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Molfetta, le donne in “Salotto” presentano il libro “Il testamento di Emilia” di Giandomenico Disanto
08 maggio 2017

MOLFETTA – Si chiama “Il salotto”, una nuova iniziativa a Molfetta di donne impegnate che scelgono “Il salotto”, che non è un luogo ma “uno stato d'animo che porta a conciliare le diversità per cogliere da ciascuna delle donne, l'essenza più pregiata: l'amicizia”.

Per iniziare e presentarsi alla città hanno promosso la presentazione di un libro “Il testamento di Emilia” di Giandomenico Disanto nella Sala della parrocchia “Cuore Immacolato di Maria”, oratorio San Filippo Neri a Molfetta, location scelta per questo nuovo percorso, in memoria del passato in cui la vede protagonista nella veste di un Salotto bello, dove prendere un caffè o bere un buon bicchiere di vino partecipando alla lettura di un libro, all'ascolto di un saggio, come i salotti rinomati del Secolo dei Lumi.
Ma è un salotto particolare, un “locus amoenus”, dove le donne con le loro peculiarità e diversità trovano la loro dimensione e nuove affinità elettive da coltivare.  La serata è stata introdotta da Sabrina Monaco, Presidente de “Il salotto”; hanno dialogato con lo scrittore Francesca Magliano, avvocato e presidente dell'Associazione "Le Amiche per le Amiche" e Maddalena Pisani, commercialista e ha moderato Elisa Altamura (nella foto: Magliano, Disanto, Altamura, Pisani e Monaco).
Ma chi è Emilia? «Emilia è una piccola grande donna che non si rassegna a subire la fatalità di un destino di bieca subordinazione all'arrogante cultura maschile. Emilia urla il suo disagio e la sua sofferenza, facendosi così portavoce di tutte le donne, in particolare di quelle che, a causa della loro ignoranza restano ciecamente intrappolate in un destino preordinato dagli uomini. A piccoli passi Emilia porta avanti la sua pacifica rivoluzione, vivendo con coerenza la sua stessa vita: amerà con passione, sarà una coraggiosa ragazza madre, subirà l'oltraggio di una cocente delusione amorosa, vivrà un matrimonio soddisfacente, sarà nuovamente madre.
Emilia porterà quotidianamente avanti per tutta la vita la sua battaglia, compresa quella per il diritto al voto alle donne. Con lei il movimento per il suffragio universale si trasformerà in un pezzo di storia mondiale, più che mai attuale in quest'epoca di globalizzazione in cui è ancora indispensabile salvaguardare i diritti delle minoranze».
«Ma Emilia è anche uno strumento attraverso cui si rappresentano due epoche diverse: la Prima e la Seconda Guerra Mondiale», dice Maddalena Pisani, commercialista di Molfetta. L’autore e la commercialista Pisani dialogano sui temi principali del libro, in un primo momento il Disanto chiarifica la differenza tra viaggi moderni ed i viaggi dell’epoca: «Prima si viaggiava ufficialmente, nelle navi ufficiali e gli emigrati veniva accolti calorosamente. L’America aspettava i nuovi arrivati, era consapevole del loro arrivo e ne era contenta. Ora le persone non viaggiano nelle navi, ma nei gommoni, ammalandosi o addirittura morendo, vedi Lampedusa», nonostante la metafora del viaggio sia un “topos” ricorrente nella storia dell’uomo e nella letteratura, da Itaca fino ad oggi, prima il viaggio era sinonimo di positività, aspettative, speranze ora? E’ tutto un nascondersi, evadere la legge, perché non ci si sente accolti, voluti, accetati.
Il secondo tema affrontato è quello della violenza, a tal proposito prende la parola l’avvocato Francesca Magliano, la quale difende quotidianamente donne che subiscono abusi dai propri partner. «E’ difficile per le donne lasciare la propria vita e andar via, lontano, senza sapere che cosa aspetterà loro ed i loro figli. Le donne che si rifugiano nelle case-rifugio non possono avere contatti con l’esterno, hanno paura di essere ritrovate dai compagni violenti ma hanno avuto coraggio. Emilia ne è un esempio, si prodiga per le sue amiche e propone una forma di associazionismo che all’epoca non era usuale. Propone un percorso per gli uomini violenti, perché capire la causa del malessere può prevenire!».
Bisogna svolgere continue campagne di sensibilizzazione, bisogna parlarne e straparlarne per formare una coscienza critica culturale ed evitare altri femminicidi. Il terzo tema affrontato è quello del diritto di voto: finalmente il 2 febbraio del 1945 viene stabilito il suffragio universale, le donne possono votare! Tuttavia ancora oggi, nel 2017, il voto non viene spesso esercitato non capendo che il voto esercitato definisce una volontà, una consapevolezza ed una partecipazione attiva alla vita pubblica.
Disanto chiarisce la sua posizione a riguardo: «Emilia addirittura si vestiva con l’abito più bello che avesse per andare a votare. Emilia aveva la consapevolezza che il voto deve essere esercitato. Perché le donne di oggi invece lo trascurano con tanta facilità?».
Infine il pubblico, ingente e partecipativo, si complimenta con l’autore e apprezza la figura di Emilia, «Emilia si è emancipata, formò un’agenzia matrimoniale per coloro che volevano andare in America in cerca di marito perché era l’unica cosa che potesse fare legittimamente. Non ha regredito la donna a ruolo di moglie», afferma una donna; un’altra chiede all’autore cosa pensi delle donne e l’autore risponde: «sono sempre stato in favore delle donne. Ho dedicato il mio libro alle mie tre figlie, alle mie nipoti e alle mie alunne dell’Istituto Perotti, dove ho insegnato».

