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Molfetta, l'amarezza del sindaco Natalicchio dopo l'assedio di ieri da parte di donne violente
21 gennaio 2015

MOLFETTA - «Annullo tutti gli appuntamenti pubblici di stasera e mi scuso moltissimo con il corpo di Polizia Locale e con Comitando e la partecipazione continua. Ho bisogno di un po' di riposo e di riflettere sul clima fatto di veleni e ferocia che sta affaticando questa esperienza di impegno per la città. Sono queste le giornate in cui penso a mio figlio, a mio marito e a molte altre cose e mi chiedo se davvero ne vale la pena. Buona serata».

Queste parole riflettono lo stato d’animo del sindaco ieri sera dopo una terribile giornata all’insegna della violenza e delle minacce da parte di un gruppo di donne (probabilmente strumentalizzate da qualcuno), che hanno messo sotto assediato la sede comunale di Lama Scotella a Molfetta, costringendo la Natalicchio a barricarsi nella sua stanza.

Una cosa inaudita, senza precedenti (anche se ci sono state altre forme simili di protesta da parte delle stesse persone), probabilmente il frutto della continua campagna di denigrazione portata avanti dal centrodestra e da alcuni suoi esponenti rancorosi, incapaci di accettare il verdetto popolare e il risultato elettorale democratico.

La cittadinanza ha l’impressione che il centrodestra dopo aver tentato di ribaltare, con ricorsi inconsistenti nei tribunali (con relativo spreco di denaro pubblico), la volontà del popolo, oggi tenti di ribaltarlo con la violenza della piazza. Eppure quando hanno governato loro (vedi Berlusconi) “la volontà del popolo” era un dogma. Forse questi personaggi politici inconsapevolmente non si rendono conto come parole violente e di odio che continuano a diffondere in città, possano poi portare la gente, soprattutto chi ha bisogno, perfino ad aggredire o a minacciare di morte il sindaco. E in una città che ha pagato un prezzo alto alla legalità con la morte del sindaco Carnicella, queste situazioni appaiono inquietanti. E questo vale anche per qualche movimento che, nel nome della legalità, contribuisce anch’esso a creare tensione.

Da tempo noi di “Quindici” andiamo sostenendo la necessità di una pacificazione, della necessità di rientrare nei ranghi, di svolgere il proprio ruolo legittimo di opposizione, evitando di alimentare il malcontento popolare in una situazione di crisi, che rischia di diventare ingestibile, anche per chi dovesse arrivare al governo dopo: nessuno ha la bacchetta magica.

Lo ha detto ieri mattina il sindaco a Repubblica Tv, nel corso di un’intervista a che vi proponiamo per far comprendere lo stato di tensione che si è creato ieri e che ha indotto lo stesso sindaco alle sue amare riflessioni.

Paola Natalicchio ha annunciato anche una lettera al Prefetto e una denuncia ai carabinieri: «siamo stanchi di questa situazione, non si può arrivare in Comune e minacciare sindaco e dipendenti comunali con pugni e urla. Le minacce non sono mai accettabili. Abbiamo cambiato le regole del servizio sociale: non si possono dare sussidi senza ricevere nulla in cambio e siamo stati il primo Comune ad attuare i “cantieri di servizio” realizzando un servizio civico, in cambio del compenso erogato. Certo, non pensavamo di ricevere una medaglia, ma nemmeno ingratitudine».
Il sindaco Natalicchio ha poi spiegato che il gruppo delle 40 donne inferocite aveva perfino rifiutato un incontro con lei ed ha tenuto a precisare che il Comune non può essere il bancomat che fa piovere soldi (che non ci sono) sulla popolazione, non tocca al sindaco il compito di dare una casa o trovare un lavoro ai cittadini, ci sono altri enti come i centri per l’impiego, adibiti a questo scopo.
«A queste persone dico, incontriamoci (questa mattina saranno ricevute in Comune, ndr), ma non devo essere costretta a vivere nella paura o sentirmi in pericolo, come è avvenuto oggi, non accetto minacce di morte, di percosse o che macchine fotocopiatrici vengano rivoltate nei corridoi del Comune. La legalità va sempre rispettata». La Natalicchio ha detto di essere sotto tiro, soprattutto quando vengono diffusi messaggi che le attribuiscono la possibilità di dare casa e lavoro. «Incontro cittadini per strada che mi chiedono sempre queste due cose: casa e lavoro e sperano di trovare una risposta da me. Capisco queste aspettative e sono orgogliosa di essere sindaco di questa città, come pure mi fa piacere che i cittadini mi fermino per strada perché sperano di trovare una risposta ai loro bisogni. Ma non abbiamo la bacchetta magica, né le risorse per soddisfare tutte le domande. E poi, non si può arrivare alla protesta violenta, come è avvenuto a Bisceglie dove il sindaco Spina è stato aggredito e mandato in ospedale. Non mi devo chiudere a chiave nel mio ufficio per evitare di essere aggredita, né essere costretta a mandare all’aria la mia agenda di lavoro. Oggi dovevo incontrare alcune famiglie di disabili, ma sono stata costretta a non partecipare a questo impegno importante perché queste donne hanno circondato il palazzo. La sede comunale non può diventare Forte Apache, non possiamo lavorare in questo modo, sotto assedio, né posso vivere in questo stato di angoscia».

