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Maturità 2019: ce la faranno i nostri eroi a superare l’esame di Stato?
15 marzo 2019

Non c’è attimo di tregua per i maturandi del 2019, per i quali le novità sembrano non solo non finire, ma soprattutto non finire di sorprendere. I classicisti del “Leonardo da Vinci” di Molfetta sembrano essere piuttosto critici a riguardo: i fattori comuni a tutti sono la difficoltà della seconda prova mista e la perplessità sull’orale, oltre la consapevolezza del ritardo da parte del Ministero nel fornire indicazioni precise. «In sé le modifiche possono anche essere giuste, ma non avremmo dovuto essere noi le cavie. La prima prova conteneva delle belle tracce, non è stata troppo impegnativa, in un modo o nell’altro è cambiata poco, soltanto il saggio breve è scomparso del tutto. Forse la pecca è rappresentata dal fatto che queste nuove tipologie non ci permettono di spaziare appieno su una tematica» afferma Pompeo Mastrapasqua. «Mi preoccupa il colloquio orale perché scegliere al momento tra tre buste e scoprire istantaneamente qual è l’argomento che dobbiamo affrontare, senza tesina preparata, è difficile. Personalmente ho trovato abbastanza difficile la versione della simulazione della seconda prova, soprattutto nella parte finale, ma mi hanno messo in difficoltà più di tutto le domande. Non sapevo davvero cosa scrivere, anche perché i riferimenti non erano molto chiari». Su questa scia si pongono anche le idee di Antonella de Trizio, Stefania Sciancalepore e Antonella Binetti: «Personalmente non condividiamo il cambiamento. Preferivamo l’esame vecchio stampo: noi eravamo sicuri, fino all’estate scorsa, che ci sarebbe stato il latino da tradurre e che le modifiche avrebbero toccato solo il colloquio orale. Nel giro di un anno è stato tutto troppo radicale. La simulazione della prima prova ci è piaciuta perché i temi erano condivisibili ma non ci piace la tipologia perché sono state eliminate le tracce che davano una scelta più ampia. L’analisi del testo e la tipologia C sono più limitanti. L’orale non lo condividiamo per niente: prima c’era la sicurezza del percorso da cui partire, invece ora non si sa cosa potrà capitare. Potrà essere stimolante? La traduzione della simulazione della seconda prova era abbastanza complicata ed impegnativa, i quesiti non espressi nel massimo della chiarezza e avevamo tradotto troppo poco Tacito per affrontare la prova». Serena Petruzzella esprime invece il suo parere mettendosi nei panni di chi è affetto da disturbi dell’apprendimento: «Con il nuovo esame di Stato per i DSA diviene tutto più complicato perché prima adattavamo gli schemi da seguire durante il colloquio al percorso preparato, ora bisogna capire, assieme ai docenti e alle commissioni, come procedere. Le prove invalsi, per esempio, potrebbero essere risparmiate ai DSA. Io ho cambiato più volte il percorso di alternanza e quindi non so proprio come costruirò il mio percorso. La prima prova che abbiamo simulato mi è piaciuta soprattutto per la varietà e le quantità delle proposte di tracce. Ho trovato la versione della simulazione abbastanza difficile, i quesiti poco chiari». L’estemporaneità delle novità e l’eccessiva radicalità del cambiamento sono state messe in luce da Angelica Iurilli. «Trovo questo cambiamento troppo radicale, avremmo avuto bisogno di più tempo per prepararci ad affrontare i nuovi esami di Stato perché è davvero tardi iniziare a metà anno. Era necessario, e aggiungerei indispensabile, un percorso più lungo che ci avrebbe portati consapevoli agli esami. Per quel che riguarda la prima prova mi piace più questa modalità di svolgimento: il testo argomentativo, offrendo delle domande, fornisce degli spunti di riflessione su un certo tema che suscita più idee, a differenza del saggio breve o del tema libero in cui bisognava scrivere senza input». In merito alla prova la pensa in maniera totalmente diversa Claudia Mastropasqua: «Per quanto riguarda le prove scritte io penso che la prova di italiano demolisca lo spirito critico che era presente nel saggio breve. Il testo argomentativo presenta un tema specifico su cui non è possibile spaziare più di tanto, ed è questo che il governo vuole. La simulazione della prima prova mi è piaciuta, io ho scelto la traccia di Elsa Morante sulla storia. Molto belle le tracce affidate dal ministero, ma è proprio la scelta delle tipologie che non condivido. Per quanto