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Molfetta, arriva la pubblicità che educa. Schiaffo dei privati all'amministrazione comunale
28 maggio 2009

MOLFETTA - Quando il Comune non pensa ad educare i cittadini, anzi lascia che la città precipiti nel degrado e nell'illegalità, ci pensano i privati a provvedere a dare un segnale forte al sindaco Azzollini. L'Associazione Culturale Opera di Molfetta (wwwassculturaopera.it), investendo in proprio, ha promosso una campagna di affissione con l'obiettivo di smuovere le coscienze di tutti per una migliore qualità della vita in città. Tre messaggi chiari ed inequivocabili. Tre manifesti. Il primo (quello in affissione in questi giorni) "Per Strada non Fare il Pezzo di Merda" è provocatorio, usa un gergo un po' forte ma rende l'idea e raggiunge anche le persone distratte; il secondo "Sapore di Mare o Sapore di Maiale" è ironico; il terzo è, per certi versi, dissacrante "Liscio, Gasato o Vastaso". L'obiettivo della campagna pubblicitaria è sensibilizzare i cittadini ad avere maggiore senso civico e al rispetto del bene comune puntando alla pulizia delle nostre strade, delle nostre spiagge, alla conservazione dell'arredo urbano spesso oggetto di atti vandalici, ad una maggiore attenzione per tutto ciò che appartiene a tutti. L'iniziativa va indubbiamente apprezzata e rappresenta uno schiaffo per l'amministrazione comunale sconfitta dai privati che di fronte a tanta inerzia, hanno deciso di dare questo segnale forte che rappresenta un'indubbia bocciatura di chi si dichiara “al servizio dei cittadini”, uno slogan che, alla fine, si ritorce contro chi lo proclama senza attuarlo.
Autore: Paolo Marzocca
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Bellissima iniziativa: attenzione però, non è la politica che deve educare il cittadino. Dopo secoli di "conquistata civiltà" e non sempre pacifica, abbracciando quelle credenze filosofiche e scientifiche e sconfiggendo quelle credenze oscurantiste che volevano relegare l'uomo nel buio esistenziale più assoluto, non "caschiamo" nell'errore pacchiano di affidare la nostra vita nelle mani di stregoni e doppiogiochisti. Così facendo si ritorna molto facilmente, alle dittature e all'uomo della provvidenza, con i risultati che tutti sappiamo. E' arrivato forse il momento di educare noi la politica, costituendo delle vere Associazioni Culturali e Comitati Popolari e pretendere di esprimere le nostre opinioni sull'amministrazione del bene pubblico, partecipando attivamente e non passivamente. E' frustante che il cittadino debba difendersi da chi ha votato, è frustrante che siamo noi a dover educare questa gente, a insegnare loro di impegnarsi a sanzionare chi non rispetta le regole del vivere civile. Ma una cosa deve essere chiara. Nessuno si può sostituire alle istituzioni pubbliche. Se l'amministrazione non gestisce in maniera efficace ed ottimale il bene pubblico, nessun comitato può gestirle. Dobbiamo chiedere all'amministrazione di impegnarsi a gestire la cosa pubblica con più impegno e con la collaborazione dei cittadini. Mai può essere chiesta la gestione totale del pubblico bene. Questo spetta al comune. I rappresentanti comunali (consiglieri, assessori, sindaco, dirigenti, funzionari) sono pagati anche e soprattutto per questo. La cittadinanza attiva portata avanti dalle Associazioni e Comitati deve essere un input per far cambiare rotta all'amministrazione comunale nella gestione di determinate politiche. Occorre perseverare e metterli con le spalle al muro. Purtroppo quando non c'è nessuno a fare l'interesse della città, sono i cittadini che a loro spese devono interessarsi e spendere il proprio tempo. Il problema riguarda anche alcune credenze popolari venute in "auge" con falsità storiche. La destra, in qualsiasi nazione dove ha gestito il potere, ha difeso con ordine un sistema politico, prima feudale e aristocratico, poi di quello capitalistico e alla difesa del disordine e delle sue turbolenze. In poche parole una politica alla sola difesa lobbystica del potere, non alla difesa sociale e delle sue tematiche. Un problema grave, come sostiene Bauman, è stata la caduta degli intellettuali. Il termine definiva un insieme di romanzieri, poeti, artisti, giornalisti, scienziati e altre figure pubbliche, i quali ritenevano che fosse loro dovere morale e loro diritto collettivo, intervenire direttamente nel processo politico agendo sugli intelletti della nazione e indirizzando le azioni dei suoi dirigenti politici. Il ceto medio faceva da ponte alla classe popolare che riteneva nel giusto, la sua partecipazione ai vari cambiamenti educativi e sociali. Nel mondo postmoderno c'è stato il divorzio tra stato e intellettuali. Il primo ha ritenuto di possedere il potere senza nessun controllo, grazie al consenso popolare ottenuto dal dilagare delle volgarità e falsità di una certa comunicazione televisiva e giornalistica, rendendo "servi" del potere, molti di quelli intellettuali votati al successo mediatico, tralasciando così, quella che era sempre stata la loro collocazione intellettiva con il ceto medio. Ceto medio che lentemente è stato separato e assorbito o dal potere o dalla povertà intellettuale ed economica: un ricatto a cui non tutti si sono sottoposti, preferendo l'isolamento. La prevalenza dei proclami e la spettacolarità del nulla, ha influenzato anche una certa sinistra. Paure e incertezze sul futuro: non c'è più nessuno disposto a perdere qualcosa per i suoi ideali. Dobbiamo intervenire prima che tutto si tramuti in angoscia. La Storia e l'Uomo prevarranno o ci siamo incamminati verso quella che è la fine del genere umano?


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