Michele Cristallo: testimone di verità
Non avrei mai immaginato di ritrovarmi, un giorno, a scrivere questo ricordo di Michele de Sanctis, un amico e collega che ho conosciuto tanti anni fa, quando muovevo i primi passi della mia professione. negli anni il rapporto di amicizia tra colleghi corrispondenti (ho cominciato anch’io, a Barletta, da questo affascinante, difficile, impagabile ruolo di corrispondente di un grande giornale da una grande città di provincia) è cresciuto e si è consolidato sfociando anche in rapporto di collaborazione quando, redattore nella sede centrale de “La Gazzetta del Mezzogiorno” avevo la responsabilità in particolare della “cucina” della pagina di Terra di Bari. Michele, a quei tempi era un interlocutore quasi quotidiano. Mentre scrivo un’ondata di ricordi affiora alla memoria e su tutti quello di un tempo felice della professione giornalistica, quando tecnologie e globalizzazione non avevano ancora avviato il processo di omogeneizzazione dell’informazione che in parte ha distrutto gli aspetti più gratificanti, anche se impegnativi, di questo nostro affascinante mestiere. Ricordare un grande amico che non c’è più è un compito per certi versi ingrato perché ti costringe a prendere atto di un fatto ineluttabile di fronte al quale sei impotente. Per fortuna vengono in soccorso i punti di riferimento che consentono di pensare a quell’amico come se fosse ancora vivo. Ecco, pensando a Michele, i punti di riferimento sono l’amicizia e l’esempio che ha testimoniato, giorno dopo giorno, nella sua vita di marito, di genitore, di uomo di scuola, di giornalista, di galantuomo. Un messaggio che lascia tracce indelebili che si connotano di perennità. Michele de Sanctis è stato per decenni la “voce” di Molfetta, la sua città alla quale ha dedicato il meglio delle sue energie intellettuali. E Molfetta gli voleva bene. Ricordo una sera di gennaio 2001: Michele compiva 60 anni di attività giornalistica e il Centro Culturale Auditorium volle festeggiarlo con una solenne cerimonia. Michele volle che fossi io a ricordare il suo percorso nel mondo dell’informazione. Molfetta gli testimoniò, in quella circostanza, grande affetto e gratitudine. Sì, gratitudine perché Michele de Sanctis in quei sessant’anni e ancora oltre ha reso testimonianza di un grande impegno, assolto con la professionalità, la tenacia, la moralità di un uomo che si è identificato nella sua città, interpretando al massimo livello il ruolo di portavoce delle istanze di una grande città di provincia, diffondendone le grandi capacità produttive, le consistenti risorse e le numerose eccellenze dei suoi abitanti, le nobilissime origini, l’inestimabile patrimonio di cultura e tradizioni. Michele, in tutti questi decenni è stato mediatore tra la città e le istituzioni, tra la comunità molfettese e le altre comunità pugliesi, dell’Italia, d’Europa. Quindi protagonista e importante testimone di eventi, piccoli e grandi, destinati a farsi storia. Un testimone di grande equilibrio, imparziale, sempre fedele alla missione affidatagli dalle testate per le quali collaborava. Spesso le sue corrispondenze non sono state gradite alla gente del Palazzo perché Michele raccontava anche le cose non fatte o fatte male. E gli è capitato anche di ingoiare la pillola amara del potente locale di turno che aveva il cattivo gusto di chiedere alla Direzione della Gazzetta di sollevarlo dall’incarico. Ma la Direzione e i colleghi baresi non gli hanno mai fatto mancare la fiducia e l’incoraggiamento ad andare avanti. Michele, ripeto, era dotato di grande equilibrio, consapevole che l’esercizio della sua funzione imponeva equilibrio e buon senso insieme con una grande capacità di capire gli umori della città, di interpretarne esigenze e sentimenti. Michele aveva queste doti, sapeva di svolgere una altissima missione civica. E in questo gli era di grande aiuto l’esperienza di maestro, di uomo di scuola impegnato a forgiare le generazioni di ragazzi che la società gli affidava. Tutto questo, pertanto, supportato da un grande senso della moralità, che lo rendeva affidabile e quindi credibile. Perché Michele de Sanctis, da bravo giornalista, non si limitava a registrare quanto accadeva a Molfetta, aveva l’intelligenza e l’abilità professionale di provocarli i fatti, quando si faceva portavoce delle istanze della collettività al pari di difensore civico o pubblico ministero al servizio dei cittadini molfettesi. Un compito difficile che Michele fronteggiava convinto com’era che l’informazione è un bene sociale e il giornalista, in quanto portatore di tale responsabilità sociale, deve porsi al servizio della verità per assicurare alla gente una informazione vera, corretta, puntuale. Ecco, quindi, la figura del giornalista testimone della verità, della verità della gente, delle piccole e grandi verità della vita e della cronaca, della quotidianità della nostra gente fatta soprattutto di piccole cose, ma di grande valore di testimonianze: testimonianza di solidarietà, di eroismi senza strombazzamenti, di dedizione che non si attende niente in pagamento, di concreto interesse ai bisogni della gente, di ciò che si fa per costruire. Su questi valori Michele coltivava anche il rapporto sinergico con il vescovo di Molfetta, quel don Tonino Bello, grande, indimenticato alfiere di questo sentore il servizio per gli altri. Michele sapeva molto bene che il giornalista non è titolare di alcun diritto e che il compito di informare gli viene da una delega dei veri titolari dell’informazione, i cittadini, rinunciando alla tentazione di voler costruire da solo l’opinione pubblica. Sapeva che nessun diritto ha senso se va contro il diritto altrui. Ricordo l’incontro di parecchi anni fa tra il papa Paolo VI e il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Il pontefice si chiedeva come adeguare il potere dei giornalisti alla missione di servizio verso gli uomini e verso la società. La sua risposta fu semplicissima: assicurando la propria libertà interiore per sottrarsi a condizionamenti e pressioni di qualsiasi tipo, di rifuggire la tentazione «di valersi del proprio potere per manipolare e strumentalizzare i destinatari del suo lavoro, ben sapendo che ciò farebbe scadere il giornalista dal rango di leale informatore a quello di infido persuasore». Ecco quindi disegnata la figura del giornalista testimone della verità. Ebbene Michele de Sanctis è stato testimone della quotidianità molfettese, della storia della città nel suo farsi quotidiano. E non è un caso che alcuni anni fa, un Sindaco di Molfetta, il senatore Enzo de Cosmo abbia avvertito la sensibilità di rendere omaggio a questa testimonianza con una medaglia d’oro espressione della gratitudine della città per il significativo, prezioso impegno civico di Michele. Da alcuni anni il testimone è stato raccolto dal figlio Felice, già redattore di cronaca e politica economica e finanziaria della Gazzetta. Il giornale che ospita queste mie note è stato creato dal collega e amico Felice per dare ai molfettesi una voce in più, per offrire uno spazio di civile dibattito, per contribuire alla crescita di una comunità che negli ultimi anni ha saputo proporsi all’avanguardia nel processo di sviluppo socioeconomico della Terra di Bari. Ecco un altro punto di riferimento che ci fa pensare a Michele e al suo messaggio come a qualcosa di vivo e vitale, resistente alla caducità del tempo.
Autore: Michele Cristallo