Mirabilia portuale ennesimo crack: profondità a 8 metri addio alle navicontainer
Mentre andava in scena la pantomima per l’arrivo della draga «Nicolò Machiavelli» lo scorso 18 settembre, la giunta Azzollini stendeva l’ennesimo atto per la tragicommedia del nuovo porto commerciale, con la ratifi ca dello studio di navigabilità per il canale di accesso (delibera G.C. n.178 del 20 settembre 2011). Affi datario il Centro per gli Studi di Tecnica Navale «Cetena» di Genova: come mai la determinazione di riferimento (la n. 79 del 28 marzo 2011 del Settore Lavori Pubblici) non è stata mai pubblicata sul sito del Comune? Punto di partenza, l’ipotesi di «mancato dragaggio del canale di accesso». Più che ipotesi, una certezza: la seconda perizia di variante, approvata con delibera G.C. n.101 dello scorso maggio, rinvia a data da destinarsi le operazioni di dragaggio delle aree non ancora bonifi cate per la presenza di migliaia di ordigni bellici disseminati sul fondale portuale. Benché l’uffi cio propaganda del sindaco Azzollini si aff anni a rassicurare la città che la draga Machiavelli concluderà la seconda e ultima fase di dragaggio, le operazioni di bonifi ca dovrebbero terminare dopo il 2016: solo allora potrà riprendere il dragaggio. Infatti, l’ing. Enzo Balducci, dirigente del Settore Lavori Pubblici, nella relazione dello scorso marzo, consiglia al Comune di «stralciare il dragaggio previsto in quelle aree non prospettate, la cui attività di bonifi ca non è, quindi, ancora iniziata» per «evitare ulteriori richieste di maggiori oneri da parte dell’ATI appaltatrice» (decisione ratifi cata con delibera G.C. n.30 del 18 marzo), perché la bonifi ca è incompatibile con il cronoprogramma dei lavori (fi ne dragaggio entro i1 31 dicembre 2011). Restano da prospettare e poi da bonifi - care il molo-martello, la zona rossa e il canale di accesso: in tutto 208.650m2. Ad esempio, la conclusione della bonifi ca bellica su tutta l’area d’impronta del molo di supraffl utto è prevista non prima del 2014. Dunque, saranno incompleti i lavori per il canale di accesso e la zona attigua all’imboccatura, la cui profondità resterà di 8 metri, insuffi ciente per ospitare mercantili o imbarcazioni di grandi dimensioni. Conferma anche dal Centro «Cetena» nella nota del 15 aprile 2011 (prot.n. 22648): «nel corso delle simulazioni eseguite si è verifi cato che la batimetria attuale del canale d’accesso al nuovo porto commerciale in costruzione a Molfetta, nella condizione transitoria di ritardo dei dragaggi sul lato terra, garantisce adeguate condizioni di sicurezza per le manovre delle navi mercantili (da 160 m. di lunghezza e 7,2 m. di immersione), anche senza l’intervento di rimorchiatori, ma dotando il suddetto lato terra del canale degli adeguati ausili alla navigazione (es. boe di segnalazione) che delimitino la zona dei bassi fondali». Insomma, nessun porto commerciale, ma un semplice porticciolo turistico. Le grandi navi commerciali portacontainer necessitano di un fondale di circa 12m di profondità, che non potrà mai essere raggiunta a Molfetta: l’attuale dragaggio interessa il cosiddetto “cappellaccio” (sedimenti molli, massi, fratture, discontinuità, facilmente asportabile), adagiato sulla roccia viva. Nel caso in cui si dovesse intaccare la roccia calcarea, le onde d’urto sarebbero trasmesse con moto sussultorio ondulatorio a “lamelle” su piani orizzontali a notevolissima distanza. Inoltre, Molfetta è fuori dall’Autorità Portuale del Levante e dall’Asse Mar Adriatico-Mar Nero, il cosiddetto Ottavo Corridoio della UE (asse strategico che collega le regioni adriatico-ioniche dell’Italia con Albania, Macedonia e Bulgaria). Lo studio di navigabilità è l’ennesima puntata di un fallimento annunciato, fi glio di una politica dell’approssimazione e della disattenzione, varate con il progetto esecutivo del 2008, quando il senatore Azzollini doveva presentarsi a Molfetta con una “bomba” per ricandidarsi a sindaco (non è un caso che sul porto la Procura di Trani stia conducendo già 3 indagini). Ad esempio, la seconda perizia di variante adegua il progetto esecutivo alla normativa antisismica del Decreto Ministeriale del 14 gennaio 2008, che la giunta Azzollini doveva necessariamente conoscere se quel progetto è stato approvato il 13 febbraio 2008. Errore evitabile? In tempi di crisi, quando il Governo strozza i rubinetti per Regioni e Comuni, 682mila euro di onorari ai tecnici sembrano non pesare sulle casse comunali e sulle tasche dei cittadini. Perché il molo di supraffl utto presenta l’ennesimo grossolano errore, se non consente alle correnti di uscire dall’area portuale? Perché uno studio delle correnti a Barcellona con un team universitario in cui lavorava anche il fi glio dell’ing. Rocco Altomare, Corrado, entrambi coinvolti nell’indagine «Mani sulla città»? I dubbi si accavallano. Perché prima dell’approvazione del progetto esecutivo nel 2008 non si è eseguita una prospezione accurata dei fondali? Perché non si parla di archeologia marina? Perché si continua a truff are politicamente la cittadinanza, riempiendole gli occhi di menzogne? Dove sono stati reperiti i 7,8milioni di euro per la multa richiesta dalla ditta appaltatrice e, soprattutto, da chi sono stati intascati? Domande che reclamano risposte chiare