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Liste civiche divise e nel panico a Molfetta: il centrosinistra non le vuole e il prezzo da pagare al sen. Azzollini sarebbe troppo alto. L'incognita Mancini
28 gennaio 2017

MOLFETTA - Le sei liste civiche di centrodestra a Molfetta sono divise e nel panico. Già Mariano Caputo non ha fatto mistero di volersi riavvicinare al senatore, che ricompenserebbe bene questo ritorno da figlio prodigo.
Ma anche qualche altro un pensierino l’ha fatto. E così la foto sorridente del gruppo di qualche tempo fa, è già da archivio.

Dopo la bufala di un incontro del Pd, mai chiesto e mai convocato, solo annunciato dalle civiche e smentito dal Pd, sicuramente diffuso da qualche media delle parrocchie amiche, per scompaginare i giochi e buttare benzina sul fuoco, i tammacchiani, si ritrovano con il trucco scoperto e così s’inventano un’inesistente compattezza, che, a loro parere, servirebbe a mettere in difficoltà il partito di maggioranza relativa.

Sicuramente all’interno del Pd c’è qualcuno disponibile da subito a un matrimonio con Tammacco (l’amico di sempre Piero de Nicolo). Ma Annalisa Altomare ha cambiato gioco, perché sa bene che con le civiche perderebbe ogni possibilità di candidatura a sindaco: a lei sarebbe sicuramente preferito Tommaso Minervini. Così la segreteria del Pd, a cui è legata, a questo gioco non ci sta.
Perciò le liste di centrodestra cercano di mostrare solidità e di smarcarsi, quando in realtà sono divise. Un gioco al ricatto, una partita d’azzardo veramente rischiosa per tutti.

Poi c’è la terza incognita Pasquale Mancini, anch'egli rimasto spiazzato, dopo che aveva annunciato un incontro con le liste civiche, contro i partiti tradizionali, dei quali, a suo parere i cittadini si sono stancati e puntano a una novità. Ma quale sarebbe la novità, il “ciambotto”  avariato (vedi foto) delle civiche, che più vecchio del vecchio non si può? La gente non vuole più i dinosauri alla De Nicolo e alla Minervini.

Ecco perché Azzollini gode di questa situazione di sfascio delle civiche, in quanto è sicuro (anche noi lo siamo) che andranno tutte a Canossa da lui (Pino Amato e figlio sono già lì scodinzolanti, come li ha rappresentati “Quindici” nella vignetta della rivista  mensile in edicola). Il senatore fingerà di accoglierle a braccia aperte, per dettare poi le sue condizioni, anche a Tommaso Minervini, il quale il passo a destra l’ha già fatto una volta e non si farebbe troppi scrupoli a rifarlo, pur di ottenere la nomination e soprattutto garantirsi l’elezione a palazzo di città.

Una vera confusione. E siamo ancora all’inizio di una campagna elettorale che si annuncia ricca di veleni e di falsi scoop, di veline diffuse dai media amici per confondere le acque, col rischio che i cittadini, stanchi di questi giochi da prima repubblica, finiscano per privilegiare il Movimento 5 Stelle, anch’esso diviso almeno in tre gruppi oppure potrebbe spuntare fuori un outsider che riesca ad aggregare consensi al di fuori delle stesse liste civiche, che civiche non sono, rigettando il ciambotto e altri pastrocchi del genere.

Insomma, in questa situazione il ballottaggio è certo, ma nessuno è sicuro di arrivarci.

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