Unta con l’incenso di salcicce, wurstel, carne di maiale e kebab. Non è più tempo dei classici chicchi d’incenso, del loro dolce profumo dal turibolo. La Madonna dei Martiri, prima di ritirarsi in Basilica, ha dovuto attraversare l’inferno puzzolente delle bancarelle sul Viale dei Crociati. Indignazione dei fedeli al sacrilegio compiuto alla loro patrona, che forse in quel momento avrebbe davvero potuto prendere il trolley e andar via. Quindici ha ricevuto due lettere (la prima del 12 settembre, la seconda del 30) su questa scandalosa situazione, che pubblichiamo di seguito. «Sono una devota cittadina della Madonna dei Martiri, particolarmente legata alla festa patronale per i ricordi di famiglia e per la fede. Ho visto passare la Madonna all’uscita tra le bancarelle del Viale dei Crociati che continuavano a far fumo e ad arrostire, ma ricordo che 30-40 anni fa il viale era libero e avanti alla processione pulivano la strada i netturbini. Alla ritirata è successa la stessa cosa. La Madonna è passata tra il fumo di hot dog, panini, salcicce, carne, ecc. ed è stato un vero e proprio sacrilegio. Un vero schifo. Tanti anni fa, invece dell’attuale porcheria, erano parcheggiate le auto che suonavano i clacson in segno di gioia, si pregava e si cantava con fede, ciò che manca oggi, soprattutto la fede pestata dagli interessi di pochi e dalla voglia di far cassa. Come mai quelle bancarelle erano ancora sul Viale dei Crociati? Non sarebbe stato opportuno liberare completamente il viale da qualsiasi bancarella il giorno della ritirata? Non si stratta di fare polemica, ma di reclamare il rispetto che le varie istituzione (dagli uffi ci comunali al Comitato Feste Patronali) devono ai cittadini, che pagano le tasse e l’obolo per la festa, alla fede di ognuno e, soprattutto, alla Madonna. Passi pure che la devozione popolare ci porta a trasformare la processione, già da via Madonna dei Martiri, in una casciara napoletana, ma è inaccettabile essere zittiti dalle musiche delle giostre e degli ambulanti proprio quando si vorrebbe pregare e dedicare un pensiero a Maria. A un certo punto, di fronte alle lamentele sempre più insistenti dei fedeli in processione e ai bordi della strada, i portatori (o chi per loro) hanno accelerato l’andatura per salvare la Madonna (o la faccia), rischiando di investire qualche malcapitato, e alcuni del comitato si sono avvicinati a pochi ambulanti per farli spostare. Il fumo puzzolente ha fatto il resto, profumando la statua della Madonna. Non è andata meglio nemmeno quando il vescovo ha benedetto i cittadini raccolti sul sagrato e nella piazza antistante la Basilica. Mentre parlava, una specie di “nube tossica da carne arrostita” si è addensata prima su noi fedeli, poi ancora una volta sulla Madonna, con ulteriori lamentele. La fi era e la fede hanno lasciato il passo al denaro e al commercio, allo spreco e all’illegalità, al mercimonio, all’assenza di rispetto per la devozione. Restituiamo un senso a questa festa. C’è molto di cui vergognarsi, qui a Molfetta». «Egregio direttore, spero di trovare ospitalità sul suo giornale, per esprimere ai fedeli della città di Molfetta e della diocesi, il mio personale disappunto, peraltro condiviso da moltissimi amici e conoscenti, sulla conduzione e gestione della processione di rientro alla Basilica della nostra amata e venerata statua della Madonna dei Martiri. Defi nirei scandaloso, al limite del blasfemo, l’umiliazione che i fedeli sono costretti a subire nel vedere così pesantemente bistrattata la sacra immagine, specie nel tratto fi nale della processione, cioè quello che da via Madonna dei Martiri s’immette nel Viale dei Crociati. Appena imboccato il viale, la processione prende a snodarsi in modo caotico, discontinuo ed intermittente tra due fi le di gazebo, camioncini e spaccio di vivande che susseguono ininterrottamente per tutto il viale. Incuranti della sacralità di quel momento processionale, continuano nella più assoluta indiff erenza ad off rire agli astanti qualsiasi tipo di alimento cotto o crudo, tra nuvoloni di fumo d’arrosto, suoni e luci accecanti. La processione in questo tratto si sfi laccia, procede a tratti, gli accompagnatori s’incrociano con gente festosa, distratta da altri motivi, mancano le transenne, quella atmosfera di raccoglimento e preghiera si disperde in un caos di voci, musiche e fumo. Le postazioni di spaccio vivande le trovi in ogni dove, anche sulla piazza prospiciente la Basilica. Infatti, un camion di dimensioni enormi copre per intero la facciata della Basilica, occupando lo spazio antistante per la sistemazione di tavoli adibiti al consumo. Domanda: i fedeli dove li sistemiamo? Capisco la necessità di rientrare nelle spese, ma c’è un limite a tutto, non si può barattare la sensibilità religiosa dei cittadini al solo scopo di raccogliere quattrini che magari saranno utilizzati anche per spese inutili (vedi: gara fuochi pirotecnici, luminarie accese oltre i tre giorni, ecc.). Non si può trasformare la festa della Santa Patrona in una sagra della salsiccia e del panino