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Marinella Falca, con nastri e cerchi verso Atene
ESCLUSIVO – Intervista all'olimpionica molfettese della ginnastica ritmica in visita a “Quindici”
15 novembre 2003
Appare in tv, porta al collo pesanti e prestigiose medaglie ma tutto sommato è una ragazza semplice. E intelligente, il che non guasta. Marinella Falca, 17 anni e origini molfettesi (abita a Giovinazzo), doppio bronzo a squadre agli ultimi Mondiali di ginnastica ritmica a Budapest, “vede” Atene, sede dell'Olimpiade 2004 e si lascia intervistare in esclusiva da “Quindici”, che è stato l'unico giornale locale a scoprire questa nostra giovane atleta, impegnata a livello mondiale in uno sport poco conosciuto.
Marinella, come è nata la passione per la ginnastica ritmica?
(nella foto, Marinella nella redazione di “Quindici” tra il direttore Felice de Sanctis e il tecnico Pietro Natalicchio, Direttore di Giuria del Comitato regionale Puglia)
Quindi hai iniziato sin da piccola.
“Da piccola? A questo sport c'è chi viene avviata già a 3-4 anni, specie se ha una madre-allenatrice alle spalle”.
E dopo ti è piaciuto…
“Ho bruciato le tappe, modestamente. A 10 anni già gareggiavo a livello agonistico e disputavo le prime competizioni regionali con l'Iris di Giovinazzo. Dopo, a causa di qualche incomprensione di troppo, sono passata all'Adriatica di Monopoli. Non vi dico le gelosie che pativano le mie compagne nel vedermi sopravanzarle pur essendo giunta da poco nel nuovo gruppo”.
Quando sei entrata nel giro azzurro?
“Nel 2001 definitivamente, anche se già durante il 2000 avevano cominciato ad osservarmi”.
Poi un brutto infortunio.
“E' successo il primo marzo di quest'anno: frattura del quinto metatarso del piede destro. All'inizio mi hanno rassicurata ed ho tenuto il gesso per due settimane anziché 40 giorni. Saltati gli Europei di aprile, sono stata costretta a disputare i Mondiali di settembre col piede fasciato. Qualche giorno fa i dottori mi hanno detto che potrei
, senza ricorrere all'intervento chirurgico, tenendolo fermo un altro mese. Intanto a casa faccio esercizi di potenziamento, addominali, cyclette”.
Quante ore al giorno ti alleni?
“8-9 ore al giorno tranne la domenica, giorno in cui molto spesso, però, ci esibiamo al pubblico durante qualche manifestazione”.
I tuoi genitori sono stati degli atleti come te?
“No. Mia madre ha fatto un po' di danza da giovane, mio padre atletica. Niente di grosso, tuttavia”.
Quale attrezzo preferisci?
“Il cerchio: è il più facile. Però il più bello da vedere è il nastro, guarda caso pure il più impegnativo”.
(nella foto, Marinella con i redattori di “Quindici”, Michele Bruno ed Eugenio Tatulli)
Fai parte di una squadra. Quante componenti siete?
“Dunque, la squadra titolare è composta da cinque atlete ed esegue due esercizi durante la gara: uno nel quale tutte hanno lo stesso attrezzo, l'altro con la formula <3+2>. Ai Mondiali ci è toccata la combinazione <3 cerchi e 2 palle>, la stessa che andrà in scena alle Olimpiadi di Atene. Mentre nel primo esercizio dovremo cavarcela con i nastri”.
Ma tu disputi anche competizioni individuali, vero?
“Certo. Sono in prestito al Flaminio Roma e gareggio in serie A”.
Chi sono, secondo te, le più brave?
“Russe, bulgare e bielorusse”.
Perché?
“Perché partono prestissimo, quasi nascono in pedana”.
(nella foto, Marinella nella redazione di “Quindici” con il tecnico federale Pietro Natalicchio, nominato recentemente collaboratore della Direzione tecnica nazionale di Ginnastica generale con funzione di Responsabile della Giuria nazionale per il 2004, anno delle Olimpiadi).
