Maurizio Campo, il musicista delle Olimpiadi invernali
ESCLUSIVO – IL PERSONAGGIO
Maurizio Campo, 37 anni, molfettese, sposato con Daniela Mezzina, figlio di Nicola Campo, già presidente dell'Avis e priore dell'Arciconfraternita di S. Stefano, musicista e compositore, direttore d'orchestra di famosissimi musical di successo, è il vincitore del concorso internazionale per la sigla televisiva che introduce nelle case di tutto il mondo le trasmissioni televisive delle Olimpiadi Invernali “Torino 2006”.
Siamo riusciti ad avere la notizia in anteprima e abbiamo raggiunto questo talento musicale di Molfetta per questa intervista in esclusiva per “Quindici”.
Allora Maurizio, ormai è ufficiale! Sei il compositore della sigla televisiva delle Olimpiadi invernali “Torino 2006”. Entrerai con la tua musica in tutte le case del mondo. Quali sono le tue sensazioni e qual è stato il percorso che ti ha portato a questo splendido risultato che inorgoglisce tutta la comunità molfettese?
“Mi è già capitato di ascoltare dei miei lavori in TV ma in questo caso immaginare che una mia composizione verrà ascoltata in tutto il mondo o quasi mi fa venire i brividi. Realizzare la sigla delle olimpiadi è stato un lavoro lungo cominciato a marzo dello scorso anno quando la produzione televisiva ovvero il T.O.B.O. (Torino Olimpic Brodcasting Organization) per la realizzazione di alcune proposte ha contattato tra i tanti la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo dove lavoro come docente. Solo ad agosto dopo mesi di verifiche, variazioni e valutazioni varie ho avuto la conferma definitiva. A settembre abbiamo registrato con un orchestra intera”.
E' facile immaginare che hai dovuto competere con tantissimi professionisti di altissimo livello. Cosa, secondo te, ha spinto la produzione a scegliere il tuo “pezzo”?
“Non mi sento mai in competizione con i colleghi, mi piace il confronto ma non nascondo che l'averla spuntata anche su qualche nome illustre mi fa piacere. Quello che ha convinto dall'inizio la produzione è l'atmosfera che ho creato nei primi 4/5 secondi, pochi elementi ma azzeccati: la voce di un soprano, un tamburello e un po' di “effetti sonori” - come fossero una sorta ideogrammi per richiamare l'idea di italianità che si voleva. La sigla nel corso dei mesi e della lavorazione ha subito diverse modifiche ma quella parte è rimasta tale dall'inizio”.
Chi ti conosce sa che questo brillante risultato non è occasionale ma è il frutto di un lavoro duro e costante che ti ha portato a essere uno dei migliori talenti del musical italiano. Da “Grease”, “Aggiungi un posto a tavola”, “Jesus Christ Superstar”, “La febbre del sabato sera”, “Fame” (“Saranno famosi”, rappresentato anche a Bari al Teatro Team) solo per citarne alcuni. Maurizio, come si arriva a questi risultati?
“Ci si arriva avendo voglia di fare sempre cose nuove avendo il coraggio di mettersi in gioco. Naturalmente non è che bastino solo le buone intenzioni”.
Ti hanno definito un jazzista prestato al musical. Dopo i diplomi in Pianoforte e Musica Jazz conseguiti presso il Conservatorio di Bari hai cominciato a suonare con Roberto Ottaviano, Guido Di Leone e Vito Di Modugno, nomi importanti. A un certo punto la svolta. Come mai dal jazz sei approdato a “Broadway”?
“Suonavo già prima di diplomarmi con varie formazioni e per alcuni anni ho frequentato il circuito jazzistico locale. Qualche anno fa il mio amico Fabio Perversi che ora è il tastierista dei Matia Bazar mi chiese se potevo sostituirlo al piano in Grease per la ripresa della tournee al teatro Sistina in Roma. Il problema fu che me lo chiese solo 3 o 4 giorni prima della messa in scena ma accettai, studiai lo spettacolo in 2 soli giorni ma andò tutto bene. Da quella sostituzione, dopo qualche anno, mi sono trovato a dirigere uno spettacolo”.
