Molfetta e il teatro, rapporto conflittuale
Che Molfetta sia una città sonnolenta dal punto di vista culturale è oramai palese e lo testimonia la sempre più allarmante precarietà delle iniziative culturali, affidate solo all'iniziativa del singolo: singola associazione, singolo individuo, singola autorità. Questo è il primo anno in cui manca una stagione teatrale invernale: il cine-teatro Odeon è schiacciato dalla concorrenza del Cinestar e, anziché risollevarlo col sostegno di un corposo calendario di eventi teatrali che avrebbe giovato sicuramente anche alla città, si è pensato bene di uscire dal Consorzio del Teatro Pubblico Pugliese, come è stato deciso lo scorso 30 giugno. Le ragioni di questa decisione paiono inattaccabili: bisogna arrendersi all'evidenza dei buchi del bilancio dell'amministrazione molfettese e rassegnarsi a vivere la cultura da “stranieri”. Da stranieri perché se Molfetta pare relegata ad un destino di aridità, nelle città limitrofe il teatro pare vivere una nuova vita. Non c'è giorno in cui non ci sia una rappresentazione in quel di Bisceglie, Trani, Bitonto senza dimenticare le sempre attive Andria e Barletta: basta consultare, nel nostro sito, la sezione appuntamenti e l'elenco delle rappresentazioni è lì, inesorabile, a testimonianza del fatto che c'è qualcosa che non va. Ci chiediamo, allora, cosa manca alla nostra città? La struttura idonea è stata attiva fino all'anno scorso, perché non lavorare per un ripristino di una stagione teatrale ufficiale? Possibile che solo per Molfetta il buco di bilancio sia così grave da non rendere possibile questo prezioso regalo alla città? C'è da lavorare molto su questo aspetto, per rendere la città completa e, perché no, anche competitiva in vista di una costante e consapevole promozione non solo in campo economico, ma anche in quello culturale. Bisogna svegliare menti e animi e per far ciò bisogna pensare in grande, con una politica completa che solo l'amministrazione comunale può sostenere, incoraggiando sempre e comunque l'iniziativa dei singoli, ma convincendosi che una parte del bilancio deve essere, obbligatoriamente, destinata alla cultura, al teatro di qualità che porta conoscenza e che magari, il buco dell'amministrazione, può pure contribuire a sanarlo.