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Lutto nel giornalismo italiano: è morta Oriana Fallaci La grande scrittrice esempio di anticonformismo e libertà
15 settembre 2006

FIRENZE - Oriana Fallaci (foto) è morta nella notte presso al casa di cura Santa Chiara a Firenze, dove era ricoverata da una settimana sotto il più stretto riserbo. Aveva 77 anni. Soffriva di un cancro al polmone. Le esequie della scrittrice, per sua espressa volontà, si svolgeranno in forma strettamente privata. Sarà sepolta nel cimitero evangelico degli Allori, in via Senese a Firenze, dove si trova la tomba di famiglia. Giornalista d'assalto, intervistatrice di “grandi firme”, polemista anti-Islam, scrittrice di best-seller: in un paese come l' Italia, che tiene ancora rigorosamente distinti letteratura e giornalismo e che solo in anni recenti ha visto il fiorire di figure di intellettuali-star, grazie alla diffusione dei talk-show televisivi, Oriana Fallaci ha rappresentato un “caso”. Toscana purosangue, con la sua forte personalità e i suoi modi spicci la Fallaci è stata la prima donna in Italia ad emergere in un terreno tradizionalmente occupato dagli uomini. Esplicita e sincera fino all'esibizionismo, ha interpretato sia il giornalismo che la vita con forte spirito d' avventura, documentando alcuni dei più importanti conflitti e insurrezioni tra gli anni '60 e '70, ma anche, benché dietro lo schermo della finzione letteraria, vicende personali. E quando è passata alla narrativa è diventata in breve tempo la scrittrice italiana contemporanea più letta nel mondo. Nata a Firenze nel 1930, la Fallaci esordì non ancora diciassettenne come cronista di un quotidiano fiorentino per poi passare all' Europeo. Qui si occupa di attualità e costume e a questa fase appartengono i suoi primi libri: “I sette peccati di Hollywood” (1957), “Il sesso inutile, viaggio intorno alla donna” (1961), il romanzo “Penelope alla guerra” (1962) e “Gli antipatici” (1963). L' impegno nel giornalismo cresce negli anni successivi proporzionalmente all'importanza dei temi trattati. La Fallaci si misura con eventi come la conquista della Luna (tema del libro “Se il Sole muore”, 1965) e con la guerra in Vietnam: “Niente e così sia”, 1969, è il libro con cui vince il suo primo premio Bancarella e rivela le sua qualità di corrispondente consolidando la sua fama internazionale. Negli anni seguenti continua a recarsi in Vietnam, seguendo le battaglie più sanguinose e distinguendosi per il coraggio. Si occupa anche, sempre per “L'Europeo” e poi per “Il Corriere della Sera”, dei conflitti indopakistani e mediorientali e delle insurrezioni in America Latina, rimanendo gravemente ferita nel massacro di Plaza Tlatelolco a Città del Messico (1968). E' questo anche il periodo delle sue celebri interviste con capi di stato e leader politici, da qualcuno giudicate a tratti insolenti, da altri fino troppo addomesticate, ma che restano comunque un modello nel genere più difficile del giornalismo: particolarmente noti e riusciti i suoi "faccia a faccia" con Henry Kissinger, Nguyen Van Giap, Golda Meir, Ghedafi, Khomeini, Deng Xiao Ping che confluiscono nel libro "Intervista con la Storia" (1974). Il suo passaggio alla narrativa, la cui vocazione covava chiaramente anche nello stile dei reportage, viene premiata dal pubblico di tutto il mondo. I suoi romanzi (“Lettera ad un bambino mai nato”, 1975, 40 edizioni solo in Italia; “Un uomo”, 1979, premio Viareggio; “Insciallah”, 1990, superpremio Bancarella) vengono tradotti in 30 paesi (tra cui Giappone, Cina, Thailandia, paesi arabi), vendono milioni di copie e scatenano puntualmente polemiche culturali e non solo. Che sono solo l'antipasto di quello che accadrà per l'ultima, colossale battaglia della Fallaci, quella contro l'Islam inaugurata dal caso editoriale italiano degli ultimi anni, “La rabbia e l'orgoglio”, rielaborazione di un intervento apparso sul “Corriere della sera” all'indomani dell'11 settembre, e proseguita con altri due libri. Il suo stile, enfatico e magniloquente secondo i critici più spietati, piace al pubblico e d'altra parte corrisponde, nel bene e nel male, ai tratti della sua personalità. Il pubblico apprezza gli accenti sinceri delle sue confessioni anche quando il confine della retorica sembra essere superato, ma i critici di professione non le conferiscono mai la definitiva patente di “scrittrice”. Lei se ne rammarica, ma lo fa senza conveniente diplomazia: ancora qualche anno fa, ricevendo un premio in Francia, aveva detto: "In Italia la gente mi ama, ma quelli che pretendono di dire cosa deve o non deve piacere mi amano molto meno". Qualcuno le aveva rimproverato anche l'eccessivo gusto per la spettacolarizzazione dei propri casi personali: gli incidenti in guerra, l'amore per Panagulis, la malattia. Ma era inevitabile che un carattere indomabile come il suo “personificasse” anche la sfida dell' ultimo, tragico “faccia a faccia”. UN MITO DEL GIORNALISMO