MOLFETTA - Cosa farò dopo gli esami? Riuscirò a realizzarmi dal punto di vista professionale? Saprò approcciarmi al mondo lavorativo degli adulti? Riuscirò a trovare un lavoro? Quale sarà il mio posto nella società? Questi e tanti altri i quesiti degli studenti dell’ultimo anno. Davanti a loro si presentano tante strade e tante opportunità tra cui optare, ma la scelta non è facile. Un ruolo deciso svolge la scuola, vista non più soltanto come un organismo finalizzato alla formazione culturale dell’alunno, ma anche come uno strumento che esalta le personalità dell’alunno, preparandone il futuro, soprattutto in campo lavorativo.
Questa moderna idea ispira ormai da anni l’attiva formativa dell’Istituto Commerciale ITCGT “G. Salvemini” che anche quest’anno ha un nuovo POF nella conferenza “Oltre le quinte- Destinazione futuro”, tenutasi all’Auditorium “A. Salvucci”del Museo Diocesano. Alla prima giornata dell’evento hanno partecipato, oltre agli ospiti, il collegio docenti e alcuni studenti che hanno rappresentato la scuola. Presieduto dal dirigente scolastico Sabino Lafasciano, l’incontro si è aperto con le valutazioni dei ragazzi sul programma scolastico, di cui hanno mostrato alcune immagini di uno degli stage realizzato alla Fiera Mondiale del Turismo ITB di Berlino durante il corrente anno scolastico.
Altri studenti hanno raccontato esperienze simili vissute all’estero, «esperienze costruttive, importanti dal punto di vista culturale, opportunità per visitare città quali Londra, Parigi, Bruxelles». Pareri positivi, anche se, «per esempio, è stato molto difficile comunicare in francese perché a scuola si studia solo al biennio». Il dirigente Lafasciano ha perciò commentato l’efficacia del moderno sistema didattico, perché «solo così i ragazzi si sentono coinvolti, al centro della scuola, che coinvolge anche la loro componente affettiva». Infatti, «gli studenti non sono solo “menti digitali”, i professori devono rendersi conto durante le lezioni del tasso di noia, tenendo conto che in media l’ascolto attivo dura al massimo un quarto d’ora».
Menti digitali è la parola calda utilizzata da Lafasciano per introdurre la presentazione del libro «Menti digitali» del prof. Tommaso Montefusco (nella foto, al centro con Lafasciano), dirigente scolastico del Liceo Scientifico e Linguistico “Cartesio” di Triggiano. «Per “menti digitali” si intende la fascia di ragazzi che sono nati dopo il 1992, ovvero nel periodo in cui si è affermato Internet - ha spiegato l’autore - questa è una generazione diversa poiché le nuove tecnologie influenzano l’approccio all’apprendimento e lo stesso modo di pensare, perciò è palese che ragazzi e professori non si intendano».
Per Montefusco, dunque, è necessario esaltare l’uso delle lavagne interattive, dei computer, ma anche cambiare le metodologie didattiche. Proprio per questo motivo, è stato scritto il libro «Menti digitali» che è perlopiù uno strumento di informazione e di dibattito intorno alle strategie didattiche oggi necessarie e, al tempo stesso, un tutorial, una rassegna di buone pratiche per i docenti che vogliano affrontare la sfida della scuola del XXI secolo, quella di insegnare alle menti digitali.
«L’alunno deve essere protagonista della lezione che non deve sempre essere la solita noiosa tradizionale lezione frontale - ha continuato il dirigente Montefusco - Il docente deve solo verificare che i contenuti siano stati appresi correttamente e che i compiti siano stati svolti. I ragazzi devono “ricercare” i contenuti con i nuovi strumenti e apprenderli mediante questi o il metodo della “Peer Education”».
In questo modo, il ruolo dei docenti è rinforzato e la comunicazione resa più efficace. Nella società del determinismo tecnologico i docenti devono conoscere non solo la “bibliografia”, ma anche la “sitografia” visto che anche le case editrici si sono adoperate per creare siti da cui scaricare i libri. Secondo le attuali metodologie didattiche solo in questo modo si può essere competenti ovvero capaci di utilizzare le conoscenze in un mondo aldilà dell’aula.
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