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Mino Salvemini: formare una nuova classe dirigente
15 luglio 2008

Un discorso sulle prospettive del Centrosinistra a Molfetta non può di certo prescindere da un'analisi di quanto è accaduto nell'ultima tornata elettorale e di ciò che questa vicenda ci insegna. Posti di fronte ad un inaspettato confronto elettorale e non ancora metabolizzata la precedente sconfitta di meno di due anni prima, si è scelta la strada dell'allargamento della coalizione verso il centro dello schieramento politico, mettendo a profitto sia le dinamiche centrifughe presenti nella coalizione azzolliniana sia la nuova collocazione politica nazionale dell'UDC. L'effetto caravanserraglio prodotto nella percezione collettiva da tale coalizione certamente eterogenea e la scelta della Sinistra Arcobaleno di non farne parte (scelta che, chissà perché, Tommaso Minervini giudica “coerente e condivisibile”) ha concorso, unitamente al vento di destra che ha spirato e spira impetuosamente in tutto il paese e alla indubbia efficacia e capillarità di una campagna elettorale avversaria sostenuta da ingenti risorse, alla netta sconfitta della mia candidatura e della coalizione che la ha sostenuta. Peraltro, come ha detto con la consueta efficacia Guglielmo Minervini, non v'è dubbio che questa è stata la vittoria dell'«arcimolfettese » Antonio Azzollini, così come la vittoria della Destra in campo nazionale è stata quella dell'«arciitaliano» Berlusconi. Voglio dire che l'elettorato molfettese, nella sua espressione maggioritaria, si è identificato in quel particolare mix di potere e simpatia popolaresca che caratterizza il personaggio Azzollini, il quale ha dimostrato di saper costruire quella “connessione sentimentale” con il popolo di cui parlava Gramsci, che la Sinistra molfettese, nelle sue varie articolazioni, appare ben lungi dal saper creare. Non v'è dubbio, inoltre, che l'attuale sindaco ha potuto raccogliere in termini elettorali ciò che ha mietuto in termini di risorse che è riuscito a far giungere in città (porto in primis e restauro delle chiese), riuscendo inoltre a far credere di essere l'autore dello sviluppo manifatturiero e terziario che si è avuto nella zona artigianale e nella zona ASI. Di fronte a tali messaggi di forte richiamo per l'elettorato non siamo riusciti a contrapporre una proposta credibile e concreta, non capendo che ci trovavamo di fronte ad una vera e propria egemonia culturale della Destra declinata in salsa molfettese e condita con una fortissima presa sul territorio, microfisica e tentacolare, che non poteva di certo essere combattuta con una coalizione emergenziale neanche condivisa da tutto lo schieramento di Sinistra. Beninteso, non si sarebbero di certo conseguiti risultati migliori riproponendo l'alleanza tradizionale PD-Socialisti-Sinistra Arcobaleno, che non avrebbe superato il 30% di consensi e che non ci avrebbe consentito neanche di giocare la partita. Cionondimeno è necessario dedicarsi alla elaborazione di una strategia di lungo periodo che, partendo da una opposizione in termini di schieramento quanto più ampia possibile, ma che non sacrifichi sull'altare dell'unanimismo le scelte forti che devono caratterizzare una politica di rinnovamento ancorata ai valori propri dell'area di centrosinistra, si dedichi alla comprensione di una città che appare sempre più estranea, sempre più lontana, quasi aliena al cospetto dei nostri tradizionali strumenti di lettura e interpretazione. Una città che sembra avere espulso dal suo senso comune i valori della cittadinanza attiva, della partecipazione, della solidarietà, del confronto, della centralità della qualità della vita, del rispetto delle regole, dei beni comuni e degli spazi pubblici. Una città che esprime un ceto politico di qualità media assai scadente, che giudica sé stesso unicamente dalla capacità di saltare per tempo sul carro del vincitore. Una città infine che ha scelto la passività e la delega in bianco al potente di turno al quale affida acriticamente la costruzione del proprio futuro, senza curarsi minimamente dell'inconcepibile cumulo di cariche e del pericolo costituito da una concentrazione di potere senza precedenti. Purtroppo i primi due consigli comunali hanno dimostrato inequivocabilmente la natura autoritaria del potere azzolliniano, la sua arroganza e insofferenza nei confronti del dissenso manifestatesi con comportamenti indegni di una sede istituzionale e l'imbarazzante stato di totale soggezione della sua maggioranza. Non avevamo esagerato, quindi, nel parlare di “emergenza democratica” nella nostra città. Allora il compito che ci sta davanti è quello di analizzare in maniera impietosa le nostre carenze di conoscenza della città, saper riconoscere gli errori politici e superare le gravi incomprensioni del passato, cercare di ricostruire una rete di associazioni, luoghi di incontro e discussione, chiamare a raccolta tutte le energie della città che non si riconoscono nell'attuale schieramento di governo per elaborare una proposta politica alternativa che non sia un rimedio raffazzonato dell'ultima ora. E' necessaria una opposizione che non si limiti a far sentire la sua voce in consiglio comunale ma che sia presente sul territorio e che cerchi di dettare per quanto possibile l'agenda politica. E' indispensabile, infine, lavorare per il ricambio, rinnovamento e formazione di una nuova classe dirigente, facendo anche appello a coloro che hanno a cuore le sorti della città a mettersi finalmente in gioco uscendo dallo scoramento e dalla rassegnazione. Noi dobbiamo offrirgli, come sta facendo il PD, un luogo di approfondimento, analisi, elaborazione e progetto, così come dobbiamo saper ricostruire luoghi di aggregazione e tutela per l'estesa area del bisogno e affrontare le vecchie e nuove solitudini per ricostruire quella rete di solidarietà indispensabile a contrastare l'atomizzazione della società e la disarticolazione dei legami comunitari. Non vi sono soluzioni miracolistiche, ma non bisogna assolutamente scoraggiarsi perché se sapremo operare con accortezza, sagacia e lungimiranza, ma soprattutto se avremo l'indispensabile aiuto dei tanti che vogliono costruire il futuro della comunità senza sottomettersi a chicchessia, potremo finalmente costruire le condizioni di una svolta di radicale rinnovamento nella nostra città.
Autore: Mino Salvemini
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