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MAREMOTO – ESCLUSIVA. Lorenzo racconta: ho portato via la bambina dalla culla un attimo prima che l'onda distruggesse la vetrata della stanza
L'esperienza di una famiglia molfettese in vacanza nel sud est asiatico
15 gennaio 2005
“Ci trovavamo nell'atollo di Halimatà, al centro delle isole Maldive, un atollo non più grande della nostra villa comunale. Alloggiavamo in un bungalow a circa 4-5 metri dalle spiaggia: era quello più esposto all'oceano, gli altri trovandosi nell'interno, infatti, sono stati solo marginalmente colpiti dalla furia dell'onda anomala. Saremmo dovuti partire il 3 gennaio, invece all'ultimo momento si sono liberati dei posti; quando si è scatenata la catastrofe mancavano soli 2 giorni al nostro ritorno in Italia. Eravamo lì nel pieno della catastrofe”. Comincia così il racconto – in esclusiva a “Quindici” - della famiglia Mitolo, (Lorenzo, la moglie Annapaola e la piccola Camilla di 2 anni) in vacanza alle Maldive, coinvolta nel disastro del maremoto Tsunami e dei suoi momenti di terrore e paura. “Erano le 10 del mattino secondo il fuso maldiviano, le cinque in Italia – ricorda ancora terrorizzata la signora Annapaola -. Stavamo tutti dormendo io. Fin dall'arrivo alle Maldive, Camilla aveva sconvolto i nostri regolari orari di vita, perciò andavamo a dormire verso le 3-4 di notte e ci svegliavamo puntualmente la mattina all'una. A un tratto l'onda si è infranta contro il nostro bungalow con la sua potenza e ha distrutto la vetrata dell'ingresso. Le schegge di vetro ci avrebbero sicuramente colpiti se, per un caso fortuito, il rumore della mareggiata non avesse destato mio marito dal sonno”. “Sì ero appena sveglio e mi sono accorto che entrava acqua dalla porta scorrevole a vetri, l'ingresso della veranda che si trovava proprio di fronte alla spiaggia – interviene Lorenzo -. Ho capito che c'era un pericolo, ma non avevo ancora immaginato di cosa si trattasse. Ho svegliato mia moglie, ho cercato di portare lei e mia figlia al riparo, fuori dal bungalow. Nel frattempo è crollata la vetrina e mi sono gravemente ferito ad un piede e l'acqua ha inondato tutta la stanza. Sanguinante sono tornato nel bungalow per recuperare le nostre cose, anche perché la massa d'acqua per qualche attimo si era ritirata, ma subito dopo sono stato sbattuto da una parte all'altra della stanza. Per cinque minuti il livello dell'acqua è rimasto costante a un livello di circa 60 cm durante i quali tutto nella stanza galleggiava: vetri, vestiti, valigie, giocattoli. L'intera struttura in legno, la terrazzina, la vetrata d'ingresso: in un attimo tutto distrutto”.
Cosa è accaduto agli altri che villeggiavano nell'isola?
“Nessuno era andato in spiaggia perché molti avevano sentito il terremoto che c'era stato verso le 5 del mattino, neanche immersioni, snorkling, surf – dice Annapaola. L'isola era in agitazione prima ancora che si scatenasse la catastrofe. La maggior parte delle persone si trovava al ristorante a fare colazione. Anche i subacquei fortunatamente non si trovavano sulla barca, ma sul pontile aspettando un collega. Poi abbiamo visto una signora che si trovava sempre sul pontile ed è stata travolta: per fortuna è riuscita a salvarsi aggrappandosi alla prua di una barca”.
Non c'è stato nessun morto nell'isola?
“No, solo alcuni feriti – precisa Lorenzo. Fortunatamente c'era un medico ginecologo primario, che ha medicato tutti i feriti; me compreso. Dopo essermi ferito al piede avevo perso molto sangue e quel medico mi ha cucito a crudo, senza anestesia cinque punti: è stato dolorosissimo”.
Cosa è accaduto subito dopo?
“Subito dopo la medicazione, ho raggiunto la mia famiglia al centro dell'isola, dove avevano riunito tutti i villeggianti in un campo da calcio, considerato il punto più alto e quindi il più riparato. Dalle ultime notizie i maldiviani avevano saputo che c'era stata un'altra scossa di assestamento che avrebbe prodotto un'altra onda, intanto distribuivano salvagenti, canoe e legavano corde agli alberi in modo che non fossimo risucchiati dall'onda”. Col passare delle ore il panico, comincia a dilagare. “Tra noi c'erano circa 50 bambini. Tutti gli adulti cercavano, per quanto possibile, di mantenere la calma per non spaventarli – continua Annapaola -. Se fosse arrivata un'altra onda, com'era stato annunciato, in quello stato non sarei mai riuscita ad aggrapparmi alle corde e contemporaneamente a salvare mia figlia. Ci hanno fatto rimanere lì fino alle 18 circa, solo a quell'ora è arrivata la smentita. Poi per le notti seguenti ci hanno trasferiti in un altro bungalow sulla parte dell'isola ancora intatta. Ma la spiaggia non era più la stessa, era tutto distrutto, il mare sporco”.
Le notizie erano scarse e contraddittorie, le linee di comunicazione interrotte, quando avete compreso la gravità dell'accaduto?
“Gli stessi maldiviani erano sconcertati. Non arrivavano notizie neanche dalle altre isole, solo a serata inoltrata siamo riusciti a vedere un telegiornale. Inizialmente ero ancora assonnata e non capivo cosa stesse accadendo, poi iniziai ad avere veramente paura, soprattutto per Camilla. Subito dopo la catastrofe sono riuscita a chiamare casa, ma poi non è più stato possibile comunicare se non tramite sms: le linee di comunicazione erano interrotte. Nei giorni seguenti continuavano a dirci che sarebbero venuti a prenderci a momenti. E intanto passavano gli elicotteri dei giornalisti che riprendevano le tragiche scene del maremoto e noi restavamo per ore in una vana attesa di soccorso. Anzi, dopo due giorni, ci avevano detto che ci avrebbero portati via, invece quando è venuto un elicottero, ha caricato dai vari atolli solo i vip: Emilio Fede, i calciatori Maldini e Inzaghi e altri “raccomandati”, senza prestare nessun genere di soccorso. Era tutto un punto interrogativo, nessuno sapeva nulla. Solo mia sorella era riuscita a contattare un assistente del Centro Operativo Interforze di Roma che ci aveva comunicato quando saremmo dovuti partire”. “In quella situazione ci siamo sentiti uno più vicino all'altro, ci aiutavamo a vicenda – prosegue Lorenzo – soprattutto per non spaventare i bambini, che hanno pensato a un grande gioco: in questo gli animatori sono stati molto bravi. Poi ci hanno caricati su un aereo irlandese e ci hanno portati a Roma. E l'incubo è finito. Anche se continua nei sogni: mia moglie ogni notte rivive quelle scene di terrore e da qualche tempo anch'io ho incubi notturni. Forse solo adesso riesco a rendermi conto di essere stato fortunato. Anzi miracolato”.
Maria Teresa de Palma
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