C'è la piaga del doping anche nel vostro sport?
“Hanno fermato alcune ginnaste russe ma solo per un anno. Poco. In Italia ci sono controlli a sorpresa. Noi comunque assumiamo solo sali minerali ed integratori”.
Attualmente dove ti alleni?
“A Monopoli. Durante gli stage della Nazionale, invece, ci raduniamo tutte a Desio, dove c'è il Centro Tecnico della Federazione. E lì studio anche: i professori vengono a farci lezione in albergo: quasi uno svago dopo tante ore a sudare in palestra”.
Che scuola hai scelto?
“Studio da perito elettronico”.
Rapporto con le compagne? C'è voglia di primeggiare?
“Siamo diverse, otto caratteri forti. Quando arrivarono le ultime due c'era un pizzico di gelosia, ma vivere insieme fa diventare come sorelle”.
Siete otto ma in pedana ne entrano cinque. Come viene fatta la scelta delle titolari?
“Durante tutto l'anno si prova, le cinque più adatte sono le titolari”.
Come vivete la scarsa attenzione dei media? Non vi dà fastidio che si parli più delle categorie minori calcistiche che di voi?
“Dà fastidio. A noi non danno alcun risalto. Una medaglia mondiale. Otto ore di allenamento al giorno, lontananza da casa. Tanti sacrifici poco riconosciuti”.
Quando torni a casa?
“A Natale, a Pasqua e dopo le gare importanti”.
(nella foto, Marinella in gara ai campionati mondiali di Budapest)
I genitori e tua sorella come vivono questa situazione?
“Sentono la mia mancanza, specie mia sorella più piccola. Sono una che quando c'è si fa sentire, fa rumore”.
Problemi con la lingua all'estero?
“Ci sono tecnici e coordinatori, ma sto perfezionando il mio inglese”.
Perché due cellulari?
“Ho due cellulari per essere più facilmente raggiungibile”.
Gli allenatori più importanti?
“Cecilia Delfini, la mia allenatrice a Monopoli. A livello nazionale Manuela Maccarani”.
Partirai titolare ad Atene?
“Dovrei essere titolare. Lo sono stata finora”.
Cosa ti manca di qui?
“La famiglia e gli amici”.
Le compagne di squadra sono tue coetanee?
“Sì, siamo tutte tra i sedici e i diciotto anni”.
In amore come va?
“È dura avere un ragazzo, non ti aspetta nessuno a casa. Ci vuole pazienza perché sono sempre fuori”.
Sinceramente, ti senti più molfettese o giovinazzese?
“Più giovinazzese perché ho sempre vissuto a Giovinazzo, ma i miei sono di Molfetta, come tutti i parenti. Eppoi a Molfetta ho gli amici di scuola”.
Ci sono strutture o società, qui da noi, per fare ginnastica a livello agonistico?
“Iris Giovinazzo e Astra Molfetta, ma per farla a certi livelli bisogna andare fuori. Al Sud è quasi impossibile, anche perché se vai in nazionale loro vogliono che ti segua gente competente”.
La preparazione olimpica cosa prevede? Gare? Allenamenti?
“Ogni fine settimana abbiamo esibizioni e gare internazionali. Ai primi di dicembre saremo a Spoleto, Velletri, Amsterdam. A Natale a casa. Viaggiare sempre è dura”.
Chi sceglie la musica per gli esercizi?
“Decidiamo insieme. Alle Olimpiadi adotteremo per l'esercizio coi nastri la colonna sonora del film “Speed”, mentre per quello con cerchi e palle “Il principe d'Egitto”.
E a te quale musica piace?
“Mi piace ascoltare quella commerciale”.
(nella foto, Marinella con il tecnico federale Pietro Natalicchio)
Il tuo idolo?
“Una ginnasta russa, Irina Tchashina, 21 anni. E' già
per questa disciplina. La campionessa mondiale è Alina Kabaeva”.
