MOLFETTA - Come la gramigna, ne è spuntato un altro sul rondò di via Ruvo, a pochi metri da una palazzina. È un nuovo impianto pubblicitario, dopo i due installati nelle vicinanze del
rondò di via Terlizzi.
Piazzato a ridosso di un recinto che circonda due palazzine, il cartellone ostacola la visuale di coloro che abitano ai primi piani oltre a compromettere la decenza dell’area.
Sarà anche tutto in regola nelle concessioni di occupazione a mezzo impianti pubblicitari (pur vigendo ancora il vecchio Piano degli impianti pubblicitari, perché il nuovo è ancora il stand by), ma la periferia di Molfetta sta diventando una cartellopoli. Quanti altri impianti dovranno essere installati prima che l’Amministrazione si decida a riconsiderare il Piano generale degli impianti pubblicitari? Secondo indiscrezioni, dovrebbero essere una ventina le nuove strutture. Dunque, tutta la cintura periferica potrebbe essere tappezza di pubblicità, nonostante le lamentele dei residenti inizino a farsi sentire.
Ad esempio, dopo segnalazioni e dichiarazioni indignate, il sindaco di Roma ha emesso un’ordinanza con cui sospende ogni tipo di nuovo impianto pubblicitario frutto di autorizzazioni, ricollocazioni e spostamenti fino all’approvazione del Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari. Non sarebbe opportuno emettere a Molfetta un’ordinanza similare per elaborare un’anagrafe dei cartelloni e capire quanti concessionari pagano al Comune di Molfetta la tariffa per l’occupazione? Perché il nuovo Piano degli impianti pubblicitari non è ancora posto al vaglio del Consiglio comunale? È possibile sanare una situazione che da molti cittadini è vissuta come il fallimento delle politiche di decoro e sicurezza nel settore?
Necessaria un’accelerazione al nuovo piano per una migliore regolamentazione della cartellonistica pubblicitaria, anche perché molti associano la pubblicità selvaggia, priva di autorizzazioni (tipo quella affissa sui cassonetti dell’immondizia) alla impiantistica. Due realtà differenti, la prima fuorilegge e sanzionabile, la seconda regolamentata, ma a volte esagerata a tal punto da essere considerata “selvaggia”.
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