MOLFETTA – Il Calvario, restaurato e rimesso a nuovo, è stato restituito alla città di Molfetta sabato 16 aprile. Questo monumento, in degrado da numerosi anni, era stato quasi dimenticato dai cittadini, non molto propensi a dare importanza ad un tempietto ormai in disuso, insozzato dagli escrementi dei piccioni, deturpato dalle scritte fatte con spray ed inchiostri indelebili da giovani vandali. Un luogo che era servito da riparo per senzatetto e tossicodipendenti, davanti a cui ci si passa spesso ogni giorno senza prestarvi la benché minima attenzione. Ma il vero regalo, più che la restituzione in sé del tempietto neogotico, databile al 1857 e progettato dall’architetto Corrado de Judicibus, è stata la possibilità, offerta alla maggior parte dei cittadini per la prima volta, di poter entrare nel Calvario e vederlo dall’interno, cosa che ha provocato un’emozione indicibile.
La data del 16 aprile è stata decisa dal vescovo, mons. Luigi Martella, che ha scelto il giorno vigiliare alla Settimana Santa, giorno in cui si chiude la Quaresima in sé e comincia la vera Passione di Gesù.
Il vescovo, alla presenza del sindaco Antonio Azzollini e del presidente del Rotary Club Pietro Facchini, che insieme hanno finanziato i lavori, stanziando complessivamente la somma di 120mila euro (di cui 35mila a carico del Rotary di Molfetta), ha benedetto il Calvario e ricordando che la Croce di Gesù, qui rappresentata, custodisce un segreto prezioso, ovvero la capacità di attingere alla forza di Gesù Cristo per riuscire a portare le proprie croci.
‹‹Ogni monumento ci ricorda il passato, ma il passato si deve ricordare per costruire il futuro›› sono state le sue parole.
Il presidente del Rotary, commosso, ha ricordato il socio Dino Petruzzella, che per primo ebbe l’idea di restaurare questo importante punto di riferimento della nostra città, venuto purtroppo a mancare prima di poterla realizzare in prima persona.
Dopo l’evento, ci si è riuniti presso la Sala Consiliare, dove si è tenuta una conferenza durante la quale l’ing. Leonardo Pisani (che con i colleghi Mastrototaro, De Candia e Gramegna, ha partecipato al restauro eseguito dall’impresa dell’arch. Angela Rossi), ha spiegato le tecniche utilizzate per rimettere a nuovo il Calvario (per evitare la sabbiatura è stato impiegata aria ad altissima pressione e acqua nebulizzata). Nell’azione di restauro e recupero del monumento sono stati operati interventi anche sulle radici dei pini che avevano deformato la base del Calvario: è stato, perciò, necessario sostituire il terreno con materiale inerte, per impedire un ulteriore sviluppo delle radici, che avrebbero minato la base dell’opera.
L’ing. Pisani ha ripercorso la storia del restauro nelle sua varie fasi e ha tracciato la storia del monumento, ribadendone la magnificenza, augurandosi che non vada più trascurato questo tempietto ottocentesco per non rischiare che finisca di nuovo in rovina, tornando ad essere dimenticato.
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