Molfetta, città di mafia. Incredibile: il presidente dell’Antiracket di Molfetta smentisce il Procuratore della Repubblica di Trani. Drago: superficialità sulle infiltrazioni mafiose
Il sindaco Minervini nel suo intervento all'Associazione Antiracket
MOLFETTA – Incredibile: il presidente dell’Antiracket Renato De Scisciolo smentisce il Procuratore della Repubblica di Trani dott. Renato Nitti che aveva definito Molfetta “città di mafia, nel corso di un incontro pubblico promosso dal Rotary e dall’Associazione imprenditori.
Una notizia di grande rilievo, riportata da “Quindici” e che oggi si cerca di ridimensionare.
Ecco quanto dice il presidente dell’Antiracket Renato De Scisciolo: «Ringraziamo il Sindaco Minervini per avere creduto da sempre nel nostro lavoro e averci concesso una sede già nel 2005. Qualche mese fa siamo stati attaccati in modo strumentale da chi non ama la propria città e vuole che venga definita mafiosa anche se non lo è affatto. I fatti, le indagini, ne sono certo, dimostreranno quale è la verità. A Molfetta ci sono fenomeni legati alla microcriminalità».
L’affermazione è stata fatta nel corso di una inopportuna conferenza stampa in campagna elettorale, col rischio di far strumentalizzare queste dichiarazioni.
Infatti il sindaco Tommaso Minervini che si ricandida alla guida della città ha colto la palla al balzo: «Una città sana si sviluppa meglio e più in fretta e crea un equilibrio socio economico importante. L’usura, il racket sono fenomeni che vanno aggrediti dalle radici ecco perché da anni abbiamo voluto che si insediasse la vostra associazione. L’Istituzione comunale vi è sempre stata accanto ma vuole ancora di più starvi accanto per capire insieme cosa possiamo fare, per stroncare sul nascere questi fenomeni».
Si vuole dipingere una città meravigliosa, disegno che, come ben vedono i cittadini, non corrisponde alla realtà dei fatti, quelli che “Quindici” cerca di raccontare liberamente ogni giorno (“quello che gli altri non dicono”).
Insomma, l’antiracket, inconsapevolmente, ha fatto da spalla al sindaco che, pur presente all’incontro con il Procuratore Nitti, ha dato una definizione di “città sana” (e lo scandalo “Appaltopoli” e le sparatorie e la criminalità non micro? Tutto dimenticato e da dimenticare per non perdere consensi?
Non sappiamo quali fonti e quali elementi abbia il presidente De Scisciolo per confutare le affermazioni del Procuratore Nitti. Certamente il magistrato ha a disposizione elementi sicuramente più affidabili per fare un’affermazione così importante sulla mafiosità del territorio (Molfetta non è un’isola felice, come vuol, far credere qualcuno).
Ridurre tutto alla microcriminalità significa essere superficiali e non voler prendere atto di una situazione seria che va affrontata come merita.
Le affermazioni del sindaco e del presidente antiracket non sono sfuggite al candidato sindaco di una parte della sinistra, il dott. Pasquale Drago, anch’egli ex magistrato della Dia di Bari, che ha parlato di superficialità nelle suddette dichiarazioni.
Queste le parole di Drago: «Mi stupisce la superficialità con la quale, soprattutto da parte degli amministratori cittadini, viene affrontato un tema così delicato quale è quello del pericolo di infiltrazioni mafiose a Molfetta. Trovo sorprendenti – ha continuato l’ex magistrato antimafia - certe affermazioni riportate dalla stampa locale. Mi sarei aspettato, infatti, un’analisi più approfondita che tenesse conto del fatto che ormai da alcuni anni i più rappresentativi capi dei gruppi criminali locali sono tornati in libertà, in coincidenza con gli evidenti segni di degrado della attività amministrativa nella nostra città. So bene come, ancora oggi, sia del tutto improprio parlare di mafia a Molfetta, ma nell’attualità si sono ricreate situazioni oggettive che stanno facendo aumentare i rischi di infiltrazioni criminali e mi sembra imprudente sottovalutare il pericolo che si torni a quel clima degli anni ’90 che costò la vita al povero Gianni Carnicella. Molfetta – ha concluso Lillino Drago – merita più rispetto e attenzione per i suoi problemi».
Contradditorie, inoltre, appaiono le affermazioni di chi ritiene che raccontare la realtà significhi non amare la propria città. Di questi tempi affermazioni di tale portata, lasciano perplessi: tacere non è mai positivo, come ricorda la stessa Associazione Antiracket che invita a denunciare le estorsioni.
Non dimentichiamo – è storia di questi giorni – che in Russia, come ha ricordato ieri anche il direttore di “Quindici” Felice de Sanctis in un incontro con gli studenti del Liceo Classico “Da Vinci” di Bisceglie, la libertà di stampa e di informazione viene soffocata, mostrando ai cittadini situazioni diverse da quelle reali. Per amor di patria? Fatto sta che per un giornalista solo pronunciare la parole “guerra” significa una condanna a 15 anni di carcere.
La verità non va mai nascosta, né ridotta, questo ci insegna il nostro mestiere di giornalisti liberi e questo continueremo a fare, basandoci soprattutto sui fatti e sulle testimonianze di chi combatte il crimine ogni giorno, fonti autorevoli come la Procura della Repubblica.
Insomma, ci dispiace molto di questo scivolone inconsapevole dell’Associazione Antiracket (forse non era a conoscenza delle parole del Procuratore) e sicuramente involontario (forse non ha pensato che siamo in campagna elettorale): non ce lo aspettavamo per la stima che abbiamo dell’Associazione e della sua attività meritoria che abbiamo sempre apprezzato e condiviso. Condivisibile, invece, l’apprezzamento per il lavoro delle forze dell’ordine.
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