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Molfetta al tempo di Giaquinto Convegno in occasione dell'emissione del francobollo
15 luglio 2003

Un interessante conversazione su Molfetta nel Settecento si è svolta il 3 luglio nella Sala Conferenze della Fabbrica di San Domenico. Rispetto il giorno precedente, quello della presentazione del francobollo, il pubblico era diminuito sensibilmente, anche se la valenza culturale della conferenza, in linea di massima, era maggiore della cerimonia in pompa magna. I tre interessantissimi relatori, i professori Giuseppe Poli, Vito Lozito e Gaetano Mongelli, hanno tratteggiato tre aspetti della vicenda giaquintesca, ciascuno secondo le personali competenze. Il prof. Poli, docente di Storia Moderna dell'Università di Bari, ha relazionato sugli aspetti socio-economici della questione, descrivendo la situazione di Molfetta e le diverse categorie lavorative presenti in città. Un'economia agricola, in cui cominciano ad affacciarsi le prime avvisaglie di potere commerciale, che renderanno la città uno dei più importanti porti dell'Adriatico. Una Molfetta ricca e prospera nel Settecento, capace di superare la crisi del secolo precedente, come testimoniano le numerose botteghe di pittori, scultori, argentieri e orefici. Il prof. Lozito ha davvero “intrattenuto” la platea, con la sua ironia e la sua padronanza dell'argomento. Docente di Storia della Chiesa, ha parlato delle origini del culto mariano in Puglia, con precisi riferimenti ai risvolti gastronomici della questione. Il prof. Mongelli, docente di Storia dell'Arte Moderna presso l'Università di Bari, si è soffermato sugli esordi di Corrado Giaquinto e sull'Immacolata della Fabbrica di S.Domenico, raccontando le vicende che hanno portato all'acquisizione da parte del Comune di Mofetta. Il prof. Mongelli ha anche rivalutato il Corrado Giaquinto disegnatore, promettendo la prossima pubblicazione di numerosi e interessanti disegni finiti dell'artista. Un convegno molto interessante, senz'altro un'esperienza da ripetere più spesso, per far conoscere maggiormente alla città le straordinarie doti di un suo figlio così illustre. A questo proposito, fa sorridere il modo in cui “Quindici” è stato citato nella nota bibliografica del libretto di presentazione di questa due giorni celebrativa. Fa sorridere perché dallo scorso anno ci siamo occupati, con largo anticipo rispetto al resto della stampa, della questione relativa all'intitolazione della Pinacoteca provinciale a Corrado Giaquinto, anticipando nel numero di dicembre scorso l'emissione del francobollo. Nel numero di febbraio abbiamo seguito il convegno internazionale organizzato dal Rotary, esprimendo il nostro entusiasmo e favore per queste iniziative. Ebbene, siamo stati citati per la polemica “insulsa e gratuita” in occasione delle gigantografie con opere del Giaquinto in varie zone di Molfetta. (“Quindici”- aprile 2002). Rileggendo l'articolo, pare chiarissimo il nostro intento di sollecitare a fare di più in questo campo, a realizzare una mostra sul pittore, a creare una cittadella dell'arte con il Duomo, la Cattedrale e S. Bernardino (invito peraltro sempre valido). Ribadiamo che quei tabelloni, abbandonati a se stessi, non servivano a nessuno. Era necessario inserirli in un contesto, che speriamo non esista solo nell'anno del terzo centenario della nascita del pittore. “Quindici” continuerà ad essere sempre dalla parte della cultura fatta in modo serio. Michele Bruno CORSIVO Una fantomatica società Lasciamo l'intervento polemico agli improvvisati e anonimi estensori della bibliografia (non fa una bella figura accanto al pregevole lavoro del prof. Gaetano Mongelli), i quali dimostrano un dilettantismo e una povertà culturale e documentaria pari a quella della fantomatica “Società di cultura europea G. M. Caracciolo” (probabile autrice della bibliografia) circolo che si dichiara culturale, ma di cui tutti fino a ieri ignoravano l'esistenza. Ci viene il sospetto, però, che si tratti di uno di quei circoli “culturali” nati dalla sera alla mattina (e sono tanti, in una città che non produce cultura) solo per usufruire di qualche contributo comunale che quest'amministrazione non nega a nessuno. In assenza di iniziative concrete, il consenso si crea anche così.
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