Molfetta, cronista di Quindici messo alla porta dal Pdl: la replica del partito
MOLFETTA - Abbiamo ricevuto dall'Ufficio stampa del Popolo della Libertà una risposta all'articolo sull'intolleranza verso un nostro cronista, messo alla porta in occasione delle elezioni provinciali.
Ci aspettavamo una lettera di scuse, come del resto chiedevano molti lettori, ma evidentemente questo atteggiamento non rientra nel costume di un partito guidato da Berlusconi che si considera la personificazione della verità (malgrado le bugie che racconta ogni giorno).
Ecco la lettera del Pdl, con la replica di “Quindici”
«Caro Direttore,
ci stupisce quanto riportato nell'articolo “Il Pdl di Molfetta intollerante verso la stampa, mette alla porta un cronista di Quindici”, pubblicato questa mattina sul suo sito on-line. Pur comprendendo la necessità della sua testata di dover attaccare una parte politica della quale, per sua stessa ammissione, a priori non ne condivide l'operato, non possiamo accettare che lo faccia in maniera strumentale e distorcendo così grossolanamente la corretta informazione dei fatti.
Nel pomeriggio di ieri, il suo collaboratore Vincenzo Azzollini è stato l'unico giornalista ospitato nella sede del comitato elettorale del Popolo della Libertà in via Ten. Ragno e vi è rimasto per diverse ore durante le fasi di elaborazione dei dati elettorali che giungevano dalle varie sezioni. Con massima cortesia e professionalità gli è stato assicurato che, nel momento in cui avesse avuto necessità di intervistare il sindaco o i candidati del Pdl, avrebbe potuto rivolgersi ai responsabili della comunicazione del partito trovando la loro totale collaborazione. Del resto, così è successo senza alcun problema con le altre testate nazionali e locali che ci hanno contattato.
Quando il suo collaboratore si è appostato – di sua iniziativa – nell'area riservata ai tecnici che erano al lavoro per la raccolta e l'elaborazione dei dati elettorali e dove in quel momento si svolgeva una riunione, è stato cortesemente invitato a spostarsi in altra zona del locale per non creare confusione e per evitare che si arrecasse disturbo al lavoro degli operatori informatici. Ovviamente, come lei sa bene, nessuno è stato messo alla porta. Il suo collaboratore potrà anzi confermarle come egli sia rimasto tranquillamente all'interno del comitato elettorale ricevendo nuovamente la nostra disponibilità a intervistare il sindaco o i candidati.
Cordialmente».
La replica di “Quindici”
È doveroso ribadire che da parte di “Quindici” non c'è stata nessuna strumentalizzazione né distorsione dei fatti. Non è nostro costume. Ribadiamo, il nostro collaboratore era lì proprio per dare spazio e riportare ai nostri numerosi lettori anche la voce degli esponenti del Popolo della Libertà in un momento importante della vita della città.
Nessuno ha mai voluto turbare, e nutriamo anche profondi dubbi anche sulla possibilità stessa che un giornalista possa farlo, il lavoro di qualche tecnico o creare confusione.
Piuttosto la vostra ricostruzione dei fatti si ferma all'inspiegabile nervosismo, che si autoalimentava nella sezione con l'arrivo dei risultati (eppure non sono stati così negativi...), che ha indotto, nonostante due responsabili della comunicazione, qualche militante intemperante del partito stesso ad alzare la voce e accompagnare con arroganza alla porta il nostro collaboratore. Ecco l'atteggiamento contestato. Dunque, ci sarebbe da preoccuparsi di questo e non certo delle domande di un giornalista.
Quanto alla disponibilità di intervistare il Sindaco, ci date una buona notizia. Perché sono mesi che stiamo inseguendo il primo cittadino per fargli una intervista. Speriamo che questo invito volta possa concretizzarsi in una reale opportunità e non nella brutta copia della negazione di un diritto della stampa, mutuato dal suo capo del governo.