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Mino Salvemini si associa all'appello di Riccardo Muti: salviamo le bande!
27 marzo 2008
MOLFETTA -
“Condivido in pieno l'appello che il Maestro Riccardo Muti (foto) ha lanciato, questa mattina, dalle pagine del Corriere della Sera: salviamo le bande!”. Con queste parole il candidato sindaco, Mino Salvemini, si è associato a quanto dichiarato da uno dei più illustri direttori d'orchestra viventi che, come noto, è di origini molfettesi, e che, in un articolo pubblicato oggi sul più autorevole quotidiano italiano, ha parlato della crisi gravissima che, in tutta Italia, stanno affrontando i complessi bandistici di paese, i quali rischiano seriamente di scomparire in quanto privi di risorse economiche e di sostegno istituzionale. Quanto sta avvenendo rappresenta un “delitto culturale” per il Maestro Riccardo Muti che, anche nell'intervista odierna, ha ricordato nuovamente le sue origini molfettesi e la sua passione per i riti della Settimana Santa, sempre accompagnati dalle famose “marce funebri” suonate dalle bande cittadine. “Le bande di Molfetta – ha continuato Mino Salvemini – rappresentano uno straordinario patrimonio culturale per la nostra città che affonda le radici nella migliore tradizione popolare e che deve necessariamente essere tutelato e valorizzato al meglio. Non possiamo limitare l'attenzione delle istituzioni a queste realtà solo in occasione della Settimana di Pasqua ma occorre essere vicini ogni giorno a questi complessi che svolgono una importantissima funzione nel tramandare di generazione in generazione i suoni della nostra tradizione. Sono molto contento, per esempio, di vedere quanti giovani fanno parte delle nostre bande cittadine; questo, evidentemente, dimostra la vivacità e la vitalità di queste realtà alle quali, da sindaco, garantirò tutto il supporto dell'amministrazione comunale perchè continuino a vivere ed a dimostrare il loro grandissimo valore artistico”.
Sempre in tema di bande e in particolare del ricordo del Maestro Muti della banda di Molfetta della sua giovinezza, riportiamo l'articolo dell Direttore di “Quindici” Felice de Sanctis, pubblicato sulla prima pagina del quotidiano di Bari “La Gazzetta del Mezzogiorno” col titolo “Il Maestro Riccardo Muti e la banda di Molfetta” e presente nel sito dello stesso Direttore (www.felicedesanctis.it).
Piano, piano, centomila volte piano sussurrava in dialetto il maestro della banda di Molfetta ai suoi musicisti per dettare i tempi delle marce funebri che accompagnano le processioni pasquali. E il maestro Riccardo Muti, allora bambino, si divertiva a seguire l'evoluzione di quelle mani che accompagnavano le parole quasi ad imprimere il ritmo della musica. Ogni tanto il molfettese direttore dell'orchestra della Scala ama ricordare quelle espressioni, imitando perfettamente l'accento dialettale del vecchio maestro in chiave ironica sì, ma sempre con grande rispetto per quelle bande di paese che lo hanno affascinato durante la sua infanzia quando il nonno Nicola lo portava alle processioni. Le bande di Molfetta, Santa Cecilia e Angelo Inglese, tornano a celebrare il rito collettivo delle processioni della Settimana Santa e a commuovere la gente con la bellezza lacerante delle suggestive note dello «Stabat Mater» di Rossini intonate dall'ottavino, dal flauto piccolo, dal tamburo, dalla grancassa e dalla tromba che fanno della banda una piccola orchestra. E i bambini trascinati per strada ancora oggi in quel rito collettivo, nella pietà immensa delle ombre delle statue, che trasformano la città in palcoscenico dove quel piccolo uomo ancora oggi, forse, impone ai suoi orchestrali il ritmo: piano, piano, centomila volte piano in un tempo in cui conta solo la velocità. Benedetto sia quel maestro
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leonardo simone
21 Aprile 2008 alle ore 00:00:00
Uno dei motivi che,da molfettese che vive in Friuli Venezia Giulia e che mi fa tornare a Molfetta quasi sempre nel periodo pasquale, è prorprio quello del seguire le processioni della Settimana Santa per ascoltare le musiche suonate. Non nascondo che comunque torno preparato perchè già dall'inizio del periodo pasquale, sia in macchina che in casa ne ascolto le registrazioni. Questo mi permette di ritornare ragazzo e ricordare quando la notte del venerdì santo si assisteva all'uscita di Cristo Morto appollaiato sul muraglione di fronte alla chiesa di S.Stefano. Concordo con il M°Muti, le bande paesane trasmettono un'atmosfera che in questa epoca di massima evoluzione elettronica si fà sempre più fatica a ritrovare. Una registrazione di una vecchia musica bandistica è come una vecchia foto che si rispolvera e si mette in cornice perchè ti ricorda il tempo che non c è più. Leo Simone
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antonio Ventura
08 Aprile 2008 alle ore 00:00:00
carissimo Sig.Salvemini invio con tanto rispetto questa mia opinione di salvare le bande non solo a' Molfetta ma anche nelle altre regioni in Italia .ora vivo negli stati uniti in Florida non dimentichero" mai il grande Maestro Angelo Inglese per insegnarmi musica negli anni 60 .avevo 10 anni ho imparato musica con un grande amico Francesco de Candia detto Ciccio.in Florida mi esibisco non solo come musicista ma anche come cantante.tutta la mia famiglia vive a Molfetta. spero che tanti ragazzi/e che vivono a Molfetta mantengono le tradizioni. sinceri auguri,Tony Ventura
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Antonio de Palma
28 Marzo 2008 alle ore 00:00:00
Mi associo alla rivalutazione della storia molfettese, oltre alle bande vorrei che si ricordasse i fatti avvenuti nel 1529, il 1799,il 1898, con documenti e divulgare i libri di Romano, Lombardo Francesco, il libro Rosso etc. Grazie per l'ospitalità. de Palma Antonio
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