Quali sono i criteri che le giurie usano per assegnare i punti?
“I giudici si esprimono su tre valori: artistico, tecnico ed esecuzione. Ogni squadra decide il coefficiente di difficoltà della propria esibizione. Nel valore artistico, a Budapest, con l'esercizio con cerchi e palle abbiamo superato anche la Russia.
Quanto conta l'aspetto?
“Spesso guardano anche alla bellezza e alla pettinatura”.
E il peso del nome e della tradizione?
“Molto, motivo in più di orgoglio per questo successo dato che l'Italia non aveva mai raggiunto questi risultati”.
La tua specialità?
“Nel
faccio un passaggio particolare. Ci sono due cerchi sovrapposti, lancio il mio cerchio passando attraverso quello superiore. Faccio la capovolta e nel frattempo calcio quello di sotto, raccogliendo infine il mio. Quest'idea è venuta fuori casualmente, provando dei passaggi: nessuno credeva potessi fare una cosa del genere e invece poi è stata inserita nell'esercizio. Così ho guadagnato il posto da titolare”.
Ti piace girare il mondo?
“Sì, anche se solo il giorno dopo la gara siamo libere di muoverci un po' di più”.
Il futuro?
“Ho tante idee, ma niente di sicuro. Dopo i Giochi sarà difficile trovare motivazioni per continuare. È impossibile raggiungere le Olimpiadi del 2008. Molte ex atlete alla fine della carriera insegnano o diventano istruttrici”.
Hai mai pensato di lasciare in questi anni?
“Tante volte, specie prima delle gare, perché è davvero dura”.
E dopo?
“La Federazione ha stipulato una convenzione con l'Aeronautica, cosicché gareggiando non per una società ma per l'Aeronautica ci si possa avviare ad una carriera militare. Ma la mia vera aspirazione sarebbe ballare in tv. E nel tempo libero invece fare ancora ginnastica ritmica. Da piccola, invece, il mio sogno era fare l'attrice”.
Cosa dovrebbe spingere una ragazzina a iniziare a fare ginnastica ritmica?
“Solo se si ha spirito di sacrificio, senza pretendere di avere in cambio qualcosa, si può iniziare. Per passione. Non abbiamo ingaggi, solo borse di studio annuali, cifre basse”.
Da quanto tempo sei a casa?
“Da fine settembre. È il periodo più lungo”.
Cosa hai provato quando hai saputo della qualificazione olimpica?
“E' stata un'emozione unica, eravamo dietro le quinte a vedere l'esercizio della Bielorussia. Quando sul maxischermo abbiamo visto che il loro punteggio era inferiore al nostro siamo scoppiate a piangere, eravamo troppo contente.
Piangi?
“Certo, prima delle gare la tensione è forte. Poi soffro molto per la lontananza”.
Ci dici quali saranno gli esercizi alle Olimpiadi?
“Praticamente gli stessi dei Mondiali. Ogni esercizio dura 2 minuti e mezzo”.
La popolarità?
“Non molta in relazione ai risultati. In squadra non c'è una più brava, ognuna ha qualità diverse. C'è chi è più elegante, chi più mobile”.
Esistono raccomandate?
“Sì, ma al Sud è impossibile essere raccomandati. Ma più su ce ne sono… Inoltre al Sud non ci sono molte atlete, quindi è più difficile che emerga un vero talento”.
Sei la prima di queste parti che va in Nazionale?
“In Nazionale, che io ricordi, ce ne era stata solo un'altra, Giusy Ancona, ma solo per un anno. In Puglia, d'altronde, ci sono solo 4-5 società”.
Le “vostre” Olimpiadi in quali date?
“25-28 agosto”.
Ti strappiamo una promessa, o almeno ci proviamo: scriverai per “Quindici” una specie di diario da qui ad Atene e durante i giorni della gara?
“Ok, accetto con piacere!”.
L'inno nazionale lo cantate?
“Certo, l'hanno imparato anche alcune di noi che non lo sapevano”.
Michele Bruno Eugenio Tatulli
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