Tu hai collaborato con molti maestri tra cui Peppe Vessicchio, Armando Trovajoli, Pippo Caruso, Renato Serio. Cosa hai imparato lavorando con loro?
“Cerco di carpire tutto quello che posso ma non solo dal punto di vista musicale. Mi interessa molto la loro gestione del lavoro in studio di registrazione o televisivo e moltissimo il loro rapporto con l'orchestra. Nello specifico Peppe è un buongustaio e se ci vai insieme a cena non sbagli ristorante e ti ammazzi di risate. Il Maestro Trovajoli è un mito in tutti i sensi”.
Ognuno di noi nel proprio mondo professionale ha dei punti di riferimento, dei cardini. Quali sono i tuoi punti di riferimento e perché?
“I miei riferimenti sono tanti e cambiano nel tempo a seconda degli interessi, ma nel mio background musicale sicuramente ci sono i Beatles e Herbie Hancock per esempio. Oggi invece mi appassiona Chano Dominguez un pianista di flamenco oppure Dzihen & Kamien produttori di musica elettronica”.
So che vivi a Roma e che a Molfetta non torni spesso per i tuoi numerosi impegni, ma qui hai la tua famiglia. Se dovessi lanciare il tuo sguardo oltre l'orizzonte, dove vedi collocarsi il tuo futuro?
“Immagino di lavorare in giro per l'Europa e non solo; da Roma con un aereo puoi facilmente arrivare ovunque in meno di 2 ore”.
Da sempre Molfetta ha espresso figure eccellenti in tutti campi della musica e del canto. Ma molto interessante è il movimento di giovani che si sta facendo onore nei vari concorsi in Italia e all'estero. E' solo una sensazione, o a Molfetta c'è un terreno fertile per chi si avvicina alla musica?
“Credo che soprattutto nell'ambito del canto lirico nel corso degli anni si sia sviluppata una realtà di notevole importanza grazie anche ai professionisti che si sono affermati all'estero, ma per rendere veramente fertile il terreno della cultura e dell'arte a Molfetta servono più iniziative di un certo livello, spazi e budget adeguati ed anche continuità. Per esempio ricordate Puglia Jazz nei primi anni 80?”.
Da molfettese devo farti la più classica delle domande: cosa ti porti della tua città natale nella tua esperienza professionale e umana?
“La “molfettesità” sta in tante piccole e grandi cose di cui magari non ci si rende neanche conto e viene fuori spontaneamente - come la “o” chiusa per cui mi scambiano sempre per sardo”.
Come sicuramente saprai Molfetta, in linea con il trend pugliese e di tutto il sud, sta vivendo una fortissima emorragia di giovani verso il nord. Dalla tua esperienza cosa ti senti di dire ai ragazzi di Molfetta che partono per trovare il loro “posto al sole”?
“Si può andar via per scelta o per necessità e questo in entrambi i casi è un sacrificio. Credo che a Molfetta per certi aspetti si viva benissimo ma se per qualche motivo ci si debba trasferire si può vivere bene ovunque - conosco tra Roma e Milano molfettesi perfettamente e felicemente integrati. Per me la scelta è nel tipo di vita che si vuole condurre”.
Vorrei concludere questa chiacchierata con te chiedendoti su cosa stai lavorando e quali progetti interessanti hai per il futuro?
“Sto curando la realizzazione delle musiche per due spettacoli prodotti da Cinecittà Entertainment e nei prossimi mesi lavorerò con Peppe Vessicchio in orchestra per la trasmissione di Maria De Filippi “Amici”, inoltre sto lavorando ad alcune produzioni discografiche per l'Italia e la Spagna. Nei prossimi mesi spero di poter intensificare la mia collaborazione con l'eccezionale ballerino di flamenco Ramon Martinez e di promuovere - magari portandolo anche a Molfetta - il suo spettacolo prodotto insieme a mia moglie Daniela e già rappresentato a Roma al Teatro Greco e a Malaga alla Biennale del Flamenco. Chi ne è interessato può guardare il promo-video sul sito www.flamencodelsur.it”.
Caro Maurizio un saluto con i complimenti per questa carriera da tutto lo staff di “Quindici” e a “risentirci” presto sulle nevi di “Torino 2006”.
Alessandro Tambone