concerne la seconda prova non trovo giusto che persista il dubbio fino al giorno della prova, elemento assente negli altri anni. Ho trovato la simulazione della seconda prova abbastanza impegnativa, più che altro nella parte dei quesiti, ai quali non era proprio semplice rispondere, in quanto non era molto chiaro cosa fosse richiesto. Però magari, esercitandoci, andrà meglio. Poche esercitazioni per poi arrivare agli orali allo sbaraglio perché non abbiamo linee guida; l’idea dei percorsi sul momento non è male, perché ci si può spostare da un discorso all’altro in maniera libera, ma nel complesso la mia valutazione sui cambiamenti è negativa». Negativa quanto quella di Valeria Farinola: «Il cambiamento dovrebbe essere valido per gli studenti che si accingono ora ad iniziare il liceo e per cui dovrebbe essere prevista un’impostazione del quinquennio completamente differente. La nostra prova sarà invece improvvisata, siamo ancora allo sbaraglio. Secondo me si tratta di un percorso che non si può iniziare a qualche mese prima degli esami, ma va avviato anni prima. La prima prova è deludente: il testo argomentativo prevede domande di comprensione molto restrittive. Il tema libero e il saggio breve erano di gran lunga meglio». Anche secondo Anna Eli Nappi le tempistiche non sono state l’elemento forte delle modifiche di questi nuovi esami: «A mio parere prima di iniziare a costruire il tetto bisognerebbe gettare le fondamenta e iniziare dal ginnasio a dare una certa impostazione in vista di un tipo di esame diverso, al fine di non lasciare gli studenti spaesati all’ultimo anno. Avrei apprezzato di più il cambiamento se fosse stato graduale, ma nel complesso sono d’accordo. La nostra preparazione è davvero questione di mesi, quindi è vero che il fatto che siano diminuite le prove può sembrare un lato positivo, ma per la seconda prova secondo me non siamo abbastanza preparati alla versatilità dei collegamenti, sarà questa la difficoltà più grande. L’ansia giocherà un brutto scherzo a molti, specie al colloquio orale. Nella simulazione della prima prova ho scelto la traccia di Elsa Morante sulla storia e ho potuto collegare con il cinema contemporaneo. Questa tipologia di prova di italiano lancia degli input per attingere sia al piano di studi sia alle conoscenze personali». Tutto sommato il giudizio sulla maturità 2019 non è completamente negativo neanche per Mattia Mazzola: «È chiaro che questi nuovi esami di Stato stanno prendendo la direzione di mettere alla prova gli studenti nel raccogliere le loro conoscenze e padroneggiarle in maniera flessibile. Lo stimolo è quello di un’istruzione meno nozionistica. Per quanto il cambiamento sia stato brusco penso che questa sia la direzione corretta da prendere per stimolare gli studenti a migliorare le proprie capacità discorsive e argomentative. È apprezzabile il taglio di un migliore rigore argomentativo. Questa trasformazione andrebbe fatta insieme a cambiamenti a livello di istruzione non solo negli esami, bisognerebbe saper investire nell’istruzione oltre a fare riforme e a lasciare che le scuole si adattino». La condanna di questa nuova maturità non arriva neanche da parte di Claudia Copertino e di Angela Murolo: «Il cambiamento fatto ha un senso perché si va a lavorare sulle competenze, ma non ha senso adesso perché la nostra preparazione quinquennale è stata impostata su un altro tipo di esami. Il cambiamento avrebbe dovuto essere rivolto allele prime classi o dal terzo anno in poi. La prima prova era stimolante, l’abbiamo trovata semplice, la seconda prova e l’orale rappresentano invece un punto interrogativo perché in latino e in greco eravamo abituati a tradurre, non tanto a comprendere i testi. L’orale è interessante, però sarà difficile affrontarlo per la preparazione diversa avuta sino ad ora. Abbiamo trovato la versione della simulazione della seconda prova abbastanza complessa e i quesiti mal posti». Ancora più scettici a riguardo sono gli studenti del Liceo Scientifico “Albert Einstein” di Molfetta, anche loro perseguitati dall’’incubo della seconda prova mista di matematica e fisica, sulla quale ancora una volta le indicazioni sono state fornite in tempi inadeguati e da una modalità di colloquio orale ancora sconosciuta. «Penso che i nuovi esami siano stati organizzati in un modo troppo frettoloso, senza tenere conto dei tempi e della preparazione del triennio, andata a farsi benedire. Oltretutto