Le prove di fortuna tra XVI e XX sec.
Scorrendo fortuna
Nella storia del dirit- to commerciale ma- rittimo trova ampio spazio di discussione e approfondimento il rischio as- sicurativo che investiva entram- bi le parti contraenti. In caso di sinistro, per il rimborso dei dan- ni incorsi, ai fini di eventua- li controversie ci si atteneva alle antiche leggi consuetudinarie marittime che più o meno si rifa- cevano alla legislazione romana, bizantina e medioevale conflu- ite poi negli statuti marittimi di Amalfi, Venezia, Trani, ecc. Mare, incendio e corsari erano le tre locuzioni riportate comu- nemente negli atti notarili che si stipulavano nell’occasione a ri- guardo delle clausole del rischio a cui erano soggetti i mercan- ti che utilizzavano la nave come vettore alla loro mercanzia o chi prestava soldi a cambio maritti- mo. Se si verificava uno dei tre eventi il vettore non era respon- sabile dei danni. La locuzione corsari si riferi- va al rischio di essere catturati in mare dai corsari o pirati barba- reschi che di conseguenza, por- tava alla perdita della nave, del carico e alla schiavitù dell’equipaggio; per ottenere la libertà occorreva pagare un riscatto. Di questa malaugurata sorte ne abbiamo trattato più diffusamente in altra occasione. La locuzione incendio si riferiva al pericolo di essere colpiti da un fulmine con conseguente incendio e perdita parziale o totale del naviglio. La locuzione mare significava il mare in tempesta sorto all’improvviso, che metteva in grande pericolo la nave, l’equipaggio e il carico. Il capitano, se lo riteneva opportuno, pote- va gettare in mare parte o tutta la mercanzia che trasportava. Se la fortuna gli era proprio avver- sa si aveva la perdita totale della nave con o senza la perdita to- tale dell’equipaggio. Al capitano e ai superstiti era attribuito il compito primario e essenziale di denunciare per iscritto, quanto era accaduto, alla prima Autorità in cui si imbattevano. Queste denunzie, nel- la legislazione del tempo, erano chiamate prova di fortuna. Que- ste si potevano rilasciare davanti ai Sindaci, ai Deputati alla salu- te, ai notai, ai responsabili del- la Dogana, ai Tribunali, ecc. La prova di fortuna era un atto pro- batorio e serviva a comprovare la disgrazia, il danno subito e a sgravarsi delle responsabilità per il fatto che quanto accaduto era stato un avvenimento di molto superiore alle proprie forze. Altri avvenimenti dolorosi che subiva spesso la gente di mare erano i naufragi. Eventi dolorosi e luttuosi dai risvolti economi- ci drammatici che segnavano la sfortuna di interi nuclei familia- ri perché anche loro entravano nella fatalità della vita marinara. La casistica degli avvenimen- ti per la marineria molfette- se inizia dalla metà del XVI sec. fino alla fine del XIX sec. I do- cumenti presi in esame sono tratti dallo spoglio sistematico degli atti notarili di Molfetta dal 1534 al 1900 presso la Sezione dell’Archivio di Stato di Trani, dalla documentazione conserva- ta presso l’Archivio Diocesano di Molfetta dal 1500 al 1870, dall’Archivio Comunale di Molfetta dal 1540 al 1900 e dalla sistematica Statistica sulla Marina Mercantile Italiana dal 1861. La documentazione offre un quadro variegato di episodi; da essi si traggono notizie di tipo marinaresco che riteniamo importanti, come la rotta seguita, la merce trasportata, la tipologia delle imbarcazioni, i capitani, l’equipaggio, le cause dei sinistri, i venti, il mare, le manovre veliche, l’assalto dei corsari barbareschi, lo stato di guerra tra Stati con la guerra di corsa, ecc. Riportiamo come esempio due episodi riguardanti la ma- rineria molfettese: nel mese di ottobre del 1750 fu caricato a Molfetta il trabaccolo degli ere- di de Candia, chiamato S. Michele Arcangelo e l’Anime del Purgatorio, padronizzato da padron Angelo Piccininni. Giunti a Vieste di notte furono investiti da un violento vento di greco levante tanto che il trabacco- lo ebbe a sobbissare e Dio vol- le dopo travagliosa tempesta farlo arrivare alla spiaggia di viesti co- verto d’acqua del mare e di quelle del cielo che dirottamente quella notte scaricò. La barca andò a fi- nire nel sabbione dei Padri Cap- puccini. A causa della tempesta le saccarie specialmente di man- dorle perirono di maniera che non erano atte a vendersi e la semenza di lino si perdé affogata dal mare. Padron Angelo con la ciurma recuperò parte delle mandor- le, le mise al sole e all’aria per asciugarle. Riprese la navigazio- ne alla volta di Trieste, e riuscì a venderle su quella piazza. Nel 1812 Padron Stefano Salvemini veniva da Venezia alla volta di Molfetta con un carico misto di vetriolo, carta, colla, stagno, terra, tavole, cartone, ferro, tela canavaccio, lastre di vetro, lime, stole, piombo, trementina, lamarini e botti vuote. Da Ferrara caricò lino e tela in modesta quantità. Il 5 maggio sostò alla foce del Sangro; nel momento di riprendere la navigazione si trovò con due trabaccoli veneziani armati con cannoni, una paranza di Bari con un cannone, un’altra paran- za disarmata, una di Monopoli e due trabaccoli di Molfetta e in- crociarono uno sciabecco nemi- co (corsaro). Accostarono presso la costa e, per non far prendere la barca, fecero una falla che riempì la barca di 3 palmi di acqua. Dopo uno scambio di colpi da ambo le parti lo scia- becco desistette e prese il lar- go. La mattina del 7 svuotarono la barca dall’acqua e andarono a Vasto dove fecero la prova di fortuna. Concludo riportando quan- to scritto da Grazia Tatò tem- po fa trattando lo stesso tema: Il racconto degli avvenimenti è così vivo e minuzioso da dare la sen- sazione al ricercatore di trovarsi proprio lì, su quelle antiche im- barcazioni e tra quei marinai a combattere con tempeste e corsari, sembra di sentire gli ordini conci- tati del capitano, le voci del mare e gli spari dei pirati. Si tratta di una documentazione davvero coinvolgente che resta assai dif- ficile esaminare con l’occhio imperturbabile dell’archivista o del ricercatore. © Riproduzione riservata ————— Bibliografia: P. G. LOMBARDO, Naufragi nelle acque della giurisdizione del Podestariato di Chioggia in Età Moderna, «Economia e Storia», 1982, n.4, p. 435. C. DAMIANI, Una fonte per lo studio dell’economia del mare nel corso del XIX secolo: i calcoli di avaria e i testimoniali marittimi, «Quaderni della scuola archivistica, paleografia e diplomatica», ASN, Napoli 1997, pp. 103-8. G. TATÒ, Le prove di fortuna nel XVIII e XIX secolo negli atti dell’Archivio di Stato di Trieste, «Navi di legno», a cura di Mario Manzari, Grado 1998, p. 205. C. PAPPAGALLO, Scorrendo fortuna Naufragi e fortuna di mare della marineria molfettese tra XVI e XX sec., «Neda», SECOP Edizioni - Corato, A. III, 2021, n. 8, p. 73. Archivio Stato Bari, Sezione di Trani, notaio Giuseppe Viesti, vol. 848; «Molfetta il messaggio», 1986, n.7-8.