MOLFETTA - Incredibile episodio che può essere considerato una sorta di abuso di potere da parte del sindaco-senatore del Pdl, Antonio Azzollini: ha visitato nel carcere di Trani il detenuto ing. Rocco Altomare (nelle foto), capo dell’Ufficio Territorio del Comune di Molfetta (poi dimessosi, dopo l'arresto), col quale ha avuto un colloquio.
Azzollini, non soddisfatto del suo primo incontro irregolare, ha tentato successivamente una nuova sortita per incontrare l’ing. Altomare, ma questa volta gli è stato impedito un colloquio concesso forse con troppa superficialità in precedenza e all’indomani dell’interrogatorio di garanzia dell’indagato (che si era avvalso della facoltà di non rispondere). Ad Azzollini questa volta è stato detto di presentare regolare istanza alla magistratura per ottenere un nuovo incontro.
Il sen. Azzollini aveva preteso il colloquio nella sua qualità di parlamentare, una prassi consentita e attuata in molti casi per motivi umanitari per verificare le condizioni dei detenuti e la loro vita nel carcere. Il sindaco di Molfetta aveva chiesto di visitare la struttura, parlare col personale e incontrare alcuni detenuti, fra cui lo stesso Altomare. Tra l’altro, sembra che Azzollini abbia avuto un diverbio con il direttore del penitenziario che si opponeva al colloquio senza testimoni.
L’irregolarità e la gravità del comportamento di Azzollini stanno nell’abuso del suo potere di parlamentare, essendo contemporaneamente sindaco di Molfetta e autore della nomina di Rocco Altomare come suo uomo di fiducia all’urbanistica.
Ecco le anomalie del doppio incarico che Antonio Azzollini non vuole riconoscere, vantando anzi il fatto che come senatore riesca a portare finanziamenti alla città di Molfetta. Ma come tale, ci chiediamo noi, può approfittare per avere un colloquio non dovuto proprio per la sua funzione di sindaco? Insomma doppio incarico nel bene e nel male?
A dare la notizia di questo incredibile colloquio è stato lo stesso PM Dr. Antonio Savasta, che coordina le indagini su quella che è stata definita la “cricca Altomare”, un vero e proprio sistema di illegalità, secondo gli inquirenti, che permetteva di eludere leggi e regolamenti urbanistici a tutto vantaggio dello studio privato dello stesso dirigente indagato. Savasta ha fatto presente questa circostanza proprio davanti al Tribunale del Riesame di Bari che doveva decidere l’eventuale scarcerazione di Altomare, detenuto in seguito all’ordinanza del Gip, dott. Roberto Oliveri del Castillo. In pratica, la richiesta dell’avv. Elio Palombi non poteva essere accolta perché sussistono ancora i pericoli di inquinamento delle prove e la reiterazione del reato. E il colloquio del sindaco Azzollini con il suo dirigente, non ha certo migliorato la posizione di quest’ultimo, anzi ha creato serie difficoltà allo stesso parlamentare, che si trova ora in una situazione scomoda col rischio di essere anche indagato per la sua sortita nel carcere di Trani.
La posizione di Azzollini si fa sempre più imbarazzante anche di fronte ai cittadini di Molfetta e ai partiti di opposizione di centrosinistra che ne avevano già chiesto le dimissioni insieme con quelle dell’assessore all’urbanistica Pietro Uva, e che ora torneranno all’attacco dopo la diffusione dell’incredibile notizia dell’incontro in carcere con l’ing. Altomare, che non può essere certo giustificata con il ruolo di parlamentare. Insomma, come Silvio Berlusconi, il sindaco Azzollini adatta la legge alle proprie necessità, con scarso rispetto di un’altra istituzione, quella della magistratura che deve fare il suo lavoro libera da pressioni e prevaricazioni di sorta.
Sembra che il rispetto delle regole e delle leggi vada stretto agli uomini del Pdl. Infatti, già durante la breve detenzione in ospedale dell’indagato Rocco Altomare, l’assessore comunale Leo Petruzzella, tecnico di laboratorio di analisi aveva avvicinato l’Altomare nella stanza dello stesso ospedale, chiudendo la porta, rimediando così un pesante rimprovero sia dai militari che piantonavano l’indagato, sia dal direttore sanitario del nosocomio dott.ssa Annalisa Altomare che gli aveva intimato di tornare subito nel suo laboratorio.
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