in questo modo, nella mia scuola, si toglie un sacco di importanza a materie come filosofia e scienze. Ogni professore ha un’idea diversa del colloquio, non sappiamo neanche noi cosa aspettarci. Mi dispiace molto per l’assenza della tesina » osserva Pierluigi de Palma: «Personalmente non sono spaventato dall’esame, ma una persona più ansiosa di me potrebbe bloccarsi e non riuscire a trovare collegamenti ad impronta. La difficoltà della seconda prova è, per noi dello Scientifico, la presenza della fisica che spaventa anche alcuni professori. Fare una seconda prova così complessa senza contare sull’aiuto dei professori può essere tragico». Non si allontana molto dal suo parere quello di Miriana Amorese: «La maturità 2019 presenta i suoi lati negativi ed i suoi lati positivi. Questi ultimi sono sicuramente rappresentati dalla scomparsa della terza prova e dall’inserimento delle prove Invalsi, che non saranno valutate. L’assurdità più grande? Pescare una busta, dal contenuto per ora ancora ignoto, come fossimo in un quiz televisivo. La difficoltà più grande risiede invece nella seconda prova (che la nostra classe non ha avuto modo di sperimentare attraverso la simulazione) che conterrà matematica e fisica: in questo modo i docenti non potranno più svolgere adeguatamente i singoli programmi delle due discipline perché saranno impegnati ad unirle». L’incertezza è il tratto comune delle osservazioni in merito alla nuova maturità di Nunzia Pugliese: «La nuova organizzazione degli esami di Stato sta rendendo gli stessi più difficili per gli studenti, sia per la poca chiarezza riguardo alcuni aspetti del loro svolgimento, sia per la stessa volontà di “rivoluzionare” tutto a pochi mesi dalla maturità. La mia classe non ha svolto la simulazione della prima prova, non abbiamo avuto nemmeno modo di discuterne. Per quanto riguarda il colloquio orale, spero in una maggiore chiarezza riguardo la questione delle tre buste e del loro contenuto (ci sono opinioni discordanti tra gli stessi professori, sarebbe bello sapere con certezza di che morte dobbiamo morire). Spero anche nella clemenza della commissione, essendo le “cavie” di queste preoccupa maggiormente della seconda prova è il suo essere basata sulle due materie principali d’indirizzo, una modalità senza precedenti e su cui non sapere cosa aspettarsi». Maggiore chiarezza è auspicata anche da Giuseppe Altomare: «Penso che sia sbagliato cambiare all’improvviso gli esami per gli studenti del quinto anno perché si va a rovinare completamente un percorso affrontato i due anni precedenti, mettendo in difficoltà sia i professori sia i ragazzi. Uno dei pochi lati positivi è stato proprio quello di darci la possibilità di vedere come fosse strutturata la prima prova: da questa prima simulazione le tracce sembrano essere complete e con vari spunti per agganci con altre materie o con informazioni personali. Per il colloquio è ancora tutto molto incerto, l’unica cosa che spero è che l’inesperienza da parte dei professori di dover racchiudere tutte le discipline sotto lo stesso filo conduttore non porti a collegamenti forzati che possano mettere in difficoltà lo studente». La stessa speranza è nutrita da Anna Grazia la Forgia: «Io credo che abbiano sbagliato a cambiare gli esami in corso d’opera. Non ho fatto la simulazione della prima prova perché ero malata, ma l’ho letta e non era troppo difficile. Dal colloquio non so cosa aspettarmi perchè sinceramente sappiamo ancora troppo poco. La seconda prova è l’incubo di tutti perchè è impossibile fare matematica e fisica insieme. Le simulazioni che il Ministero ha fornito sono troppo difficili». Il rimpianto dei vecchi esami arriva invece da parte di Alessandra Spadavecchia: «Penso che i nuovi esami siano stati strutturati male. Il fatto delle buste all’orale è veramente un’assurdità; Temo molto il colloquio. Porteremo troppi argomenti e ho paura di non riuscire ad eseguire un discorso soddisfacente. Non condivido il fatto di non aver un percorso di base da cui partire; infine inserire la cittadinanza al colloquio orale non mi sembra una buona scelta visto che durante i cinque anni non abbiamo lavorato adeguatamente in questo ambito. La simulazione della prima prova è stata semplice, io mi aspettavo tracce molto più complesse. La difficoltà principale della prima prova forse é il fatto di non avere più il saggio breve. Ci troviamo un po’ spaesati visto che per tutti i cinque anni