© Riproduzione riservata

Autore: Marina Francesca Altomare
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La "parità", anche se non è più un miraggio è ancora lontana. Pur conoscendo i problemi non riusciamo a risolverli, il cammino è lungo, tortuoso e lento. Il vero nodo del problema è "culturale". Una delle prime tracce si trova nella Rivoluzione Francese (1789-94), quando, accanto alla "Dichiarazione dei diritti dell'uomo", venne presentato alla Costituente anche un Cahier de dolèances des femmes (un elenco di proteste) che doveva portare la donna a essere considerata "cittadina", ossia a godere gli stessi diritti degli uomini. Fu però solo un lampo: soffocata la rivoluzione, la donna tornò in condizioni di inferiorità. Illuminante, a questo proposito, un articolo del Codice Civile di Napoleone che accomunava donne sposate, minorenni e pazzi: tutta gente alla quale negare ogni attività pubblica e privata. Il vento femminista torna a soffiare sull'Europa verso la metà dell'Ottocento con l'inizio dell'era industriale: il lavoro in fabbrica, malsano e malpagato, si aggiunge il peso della famiglia, rendendo la vita delle donne-operaie insopportabile. In Europa e in America ci si batte per il diritto di voto alle donne. In Italia invece, si sonnecchia come sempre e si arriva tardi all'appuntamento. La Chiesa è ferma a quanto ha scritto papa Leone XIII nell'enciclica del matrimonio: "L'uomo è capo della donna, siccome Cristo è capo della Chiesa. Quindi, come la Chiesa è soggetta a Cristo, così le mogli eziandio debbono essere soggette ai loro mariti in ogni cosa". Negli anni Venti, a sostenere la causa femministe furono le sinistre, sostenute da Gramsci. Poi calò la notte del fascismo che vuole la donna soprattutto forte e sana in funzione dei figli che darà alla patria, come sosteneva nel 1925 una circolare dedicata ai fasci femminili. Il resto è storia fino ai tempi nostri. Come scriveva il romanziere Joseph Conrad, "essere donna è terribilmente difficile, perchè consiste soprattutto nell'avere a che fare con gli uomini".
Femminicidi, violenze sessuali, abusi non sono altro che il prodotto della reazione maschile a una società che non ha saputo fornire all'uomo un ruolo alternativo e che alimenta in tutti, uomini e donne, insicurezza e distacco dalle emozioni. Questi episodi sono un chiaro segnale di debolezza e di impotenza di fronte all'incapacità di accettare una donna che mediamente è più brava a scuola, che raggiunge ottimi risultati sul lavoro e fa carriera, che sa destreggiarsi nel coniugare casa, famiglia e vita professionale. Non a caso negli ultimi anni si è registrato un aumento impressionante di donne uccise dal proprio compagno, di stupri e di soprusi: è la manifestazione di un genere maschile che cerca di affermarsi e di riprendersi con la forza e con la prepotenza un ruolo di superiorità che non gli compete e che la società civile gli ha tolto da tempo, proprio con il riconoscimento di quella parità uomo-donna. Un grave e grande problema culturale non ancora risolto. - Le donne erano considerate creature inferiori. Nel corso di tutta la storia della Chiesa, le donne sono state considerate esseri inferiori per natura e per legge. La filosofia Greca che venne adottata dal Cristianesimo, riteneva che le donne fossero inferiori agli uomini secondo natura. La legge Romana , che diventò la base della legislazione Ecclesiastica, attribuiva alle donne uno stato di inferiorità nella società. Le donne non avevano uguali diritti nella famiglia e nella società civile.. Alcuni Padri della Chiesa collegarono lo status di presunta inferiorità delle donne ai testi scritturali: solo l'uomo, scrissero, è stato creato ad immagine di Dio. Inoltre, Paolo proibì alle donne di insegnare in chiesa. Anche i "Decreti Ecclesiastici" del primo millennio sono tracce dimostrative della credenza nell'inferiorità delle donne. I Teologi seguirono questa medesima linea, integrando la visione misogina dei Greci e dei Romani, nei loro discorsi teologici. I legislatori canonici formularono la Legge Ecclesiastica sulla base di quella Romana, e sulle asserzioni negative dei Padri della Chiesa e dei Concili. "Zoccolo culturale" duro, molto duro, prima che si riesca a scuotere le coscienze - nonostante quanto fatto e si sta' facendo - passeranno ancora secoli?
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