imbottito. Invito il comitato organizzatore della festa a provvedere per il futuro e restituire dignità religiosa a questa peraltro bellissima festa. La ringrazio anticipatamente. I cittadini» Contrariato anche padre Giuseppe Tomiri, rettore della Basilica, che condivide le lamentele dei cittadini e invita le istituzioni competenti a garantire l’ordine e la precisione dello svolgimento (anche con transenne lungo il Viale dei Crociati), come accade per i santuari più importanti di tutta Italia in occasione delle varie feste e ricorrenze religiose. Perciò, «sarebbe opportuno concentrare bancarelle e giostre in un’altra area - ha spiegato padre Giuseppe - lasciando intatta l’area sacra della Basilica», cercando anche di valorizzarla con un vero e proprio piano di rilancio a livello mediatico per le sue tradizioni religiose e la sua storia. Molti santuari e chiese dedicanti ai santi, anche fermandoci alla sua Puglia, hanno goduto di una riqualifi cazione strutturale e logistica. Per Molfetta basterebbe, ad esempio, rivitalizzare l’Ospedaletto dei Crociati e ripulire dalla sporcizia tutto il viale dei Crociati o ancora approntare un progetto per una nuova aula liturgica, come accaduto a San Giovanni Rotondo. Purtroppo, la Basilica ha perso una delle più belle vedute panoramiche di Molfetta e della Puglia per la realizzazione del nuovo porto: cancellato lo scorcio sull’orizzonte da una montagna di pietre alta quasi 4 metri (senza dimenticare l’inquinamento atmosferico e acustico quando saranno attivati i primi servizi portuali). La questione dei pass. A queste rimostranze, si sono aggiunte le proteste sull’accesso con pass per la messa d’in-coronazione celebrata dal cardinale Angelo Amato. Scelta dipesa dal voler garantire una maggiore sicurezza in Basilica (come già Quindici aveva spiegato, dopo aver sentito gli organizzatori), perché la presenza di due soli ingressi e l’affl uenza prevista numerosa avrebbero potuto intasare le pochissime vie di fuga e ostacolare qualsiasi operazione di primo soccorso, come lo stesso padre Giuseppe ha ribadito a Quindici. «“Da secoli in questi giorni a te dedicati, clero e popolo veniamo al tuo santuario a cantare la riconoscenza devota, a invocare la salvezza del tuo Figlio”. Queste sono alcune delle parole con cui si prega la Vergine Maria Regina dei Martiri di Molfetta nel nono ed ultimo giorno di novena. Peccato che quest’anno, il 7 settembre i fedeli devoti arrivati al santuario per prendere parte alla celebrazione dei vespri e dell’incoronazione del simulacro della Madonna dei Martiri abbiano trovato la basilica chiusa e sorvegliata da guardie giurate che permettevano l’ingresso solo a persone munite di pass. Alcune vecchiette, che ogni sera hanno partecipato al solenne novenario, come per una vita intera, sono dovute andare via perché ormai stanche di aspettare dietro il portone di una chiesa semivuota (per il ritardo dei fedeli muniti di pass), in cui comodamente “clero e popolo con PASS” partecipavano alla preghiera presieduta dal Cardinale Amato. Nei momenti iniziali è stato necessario anche chiudere completamente le porte della chiesa perché le proteste degli “esterni” disturbavano lo svolgimento del rito interno. E’ giusto che per entrare nella casa di Dio ci sia bisogno di un pass soprattutto quando si tratta di celebrazioni che ciascun molfettese sparso nel mondo attende ansiosamente per un anno intero? Altro elemento importante è stata l’assenza di informazione. La gente avrebbe dovuto sapere prima di arrivare in Basilica (il molfettese devoto ci arriva a piedi) che l’accesso sarebbe stato possibile solo con pass. Tutta la cittadinanza era invitata, ma ... a stare fuori. Sicuramente per motivi di sicurezza si sarebbe dovuto garantire un certo ordine interno; questo non signifi ca impedire l’accesso ai comuni fedeli che come ogni anno partecipano all’incoronazione della loro Madonna dei Martiri, ma permettere l’ingresso fi no ad un certo numero. E’ questa la Chiesa del futuro? Una chiesa chiusa ai “senza pass”? Una chiesa “casta” non signifi ca chiusa ma pura. Forse la preghiera andrebbe modifi cata così: “Veniamo al tuo santuario con PASS”» Questa la lettera (datata 8 settembre) che critica la scelta dei pass, ma anche la poca informazione in merito. «Per la particolarità dell’evento abbiamo riservato alcuni posti al Comitato Feste patronali, agli armatori, ai gruppi di preghiera, anche all’Ordine secolare francescano (OFS)», ha aggiunto padre Giuseppe, spiegando a Quindici che non sarebbe stato opportuno celebrare l’incoronazione sul sagrato e sulla piazza antistante la Basilica perché si sarebbe incappati nella stessa imbarazzante situazione della ritirata, con il rumore delle giostre e le bancarelle che già aff ollavano il Viale dei Crociati e parte dell’area viciniora la Basilica. È anche vero che il pass ha evitato atti di prepotenza per l’accaparramento di un posto, evento comunque accaduto a scapito di un gruppo di suore, che, allontanatesi dal loro posto per salutare il cardinale, lo hanno trovato occupato da altre persone.