Liberato dopo sette mesi anziano imprenditore di Molfetta in Venezuela
MOLFETTA - 26.8.2004
L'imprenditore Corrado Altomare Laforgia, di 79 anni (nella foto), di origine molfettese, è stato liberato ieri in Venezuela nello stato di Zulia, alla frontiera con la Colombia, sette mesi dopo essere stato rapito da una banda di delinquenti comuni. Lo hanno reso noto il capo della polizia militarizzata locale, generale Castor Perez Leal.
Altomare, 79 anni, ha costruito la sua fortuna sulla Navetur, una società di trasporto marittimo che conta su 200 catamarani operanti sul lago di Maracaibo, attorno a cui si trovano 4.000 pozzi petroliferi. E proprio davanti alla sede di Navetur, in località Puntica de Piedras, era stato sequestrato domenica 25 gennaio da un gruppo di uomini armati.
Conosciuto da tutti con il soprannome di “il papa buono” per il suo carattere mite, Altomare, padre di tre figli, si era adoperato moltissimo due anni fa per ottenere la liberazione del fratello Antonio, sequestrato da una banda di delinquenti comuni.
Data la dinamica del rilascio - Altomare è stato abbandonato dai suoi rapitori alla periferia della città con una banconota da 10.000 bolivares (circa cinque euro) per prendere il taxi - la stampa è certa che la famiglia abbia pagato un cospicuo riscatto. Secondo il quotidiano venezuelano "Panorama" la vicenda si è conclusa “al termine di negoziati in Colombia o in Spagna”.
L'imprenditore, che ha perso 15 chili durante la lunga prigionia, ha bussato alle 4 del mattino di ieri, stanco e con una lunga barba bianca, alla porta di casa sua, accolto dai familiari in lacrime.
Raggiante per il felice esito della storia, la figlia Elena ha affrontato i giornalisti sulla porta della stanza 259 della clinica Falcon dove Altomare è stato sottoposto ad esami medici, ed ha assicurato che “mio padre sta bene. Grazie a Dio i test cardiovascolari hanno dato buon risultato”.
Sulle trattative la donna si è mantenuta prudente, indicando solo che “non abbiamo mai parlato con lui” e che “quando chiedevamo prove che era vivo si procedeva con il sistema della domanda e risposta su questioni di attualità”.
Il console italiano a Maracaibo, Guido Bilancini, ha confermato che l'imprenditore “è ora a casa, in buone condizioni fisiche”. “Come tanti connazionali - ha aggiunto - Altomare è venuto dall'Italia, e più precisamente da Molfetta, a metà degli anni '50”.
“Il soprannome di "papa buono" - ha detto ancora Bilancini - gli viene dalla bontà che traspare dal suo sguardo, unita a una profonda fede religiosa”.
In un primo tempo si riteneva che gli autori del sequestro fossero guerriglieri colombiani sconfinati in Venezuela, ma il commissario Josè Sanchez, coordinatore del Comando unificato antisequestri (Cua) ha assicurato che si è trattato di una operazione della delinquenza comune.
Da parte sua il generale di brigata Castor Perez Leal, comandante del Comando regionale 3 (Core 3) dell'esercito, ha rivelato che “negli ultimi tempi avevamo compiuto numerose perquisizioni a Maracaibo: forse i rapitori si sono visti in difficoltà e per questo hanno accelerato il rilascio
E' stato lo stesso console italiano a Maacaibo, Guido Bilancini a confermare che l'anziano imprenditore è di origine molfettese: “Altomare ha riabbracciato la sua famiglia a Maracaibo che per molti mesi non aveva più saputo nulla di lui - ha detto Bilancini - e si è trasferito in una clinica per sottoporsi ad alcuni esami medici”.
La notizia della liberazione ha fatto il giro di Molfetta, dove Altomare ha ancora parenti e amici che hanno seguito con apprensione i lunghi mesi di prigionia dell'anziano imprenditore.
Lucrezia Pagano