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Molfetta, Festa della pace dell'Azione Cattolica Domenica 30 gennaio in piazza Aldo Moro alle ore 9.30 una marcia per le strade della città
21 gennaio 2011

MOLFETTA - Per ogni laico gennaio è semplicemente il primo mese dell’anno. Per l’AC (Azione Cattolica) è, anche, il mese dedicato alla pace e il momento culmine verrà raggiunto domenica 30 gennaio con la “Festa della Pace” che si svolgerà a Molfetta a livello cittadino (e contemporaneamente anche a Terlizzi, Ruvo e Giovinazzo).
L’appuntamento, come cita un comunicato stampa, è in piazza Aldo Moro alle 9,30: di lì tutte la parrocchie sfileranno in una marcia pacifica e colorata che attraverserà alcune importanti strade della città, snodandosi lungo Corso Umberto I, via Felice Cavallotti, viale Pio XI, via Pierluigi da Palestrina, via Giuseppe Di Vagno e viale XXV aprile, per poi concludersi presso la parrocchia Madonna della Pace dove don Angelo Mazzone presiederà un momento liturgico comunitario.
Come ogni manifestazione che si rispetti, uno slogan tenterà di riassumerne il senso. La pace ha tutti i numeri” si inneggerà quest’anno. Da un lato si vuol esprimere la consapevolezza dei ragazzi e degli educatori di accogliere la pace come dono di Dio per l’umanità (nonstante in più parti del mondo vi siano situazioni tutt’altro che armoniose e pacifiche). Dall’altro esplicitare la volontà di vivere improntando la propria quotidianità sui valori della libertà, della pace e della concordia.
Il mese della pace è legato ad un’iniziativa annuale di solidarietà. Nel 2011 si sosterranno progetti caritativi in Russia, presso due centri. Il “centro di aiuto alla famiglia e ai bambini della Sacra famiglia”, istituito nel 2002 presso la parrocchia di S. Pietro e Paolo nella città di Chita, gestito dalle suore Ancelle dell’Immacolata Concezione, svolge differenti attività (accoglienza, sostegno allo studio, formazione e animazione) rivolte alle famiglie indigenti, ai bambini e agli adolescenti con problemi socio-economici.
Il “centro di crisi per bambini” a San Pietroburgo ha oggi attivo un Telefono di fiducia, che raccoglie segnalazioni di disagio da parte di genitori e ragazzi; due centri diurni che ospitano e assistono i minori in difficoltà; una mensa; un albergo notturno e, dal 2009, si è aperta una casa di accoglienza per bambini sieropositivi da 0 a 5 anni o vittime di violenze o abbandonati.
Tuttavia la condizione dei bambini in territorio russo è assai problematica per l’elevato tasso di mortalità, la forte presenza di orfani, l’alto numero di crimini a danno di minori. Molto si sta facendo, ma tanto si può ancora fare. È possibile contribuire o acquistando una calcolatrice al di 4 € o versando un’offerta su conto corrente postale c/c 877001 o bancario Banca Popolare Etica- Filiale di Roma cod. iban IT 90 T 05018 03200 000000565656 intestati a “Presidenza nazionale Azione Cattolica Italiana via della Conciliazione, 1 00193 Roma” con la seguente causale: nome diocesi- ACR- Russia- offerta.

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Cos'è che ostacola la pace? Se, a prima vista ci appare come irrealizzabile, ci appare anche come qualcosa da realizzare, perché non è mai pienamente raggiunta. La sua realizzazione presenta innumerevoli ostacoli, molti dei quali sono ovvi, anche se, non per questo, meno importanti. L'ambizione di avere di più a tutti i costi, da parte di individui o di interi paesi, ne rappresenta un esempio. Un'intera serie di problemi etici appare qui in primo piano. Sono i problemi della giustizia (giusta distribuzione delle ricchezze), della libertà della persona e tanti altri. Tutto ciò che, in un modo o nell'altro, rappresenta un ostacolo. Non dobbiamo comunque omettere le questioni morali: se gli uomini fossero “buoni”, se non sfruttassero i loro simili, se usassero la tecnologia con misura, se ripartissero meglio ciò che hanno ricevuto ed eliminassero rancori, avidità e odi, è evidente che avremmo guadagnato molto nell'impresa di stabilire la pace fra gli uomini. Il problema esistenziale sta nel “SE”, ipotesi di tutta la frase. Necessitiamo “disarmare” la struttura di questa cultura moderna: senza questo disarmo, la pace non durerà a lungo. Non sminuire i problemi etici: l'aspetto etico sta alla base e ci dà l'energia per superare gli ostacoli istituzionali. Senza la spinta etica che vince l'ambizione, l'egoismo, e la mancanza d'amore, la ricerca della pace sarebbe inutile. Se l'uomo ha in sé dignità personale e non è un semplice mezzo per un fine più “alto”, la vita umana deve avere un senso possibile e pieno per la persona che la vive. Il dilemma è ultimo: o la pace o la guerra: o l'armonia possibile che permette a ciascun essere di scoprire e vivere ciò che i Vangeli chiamano la “vita eterna”, o la guerra radicata nel fondamento stesso della realtà. C'è da scalare la cima della piramide o rassegnarsi a essere carne da cannone, lavoratore sfruttato, massa dannata, perché la costruzione vada avanti. Forse la pace è l'ultima illusione dell'uomo.
“maioris est gloriae ipsa bella verbo occidere quam hominis ferro; et acquirere vel obtinere pacem pace, non bello” (…..è maggiore gloria uccidere le stesse guerre con la parola che gli uomini con la spada, e ottenere o conservare la pace con la pace che non con la guerra.) - Agostino scrive questa lettera già anziano, un paio di anni prima di morire, all'inviato imperiale che va con la spada a restaurare la pace. La pace sembra appartenere al regno dell'irrealizzabile. Ma l'arte della vita umana consiste proprio nello sfidare ciò che appare impossibile. Quanto più qualcosa ci appare inaccessibile , tanto maggiore è lo stimolo che muove quell'essere che proprio in quanto umano partecipa nell'atto creatore e che, pertanto, ha sete di infinito. Quando una madre dice a suo figlio che non deve sognare la “luna” e gliene mostra invece una più reale e più difficile di quella sognata, spegne la creatività umana che si annida in ogni bambino. La pace non è la luna dell'adolescente, ma è la luna autentica dell'uomo che non si è lasciato ridurre (né sedurre) a essere un semplice sognatore di qualcosa al di là delle nuvole né un semplice calcolatore dell'età del firmamento. Il tema della pace è una sfida alla logica e alla storia. Ma né la logica né la storia costituiscono l'intera realtà. La pace non è possibile senza disarmo, ma il disarmo richiesto non è solo nucleare, militare o economico; occorre anche un disarmo culturale, un disarmo della cultura dominante, la quale minaccia di convertirsi in una monocultura che può soffocare tutte le altre e finisce per l'asfissiare se stessa. La pace, tuttavia, appare essere qualcosa che tutti gli uomini, senza distinzioni di ideologie, religioni e tendenze, ammettono come un simbolo positivo e universale. “Nemo est qui pacem habere nolit” (Non c'è nessuno che non voglia la pace) scrisse sant'Agostino. Un uomo ha il diritto alla pace perché ne ha anche il dovere: “Si vis pacem, para te ipsum”.
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