ci hanno chiesto di fare prevalentemente saggi brevi». Per il Liceo delle Scienze Umane “Vito Fornari” di Molfetta si esprime Valentina Petruzzella, cercando di sottolinearne le difficoltà oggettive: «Penso che i nuovi esami siano un po’complicati, ma anche scorretti perché dobbiamo essere preparati su tutto il programma. La simulazione della prima prova l’ho trovata un po’ difficile ma non impossibile. In realtà non so cosa aspettarmi dal colloquio orale perché neanche le docenti hanno capito esattamente come si svolgerà. Per il liceo delle Scienze Umane la difficoltà sta nel fatto che i nuovi esami potrebbero riguardare sia sociologia sia antropologia e pedagogia: non so cosa aspettarmi visto che queste tre materie hanno tre programmi molto ampi». Non passano indifferenti le novità della maturità di quest’anno neanche al Liceo Linguistico “Vito Fornari” di Molfetta, per il quale parla Marianna Grossano: «Penso che il cambiamento che è in corso per quel che concerne gli esami di Stato 2019 abbia penalizzato sia gli studenti sia i professori stessi, costretti a documentarsi per rispondere alle insistenti domande dei propri alunni. La simulazione della prima prova tutto sommato è andata bene, sono stata abituata dalla mia docente di italiano a strutturare il compito in classe (analisi e commento del testo) in una certa maniera. Per quanto riguarda la seconda prova, invece, ho riscontrato un grande problema: il livello dei testi, in inglese e in tedesco, è stato calibrato male. La comprensione del primo testo risultava molto più difficile rispetto al successivo. Il colloquio orale mi sembra semplificato rispetto al recedente perché, nonostante non sia possibile preparare un percorso individuale, abbiamo in sede d’esame dei documenti che guidano il colloquio stesso». Per il Liceo Scientifico Opzione Scienze Applicate “Rita Levi Montalcini” di Molfetta si esprime Gaia Raffaele: «La riforma inerente ai nuovi esami di Stato è sicuramente qualcosa che ci si attendeva già da tempo, ma che quest’anno ha assunto un andamento del tutto inaspettato. Alcuni affermano che tale riforma abbia facilitato gli studenti, sarà proprio vero? È un anno di prova per tutti. La prima prova, tutto sommato, non è cambiata in modo radicale. Alcune forme testuali sono state sostituite da altre ma, in ogni caso, quello che conta sono le proprie conoscenze e la capacità critico argomentativa. Per noi liceali non risulta essere questo l’ostacolo più grande, come testato nella precedente simulazione. A mio parere l’eliminazione della terza prova è stata compensata dalla nuova modalità di colloquio orale che mette alla prova la capacità di noi studenti di elaborare all’impronta un discorso in cui si evincano tutte le conoscenze acquisite durante il percorso di studi. La difficoltà sta nel pescare la busta fortunata e, soprattutto, nel trovare collegamenti calzanti con l’argomento della busta unendo il sapere scientifico a quello umanistico. La seconda prova è sempre stata giudicata dagli studenti una grande incognita; quest’anno, vista la pluridisciplinarità che la caratterizza, ancora di più. Le difficoltà principali risiedono in primis nel mantenere la calma di fronte a quesiti a primo impatto incomprensibili e, in secondo luogo, nell’esaminare attentamente la traccia prima di impostare la risoluzione. L’aver unito matematica e fisica ci ha sicuramente destabilizzati, ma stiamo imparando a destreggiarci grazie alle simulazioni. Queste ultime sono finalizzate a darci una visione più chiara della prova per poterla affrontare al meglio, ma la complessità della prova in sé non va trascurata». Portavoce dell’istituto tecnico commerciale “G. Salvemini” di Molfetta, Settore Turismo, è invece Laura Petruzzella: «Penso che l’idea di partenza sia buona ma, arrivati ad oggi, si sta creando una gran confusione riguardante la modalità con cui si svolgeranno gli esami. Ho trovato la prima prova abbastanza semplice e lineare con ciò che ci era stato spiegato in precedenza. Sicuramente il fatto di avere due materie specializzanti in un’unica prova ma soprattutto il fatto di dover dedicare lo stesso tempo che prima era dedicato ad una sola materia a due. Anche il colloquio orale sta creando panico in noi ragazzi e stiamo arrivando a considerarlo anche più difficile degli anni precedenti a causa della mancanza della tesina». © Riproduzione riservata

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