MOLFETTA - Il sequestro probatorio dell’impianto di depurazione delle acque reflue del Comune di Molfetta e i reati contestati dalla magistratura riportano alla ribalta della cronaca i problemi di cattiva gestione dei reflui scaricati sul tratto di costa compreso tra i comuni di Molfetta e Bisceglie, da sempre denunciati da Legambiente.
A ponente della cittadina di Molfetta, infatti, sono scaricati in battigia i reflui provenienti dai comuni di Molfetta, Terlizzi, Ruvo, Bisceglie e Corato, depurati in 4 depuratori, rendendo di fatto scarsamente fruibile quel tratto di costa caratterizzato da un’altissima valenza paesistico ambientale. Il confine tra i comuni di Molfetta e Bisceglie è ancora oggi solcato da un fiume di liquami a cielo aperto visibile chiaramente sulla strada che porta a Madonna di Zappino. Quando piove, questa fogna a cielo aperto allaga le campagne e inquina le falde acquifere da cui attingono molti pozzi artesiani.
Legambiente da anni chiede l’attuazione dei programmi di riutilizzo dei reflui affinati in agricoltura e la conseguente dismissione degli scarichi in battigia. Le opere (tutte realizzate con finanziamenti pubblici) esistono e attendono solo di essere messe in esercizio.
L’avvio dell’esercizio degli impianti di affinamento annessi ai depuratori di Ruvo-Terlizzi e di Molfetta consentirebbe di evitare di scaricare i reflui a mare rendendo balneabile e pienamente fruibile il tratto di costa di ponente e consentendo, al contempo, di ridurre l’utilizzo di acqua pulita per l’irrigazione oggi prelevata dall’acquedotto civile e, in gran parte, dai pozzi artesiani, con conseguenze davvero gravi per i delicati equilibri idrogeologici della falda sottostante.
Per questi motivi, il circolo di Legambiente Molfetta chiede in una nota stampa «che siano resi pubblici i risultati delle analisi che vengono effettuate sul refluo scaricato in mare da tutti i depuratori che scaricano sulla battigia di ponente, che sia ripristinata la piena efficienza depurativa degli impianti, nel rispetto dei limiti
di legge, l’applicazione dei limiti allo scarico più restrittivi (si faccia riferimento a quanto previsto per le aree sensibili, vista la continua fioritura di alga tossica, sostenuta in gran parte dalla buona disponibilità di nutrienti quali azoto e fosforo) e che siano attivati tempestivamente gli impianti di affinamento (Ruvo-Terlizzi e Molfetta) e le reti per il riutilizzo dei reflui in agricoltura, ormai completamente ultimati».
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