Oggi è un giorno di lutto per il giornalismo italiano, onoriamo la memoria di una donna e di una collega di valore, che ha rappresentato, con Indro Montanelli, un mito del giornalismo italiano del '900, anche se negli ultimi anni non abbiamo condiviso alcune sue battaglie e abbiamo dissentito sul suo accanimento contro l'Islam e la sua sterzata su posizioni ultraconservatrici, che comunque rispettiamo perché sincere e soprattutto autonome e libere. Oriana poteva anche sbagliare, ma ha sempre sbagliato da sola, col grande coraggio noto a chi l'ha conosciuta, contrariamente a chi scrive a comando o per convenienza in un dilagante opportunismo di basso livello e di infima qualità che si sta diffondendo negli ultimi tempi. Oriana è stata anticonformista sempre, non ha mai cercato il consenso universale, ma ha scritto con passione quello che pensava, con quel linguaggio duro, fuori dai denti anche quando è stata attaccata violentemente, non si è piegata al perbenismo e al pensiero dominante. E come tulle le grandi figure ha suscitato grandi amori e grandi odi. Addio Oriana, ci mancherai, anche quando abbiamo dissentito polemicamente, sei stata sempre un modello a cui ispirarsi per la grande libertà che hai avuto nel tuo lavoro. Grazie Oriana, per tutto quello che hai insegnato a tutti noi e ora il tuo spirito indomito e ribelle, riposi in pace. Felice de Sanctis
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Ecco chi era Oriana Fallaci nel ricordo di importanti persoanlità della politica. Non si può offendere il ricordo di una donna che, pur nelle contraddizioni della parte finale della sua vita, resta una figura di primo piano di coraggio e onestà. Anche io non condivido le sue ultime battaglie contro l'Islam, ma questo non toglio che è stata una delle protagoniste di primo piano del '900 e una grande giornalista e scrittrice. GIORGIO NAPOLITANO, presidente della Repubblica: «Scompare con Oriana Fallaci una giornalista di fama mondiale, autrice di grandi successi editoriali, appassionata protagonista di vivaci battaglie culturali, ammirevole nella strenua lotta contro il male che l'aveva colpita». FAUSTO BERTINOTTI, presidente della Camera: «Nell'apprendere la notizia della scomparsa di Oriana Fallaci, illustre personalità della letteratura e del giornalismo italiano e protagonista del dibattito culturale sui temi del mondo contemporaneo, esprimo a voi tutti i sentimenti del profondo cordoglio mio personale e di tutta la Camera dei deputati». FRANCO MARINI, presidente del Senato: «Scrittrice e giornalista di indiscusso valore, grande protagonista della cultura italiana degli ultimi decenni, osservatrice attenta della realtà contemporanea». ROMANO PRODI, presidente del Consiglio: «Avevo avuto anche nei giorni scorsi la notizia della vicinanza della fine. Devo dire che molte delle analisi degli ultimi libri non mi trovano d'accordo, ma sono state sempre analisi acute che ci hanno obbligato a pensare. Ma adesso credo si debba soprattutto pensare al cordoglio e alla partecipazione al dolore». LEONARDO DOMENICI, sindaco di Firenze: «Con Oriana Fallaci scompare una delle personalità di primo piano della cultura e del giornalismo, una fiorentina illustre». WALTER VELTRONI, sindaco di Roma: «Con Oriana Fallaci se ne va una giornalista coraggiosa, una scrittrice libera. Le sue interviste e i suoi reportage hanno aiutato generazioni di italiani a comprendere i fatti del mondo, a conoscerne le storie». PIER FERDINANDO CASINI, leader dell'Udc: «Oriana Fallaci è stata la più grande giornalista italiana dell'ultimo secolo. Una donna straordinaria, una scomoda testimone dell'Occidente e dei suoi valori». FRANCESCO RUTELLI, leader della Margherita: «Oriana Fallaci va ricordata per essere stata una donna appassionata, ma soprattutto una grandissima scrittrice. E di fronte all'arte, alla grande letteratura, le idee politiche o anche le invettive sono un elemento costitutivo ma non possono essere qualcosa che ci fa dimenticare la grandezza dell'artista». PIERO FASSINO, segretario dei Ds: «Ha sempre dato tutta se stessa nella professione, nelle battaglie culturali in cui credeva e nella lotta contro la malattia che da anni la opprimeva. Anche quando non si condividevano le sue idee le si riconosceva coraggio intellettuale e sincerità umana». VANNINO CHITI, Vannino Chiti, Ministro per i rapporti con il Parlamento: «Esprimo cordoglio per la scomparsa di Oriana Fallaci, una giornalista e una scrittrice di grande valore, una donna di grande forza, impegnata sui temi civili e politici del nostro tempo». DARIO FO, premio Nobel: «Davanti alla morte è sempre un dispiacere, ma sul piano delle idee e del modo di concepire la politica resta un profondo disaccordo». DARIO FRANCESCHINI, presidente del gruppo dell'Ulivo della Camera: «È scomparsa una donna straordinaria e una delle più grandi firme del giornalismo italiano di tutti i tempi».


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