Chi soffia sul fuoco, forse sta cercando in tutti i modi di costringere il sindaco a mollare, creando uno stato di tensione insopportabile. Il sindaco ha inviato una richiesta di protezione al Prefetto e ha ringraziato le forze dell’ordine per la prontezza con cui sono intervenute. «Noi amministratori dobbiamo essere protetti quando lavoriamo per la comunità, siamo pronti al dialogo, ma quando c’è violenza, il dialogo si interrompe». Il sindaco ha ricordato che a Molfetta vengono assistite oltre 1.000 persone e sono state attivate tre iniziative pubbliche come i cantieri di lavoro per venire loro incontro. Sono stati portati da 400 a 800mila euro i contributi erogati, ma occorre trovare nuove risorse e non è facile. Ma non daremo più il gettone come in passato, nessuno regala nulla. Per i “cantieri di lavoro” stiamo cercando altre risorse, per questo è stato interrotto il servizio, ma questi cittadini devono attendere un nuovo bando, non siamo in grado di dare lavoro a tutti, ma per questo non possiamo essere minacciati di morte. Non siamo Mago Zurlì che crea lavoro con un colpo di bacchetta magica, sono gli imprenditori che devono dare lavoro, non il Comune».

Abbiamo ascoltato ieri alcuni cittadini che, commentando la situazione della violenza contro il sindaco, si chiedevano: come mai in passato col predecessore sen. Antonio Azzollini queste proteste non accadevano? Perché lui non c’era mai in Comune, in quanto sempre a Roma durante la settimana o perché erano contenti dei contributi a pioggia, denaro pubblico erogato senza fare nulla, nessun lavoro, nessuna prestazione? Questa situazione non può essere accettabile, perché finirebbe solo per costituire un’assistenza clientelare, creando anche disparità fra i cittadini. Cosa avverrebbe se tutti i disoccupati, soprattutto giovani, domani assediassero il Comune? Ci vorrebbe l’esercito per calmare la rivolta.

Ecco perché non si può soffiare sul fuoco, né strumentalizzare il bisogno, facendo credere che il sindaco possa dare lavoro a tutti. Ed è grave che questo avvenga da parte di consiglieri comunali del centrodestra che non solo non hanno espresso solidarietà al sindaco, ma hanno anche contribuito ad accendere ancora di più gli animi, accusando gli amministratori di non aver mantenuto le promesse e dichiarato bugie e falsità, come ha specificato lo stesso sindaco Natalicchio. Così hanno fatto Mariano Caputo (come mai si trovava a Lama Scotella, visto che non è certo andato ad esprimere solidarietà al sindaco?) e Ninnì Camporeale, dimostrando, in questa occasione, scarsa maturità politica e istituzionale. Del resto quando il centrodestra è stato al governo ha dimostrato non solo di non essere in grado di migliorare la situazione economica, ma di averla peggiorata, lasciando una città in ginocchio. Ecco perché sembra strano che oggi questi personaggi politici pretendano di dare lezioni ad altri, laddove hanno fallito il proprio compito. Ma la gente lo sa e non dimentica.

I cittadini queste cose le devono conoscerle ed è questo il compito dell’informazione, al quale non ci sottrarremo, soprattutto in rispetto alla verità, nella fiducia in quel cambiamento che possa far rinascere questa città: solo così si potranno creare veri posti di lavoro non assistiti e sarà possibile rilanciare l’economia. Non con la protesta violenta, che va sempre condannata e sanzionata in uno stato di diritto.

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