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Molfetta, conferenza contro il nucleare: si apre la campagna referendaria
03 maggio 2011

MOLFETTA - Il governo fa un'apparente marcia indietro sul ritorno al nucleare in Italia. Legambiente insiste nel dire no alle centrali nucleari. A 25 anni dal disastro di Cernobyl e dopo il drammatico incidente a Fukushima - ennesima conferma della pericolosità della tecnologia - è ancora necessario continuare a prendere posizione sull'utilizzo dell'atomo per produrre energia.
La rinuncia al carbone non può passare né per le grandi centrali a biomasse né per il nucleare, ma solo attraverso una drastica riduzione dei consumi e l'autoproduzione di energia, democratica e a basso impatto ambientale.

La campagna referendaria per il '' contro il nucleare nel referendum del 12 e 13 giugno si apre questa sera a Molfetta con una manifestazione regionale alle ore 19.30 su Corso Umberto (altezza liceo - Fabbrica S. Domenico in caso di pioggia).
Interverranno Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente nazionale, Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, e alcuni imprenditori del settore dell'energia rinnovabile.
 

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E' probabile che tutte le fonti rinnovabili, o molte di esse, coesisteranno nel futuro. Infatti la loro convenienza relativa dipende dalle situazioni locali e inoltre l'utilizzo di più fonti riduce i problemi di variabilità e aleatorietà. Le previsioni quantitative sulla percentuale della domanda energetica che potrà essere coperta in futuro dalle fonti rinnovabili sono estremamente variabili: al 2050, le cifre ricavabili dagli studi più noti svolti da autori qualificati, variano dal 9 al 46%. E ' però significativo il riferimento a uno degli scenari più approfonditi, dalla provenienza insospettabile di eccessivo entusiasmo nei confronti delle fonti rinnovabili, visto che si tratta di una delle maggiori compagnie petrolifere. La Shell infatti, sia pur facendo riferimento a ipotesi particolarmente favorevoli, indica uno dei valori più alti: il 33%. Queste cifre andrebbero poi riconsiderate se nei prossimi anni qualche sviluppo scientifico imprevedibile aprisse la strada a nuove forme rinnovabili di energia o a nuovi metodi di sfruttamento di quelle già note. Le possibilità sono innumerevoli, e l'esperienza ci insegna che spesso la risposta viene da dove meno ce la si aspetta. Tanto per lavorare di fantasia (ma sulla base di qualche proposta teorica già avanzata) perché non immagazzinare la luce del Sole in qualche sostanza fosforescente che la restituisca a comando di notte? O raccogliere l'energia solare con satelliti e trasmetterla in qualche modo alla Terra? O sfruttare i nuovi orizzonti delle biotecnologie per aumentare drasticamente l'efficienza energetica della fotosintesi, cioè della fissazione in materia organica della luce solare? O rimorchiare iceberg dalle zone polari a quelle tropicali per ricavarne energia e acqua potabile? Ovviamente, affinchè le fonti rinnovabili abbiano un ruolo crescente nel provvedere l'energia per il mondo, è necessaria anche la convenienza economica, che non deriva solo dall'abbassamento dei costi, ma anche dall'attribuzione ai combustibili fossili di tutti i costi ambientali e indiretti che oggi sono sostenuti dalla collettività e non da chi li usa, nonché dall'eliminazione di una serie di ostacoli legislativi, organizzativi, istituzionali, finanziari e culturali che oggi discriminano le nuove fonti energetiche rispetto a quelle tradizionali (Ugo Farinelli- Enciclopedia della Scienza).
Nel Terzo Mondo preindustriale, da tempo è in atto uno sconvolgimento dei rapporti storici tra natalità e mortalità. L'uomo anche in quel mondo vive oggi più a lungo e può generare di più. Ma quello scatenamento del potere moltiplicatore delle masse non comprende la moltiplicazione delle forze produttive, la popolazione cresce molto più in fretta dei mezzi di produzione. Se l'espansione demografica dovesse continuare al ritmo attuale, nei prossimi 1.500 anni il peso dei viventi aumenterebbe fino a eguagliare il peso del globo. Il vescovo James McHugh s'è proclamato certo che le risorse agricole mondiali possono sostenere una popolazione di 40 miliardi di uomini. Ora, l'argomento decisivo è che lì espansione demografica s'accelera in proporzione geometrica, secondo una curva esponenziale. Fino a quando? Al di là dei 40 miliardi verrebbe il giorno degli 80, poi quello dei 160 e oltre. Questa è propriamente la bomba demografica, come hanno ben compreso i governi della Cina e dell'India. Chi ancora condanna la limitazione delle nascite, o procreazione responsabile, deve spiegare quando e come la bomba potrà essere disinnescata. Il problema è chiarire che non si può abusare del potere moltiplicatore della specie, anziché lasciar credere che il numero è potenza, come nel mondo islamista, o credere che è provvidenza, come nel mondo cattolico. - Ora come ora, con il nucleare, tutte queste problematiche sono risolte: tutti responsabili, tutti colpevoli, tutti innocenti.


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