Lunedì la gara per l’affidamento della gestione della piscina comunale di Molfetta. Perplessità per una concessione lunga un quarto di secolo: i rischi di danni alle finanze pubbliche
La piscina comunale distrutta dai vandali
MOLFETTA - Lunedì nella sede comunale di La Mascotella ci sarà la seduta pubblica della gara d'appalto finalizzata alla verifica della documentazione amministrativa delle domande di partecipazione per l’affidamento della piscina di Molfetta, attualmente vandalizzata (inspiegabilmente non si è voluto mai accertare le responsabilità, facilmente attribuibili, per questi danni).
Occorreranno opere di ristrutturazione, adeguamento normativo e migliorie funzionali di un impianto in abbandono e vandalizzato.
Il sindaco Minervini quasi novello Mosè si autoesalta come sempre e continua nell’attribuirsi la rinascita di Molfetta, della quale lui e lui solo poteva essere l’artefice, secondo l’egolatria dominante. «Un altro risultato della rinascita di Molfetta. Dopo il Pulo anche le rovine della piscina – il suo commento - saranno oggetto di intervento di rinascita. Ad ottobre l'amministrazione Minervini riunisce la commissione per l'aggiudicazione dell'appalto. Entro novembre si avrà il nuovo concessionario e partiranno i lavori sui resti del disastro piscina. Sarà una ulteriore rinascita».
Quello della piscina comunale, è un appalto di elevata complessità e notevole valore economico. Tra le altre cose prevede la realizzazione di opere edili (rifacimento del rivestimento esterno in mattoncini e fasce rivestimento in rame, sostituzione infissi interni ed esterni, revisione pavimentazioni interne ed esterne e delle piastrelle di rivestimento interne, tinteggiatura interna ambienti); ma anche opere strutturali con interventi di manutenzione della copertura in legno, degli impianti tecnologici, e più in generale di tutti gli impianti, compresi quelli idrici, quelli per la produzione di acqua calda sanitaria a pannelli solari termici, per il riscaldamento degli ambienti, per la produzione di energia elettrica, di filtrazione, e degli impianti elettrici.
La stima dei lavori ammonta a circa 900mila euro. Il comune si impegna ad intervenire con un contributo di 300mila euro, come contributo straordinario, in quattro rate. Tutto il resto sarà a carico del gestore che dovrà versare al Comune un canone annuo di 5mila euro ma potrà contare su una gestione lunga 25 anni.
Ed è proprio la durata dell’appalto a suscitare perplessità: 25 anni sono troppo lunghi e questo comporta dei rischi per le finanze pubbliche, già disastrate dalla precedente gestione, che, secondo l’accusa dell’ex sindaco Paola Natalicchio, non avrebbe pagato i canoni, le utenze e non avrebbe provveduto alla manutenzione ordinaria: perciò è stato rescisso il contratto e poi si è sviluppato un contenzioso giudiziario.
Affidare per 25 anni, un quarto di secolo, condizionando perfino le prossime 4 amministrazioni comunali (ma forse, perché Tommaso Minervini pensa di restare sindaco per 5 lustri?), ci pare eccessivo e assolutamente improponibili visti i risultati negativi e i fallimenti del passato.
Sarà ancora una volta una partita a rischio del bilancio pubblico, sul quale graveranno eventuali inadempienze? C’è il rischio di rincorrere i gestori in infiniti e costosi contenziosi (non potendo rescindere i contratti), senza essere sicuri di recuperare le somme perdute. Non ci sembra una scelta oculata dal punto di vista economico e della gestione amministrativa con i soldi dei cittadini. Un termine più breve avrebbe permesso di rivedere i contratti e di cambiare gestore in caso di necessità. Cosa ne dicono le opposizioni di sinistra? Quelle di destra non ci sembra attraversino un buon momento vivendo una fase di confusione e di divisione al loro interno, con alcune componenti che pensano già di emigrare verso i nuovi padroni, quelli della Lega nordista di Salvini in cambio di candidature alle regionali.
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