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Molfetta, l'Azione Cattolica diocesana scrive ai consiglieri comunali: invitate a votare al referendum
10 giugno 2011

MOLFETTA - L' Azione Cattolica diocesana si rivolge ai consiglieri comunali scrivendogli una lettera in cui manifesta l'importanza del referendum del 12-13 Giugno. Di seguito la lettera: 

"Caro Consigliere,  "Ci metta la faccia e si rivolga ai suoi elettori con la stessa insistenza e passione delle altre occasioni elettorali perché si rechino a votare, ricordando a ciascuno l'importanza di esprimere la propria opinione, il proprio pensiero, la propria idea".  E' questo il senso dell'invito rivolto dall'Ufficio Socio-politico dell'Azione Cattolica diocesana, attraverso una lettera personale, ai Consiglieri Comunali delle città di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi a pochi giorni dal referendum del 12 e 13 giugno.  "Le scriviamo - si legge nella lettera inviata a ciascun Consigliere comunale - perché Lei esprima il suo parere e spieghi le ragioni dei suoi Si o dei suoi No. Pensiamo infatti che tutta la cittadinanza, da Lei rappresentata a prescindere dai colori politici, avrebbe innanzitutto diritto di conoscere la Sua posizione in merito ai quesiti referendari". 
La lettera prosegue con alcune richieste "Vorremmo poi, cari Consiglieri, che si smetta di strumentalizzare il voto dei cittadini, inseguiti porta a porta in altre occasioni e lasciati a se stessi su temi che li toccano da vicino. Vorremmo che si ridesse dignità al referendum, informando ed invitando la gente ad esprimere il proprio voto, favorevole o contrario che sia".  La lettera si conclude con un auspico e una speranza: "Il referendum rappresenta una garanzia di democraticità, esso coniuga la libertà di espressione con il diritto/dovere della partecipazione. Non lasciamo che, ancora una volta, il mancato raggiungimento del quorum trasformi una grande conquista della società civile in una ennesima occasione sprecata". 

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"I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”. La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi. Per la DC: Bisaglia in Veneto, Gava in Campania, Lattanzio in Puglia, Andreotti nel Lazio, De Mita ad Avellino, Gaspari in Abruzzo, Forlani nelle Marche e così via. Ma per i socialisti, più o meno, è lo stesso e per i socialdemocratici peggio ancora… ?I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c'è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti”. -Estratto da una sintesi dell'intervista di E.Berlinguer a "Repubblica" (28 luglio 1981). E' cambiato qualcosa rispetto a quel lontano 28 luglio 1981? Necessitiamo ancora di altre spiegazioni e delucidazioni?

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