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Locali per soli uomini, un libro di Francesca la Forgia: poche donne nei centri di comando
15 dicembre 2014

Locali per soli uomini è, come recita il sottotitolo stesso, un viaggio nella rappresentanza di genere in Italia, ed è scritto da una donna, Francesca la Forgia, avvocata e scrittrice, che a lungo si è impegnata a favore di questo tema. Nel corso della serata, svoltasi l’11 novembre presso la sala Finocchiaro, dei brani scelti dal libro sono stati interpretati dalla talentuosa lettrice mimica e ballerina Elisa Barucchieri. A prendere per prima la parola nella conversazione con l’autrice, Alina Gadaleta Caldarola, Presidente della Consulta Femminile di Molfetta, che ha giudicato l’opera un bel libro, difficile ma che fa documento. “Il titolo”, spiega Alina, “indica i vecchi pub inglesi vietati alle donne e riguarda anche i luoghi decisionali prettamente maschili, per i quali si auspica un riequilibrio di genere. È un argomento senz’altro scomodo, ma reale se si guarda alla scarsa presenza delle donne in alcuni, troppi, comuni. “Locali per soli uomini” è composto da otto brevi capitoli: il primo è dedicato a Molfetta, più precisamente al caso del 2008, che ha dato luogo a tutta una serie di ricorsi, quando la giunta di centrodestra dell’ex sindaco Antonio Azzollini fu composta da dieci uomini, non rispettando l’articolo comunale che prevedeva che il sindaco si facesse garante della presenza sia maschile che femminile. Mentre nella seconda parte dello stesso capitolo, Francesca fa riferimento ad un dettato costituzionale, l’art. 51, che impone che vengano messe in atto tutte le azioni per assicurare la parità di genere. L’uguaglianza per potersi concretizzare” continua, “deve garantire la parità di presenze di uomini e donne nelle liste elettorali” e se le provincie non la applicano, non rispettano un dettato costituzionale. Ciò che Francesca desidera non è che le donne siano avvantaggiate, né che vengano considerate una fascia protetta, ma la parità numerica nelle liste che permette maggiore scelta e maggiore democrazia a favore delle competenze. Per quanto ci riguarda, nelle ultime elezioni abbiamo votato con la doppia preferenza che ha reso possibile un balzo in avanti, inoltre il nostro Sindaco ha permesso un riequilibrio di genere”. Betta Mongelli, Assessore alle Pari Opportunità, ha parlato di quanto il suo assessorato sia molteplice, rivolto al plurale contro ogni differenza di genere e a favore della libertà di partecipare e di amare. “L’impegno dell’associazionismo, in cui molte di noi operano, è un impegno difficile anche perché l’altro sesso ci guarda con timore dal momento che stiamo invadendo troppi campi. Nella scuola dobbiamo introdurre la coscienza del ruolo forte che noi donne possiamo svolgere; si devono inoltre aprire spazi nuovi, come Molfetta Accogliente, che lavorino sul disagio degli emigranti e in particolare delle donne”. Il Sindaco, Paola Natalicchio, si definisce compagna di strada di Francesca a partire dal 1994, quando il movimento studentesco attraversava un periodo di fioritura, ed entrambe erano accomunate dall’impegno politico. Nei riguardi del libro aggiunge: “Questo testo è stato in grado di fotografare gli snodi politici locali, regionali e nazionali. Ma mi chiedo, ci servono le leggi per farci spazio? Certo per il nostro consiglio comunale sono state positive, ma non credo siano sufficienti le sole leggi. Molfetta è un caso incredibile rispetto alla situazione italiana, la nostra giunta è la più rosa d’Italia in quanto composta per il 60% da donne e il restante 40% da uomini, ma è stata per me una scelta naturale perché avevo attorno dei talenti. Però questa giunta è circondata da un po’ di dissenso, è guardata con una certa sufficienza e quando partecipiamo alle cerimonie istituzionali la gente ci guarda come a dire: ma che sapranno fare? Talvolta sono le donne stesse ad avercela con noi. Eppure esiste una rete portentosa di femmine che cuce ogni giorno i bottoni di questa città. E sapete a cosa servono le donne in politica? A declinare delle scelte emarginate dagli uomini. Se gli uomini proponessero i temi riguardanti i bambini, le scuole, l’impiego femminile, se facessero nascere un centro antiviolenza, allora andrebbero bene. Ma non è così, basta vedere come il centro per i tossicodipendenti è stato trasferito a Giovinazzo per volere di una giunta maschile. Il reparto di pediatria a Molfetta sta per chiudere e questi sono temi per cui sono solo le donne a sbattere i pugni; le nostre battaglie sono quelle per i servizi”. Come da etichetta, a chiudere l’incontro è Francesca la Forgia che racconta sorridendo delle sue liti in questura per farsi chiamare avvocata, nel tentativo di convincere l’Accademia della Crusca a riscrivere un lessico di genere. Poi precisa: “Nel testo non parlo mai di quote rosa ma di equilibrio di genere e di come abbiamo imparato a costruirlo dal 2008 quando parlare di rappresentanza di genere era un problema molto serio. Ma non dimentichiamo che anche degli uomini si sono battuti affinché l’art. 51 entrasse in vigore. A me interessa che la costituzione sia applicata in toto perché a risentirne non sia la qualità della democrazia. Al contrario di ciò che ha appena detto il Sindaco, io non accetto che un gruppo di soli uomini amministri, anche se lo fa bene, perché così verrebbe reso ancora una volta invisibile il genere femminile”. Un’importante serata per valorizzare un testo pieno di valore che tocca un argomento complesso, spesso lasciato volontariamente in ombra.

Autore: Marianna Palma
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