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Molfetta, nuova isola ecologica Asm, dopo il sequestro del 2007: rischio di ritorno al passato
14 febbraio 2013

MOLFETTA - Un nuovo centro per la raccolta differenziata in via Giulio Cozzoli, all’incrocio con via gen. Amato a Molfetta. In sostanza, un ritorno al passato: nel 2007 la “vecchia” isola ecologica, collocata nella stessa area, fu sequestrata dalla Guardia di Finanza. Secondo le dichiarazioni dell’epoca, non si sarebbe trattato di un conferimento di rifiuti differenziati, ma di un vero e proprio stoccaggio, per il quale l’ASM non avrebbe richiesto alcuna autorizzazione. Una dimenticanza imperdonabile, perché, dopo il sequestro e l’abbandono, la razzia dei vandali bruciò definitivamente decine di migliaia di euro.
Le eventuali (e pur palesi?) responsabilità dell’Asm furono attribuite non agli errori tecnico-amministrativi, bensì alla complessità della normativa vigente, accusata di essere stata incomprensibile per i dirigenti aziendali che avrebbero violato la legge “a loro insaputa”. Per questo motivo, l’Asm preannunciò ricorso all’autorità giudiziaria perché «nell’isola ecologica non avveniva un vero e proprio stoccaggio, ma una semplice raccolta, così come nei tanti cassonetti in strada».
Su quel ricorso è caduto il silenzio, come anche sulla parcella del legale interessato, inclusa nella lista dei cosiddetti “parcelloni” legali elargiti dall’ASM negli ultimi 10 anni (non semplici quisquilie, secondo indiscrezioni), su cui le autorità competenti dovrebbero eseguire dei controlli stile redditest per verificarne almeno la congruità.
Solo nell’aprile 2012, dopo una serie di atti giuntali stagnati nella muffa dei procedimenti, la giunta Azzollini, con una telecomandata accelerata al turbo diesel, aveva affrettatogli adempimenti necessari all’attuazione della convenzione sottoscritta il 21 ottobre 2011 tra il Comune di Molfetta e la Regione Puglia per il completamento e la riattivazione del centro di raccolta di Levante.
Allo stesso tempo, era stato approvato il progetto dei lavori per un importo complessivo di 83mila euro: la Regione Puglia avrebbe dovuto finanziare una quota di 50mila euro, come da convenzione, mentre la residua somma di 33mila euro sarebbe stata a carico del Comune di Molfetta. Tra maggio e giugno 2012 erano stati poi affidati i lavori e le forniture, non senza qualche passaggio critico e piuttosto contorto.
Invitate 5 imprese per l’affidamento dei lavori, solo una di queste aveva presentato a maggio il proprio plico entro i termini di scadenza e, lo scorso giugno, alla stessa erano stati aggiudicati i lavori con un ribasso dell’11,2% (32mila euro, su una spesa complessiva di 36.610 euro). Purtroppo, l’assenza di altre offerte ha impedito che potessero essere considerate altre possibilità, magari con un minore ribasso (dunque, per un maggiore risparmio).
Più contorta l’aggiudicazione delle forniture, completata con una trattativa privata perché le 9 ditte invitate alla gara del maggio 2012 non avevano presentato entro i termini fissati alcuna offerta, eccetto due imprese che «comunicavano di non poter partecipare in ragione del breve tempo avuto a disposizione per predisporre le offerte» (eppure, erano stati concessi quasi 20 giorni). In questo caso, il Comune aveva optato ragionevole invitare «entrambe le ditte a presentare offerta, assegnando un ulteriore tempo di 8 giorni». Peccato per le altre 7 imprese che, pur incluse nella prima gara, non hanno potuto usufruire in egual modo della proroga dei termini di scadenza.
Una delle due ditte aveva, subito dopo la proroga, inviato la sua offerta, ma con un rialzo del 28% rispetto all’importo a base d’asta: una singolare anomalia, perché le offerte sono di solito al ribasso e, per di più, la stessa lettera di invito del 4 maggio 2012 (quella della prima gara) «consentiva esclusivamente la presentazione di offerte in ribasso».
Dichiarata la gara infruttuosa, «per il tramite dell’ASM» era stata interpellata la stessa ditta di Bitonto che era stata già inclusa in quelle invitate alla prima gara per l’affidamento delle forniture a cottimo fiduciario (le altre erano di Modugno, Milano, Matera, Bologna, Padova e Trento), con cui è stata poi esperita una trattativa privata.
Presentato un ribasso dell’1.45%, il Comune di Molfetta era stato costretto a ridefinire il quadro economico del progetto, riducendo il valore delle attrezzature da acquistare da 34.390 euro a 27mila euro perché «nel corso di successivi contatti con i funzionari della Regione è emerso che l’importo dell’IVA, non essendo “recuperabile” da parte del comune di Molfetta, deve essere inserito all’interno del quadro economico».
Riformulato l’elenco delle forniture sarebbe stato quanto mai opportuno ripetere tutta la procedura: questo avrebbe potuto consentire la presentazione di ribassi maggiori rispetto a quello poi aggiudicato (0,92% da parte della ditta bitontina), giovando sicuramente alle casse comunali, ma il Comune di Molfetta ha preferito continuare. Scelta opinabile o più o meno condivisibile, se la consegna del centro raccolta di Levante era stata fissata per il 17 luglio 2012.
Assegnate le forniture il 7 agosto a 26.700 euro, il 9 ottobre sono stati affidati direttamente alla Multiservizi per poco più di 3mila euro i servizi di elettrificazione, inseriti nel contratto di servizio con il Comune di Molfetta (purtroppo, sul sito del Comune di Molfetta, nell’elenco degli atti comunali non è stata inserita la relativa determina e, quindi, non è possibile fornire altre informazioni).
Ora è tutto pronto, ma con un indelicato ritardo di quasi 5 mesi, rispetto ai termini fissati dal Settore Lavori Pubblici che nell’aprile 2010 aveva affidato all’ASM la gestione di 3 centri di raccolta. Sarebbe, però, conveniente evitare gli errori burocratico-amministrativi del passato, espressione non solo di superficialità tecnica, ma anche di una certa arroganza sopra le leggi. Errare è umano, perseverare è diabolico.
 
© Riproduzione riservata
Autore: Marcello la Forgia
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