperire cibo realmente genuino senza dover fare diverse decine di chilometri. E'ciò che molti chiamano ricerca del "chilometro zero" (in realtà il chilometro difficilmente potrà essere davvero zero, a meno che non si consumi il cibo esattamente dove lo si reperisce). Questo concetto comporta necessariamente una critica radicale dell'attuale modello di mobilità a cominciare da noi stessi (e non a caso c'è chi tra noi raggiunge l'orto a piedi o in bicicletta): è importante che i prodotti che consumiamo provengano da luoghi il più vicino possibile per evitare di contribuire ulteriormente all'inquinamento terrestre e di essere collusi con i responsabili di esso, e cioè governi, multinazionali e tutti i fautori del "libero" mercato globale.
L'Orto Malatesta ritiene che la strada giusta per instaurare un rapporto equilibrato col consumatore sia l'interazione continua con esso, un rapporto diretto basato sulla fiducia, il dialogo, la trasparenza e il prezzo-sorgente, oltre che l'invito a visitare la nostra realtà per osservarla di persona e scambiare idee, proposte e suggerimenti. In una parola l'autocertificazione, o meglio la certificazione partecipata, concetto aperto e sempre in evoluzione al quale stanno lavorando diverse realtà in tutta Italia, da terra/Terra a Roma, alla Ragnatela a Napoli, a Campi Aperti a Bologna, fino ad arrivare alla nostra realtà locale, Movimento Terre-Rete delle Autoproduzioni di Puglia e Basilicata, alla cui Carta d'Intenti aderiamo entusiasticamente.
I destinatari naturali del nostro progetto sono tutti gli individui e le realtà convinti che un cambiamento della società sia possibile partendo da comportamenti responsabili e prese di coscienza individuali e collettive, quindi, a Molfetta, il G.A.S. "Nestor Machno", le fiere delle autoproduzioni, le Macerie-Baracche Ribelli e tutte le persone, le realtà, associazioni e gruppi presenti nel territorio. Invece che affidarci all'uso esclusivo di Face-Book e di altri modi di comunicare alienanti e falsificanti, prediligiamo una comunicazione diretta, chiara e leale, guardando negli occhi i nostri interlocutori, in ciò facilitati dal fatto che ci rivolgiamo al nostro territorio e alla comunità locale, di certo non al mercato globale (ma neanche al villaggio globale).
Noi, ortisti ribelli in cerca di un mondo migliore, vi invitiamo ad unirvi a noi scegliendo i nostri prodotti, per creare un c-orto circuito nei meccanismi del potere, a partire da quelli economici ed ecoillogici.