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Le opere incompiute vanno terminate Essere o apparire?
15 novembre 2019

Gestire le urgenze, attribuire le giuste priorità ad attività improcrastinabili, programmare eventi straordinari, fare tutto questo cercando di non pesare sul bilancio programmato o facendo in modo che tutto ciò abbia un impatto minimo. Non è facile, a volte impossibile per una famiglia, ma per una amministrazione comunale è una sfida che impone scelte a volte invise e non condivise. La nostra città si sta facendo il restyling. In centro e nelle periferie vi sono cantieri aperti, che, attualmente causano disagio ai cittadini e lavoratori, ma che, sicuramente porteranno benefici, non solo estetici, ad una città bella e operosa. La strada è lunga e non sempre il senso civico porta a condividere le scelte degli amministratori. Lungi dal voler esprimere un giudizio facendolo assurgere a vox populi, “Quindici” ha chiesto ad alcuni cittadini di esprimere, in modo anonimo, il proprio pensiero, credendo che possa essere di supporto all’attività amministrativa che ha come fine ultimo il buon uso del patrimonio pubblico e benessere della città e dei suoi cittadini. Condivide le scelte dell’Amministrazione comunale di avviare nuovi cantieri per il miglioramento della viabilità con la costruzione delle cosiddette “rotonde” e la piantumazione di alberi e piante per il miglioramento dell’estetica della città? M.V. «Credo che l’Amministrazione faccia bene a provvedere al miglioramento della viabilità con rotonde e tutto ciò che può essere utile a decongestionare il traffico. Vivo in centro e con disagio assisto ad un peggioramento della situazione parcheggi anche per chi, come me, paga ogni anno il diritto ad un parcheggio che non è sicuro di trovare. Sarebbe utile avviare una campagna di sensibilizzazione per l’utilizzo dei mezzi pubblici, il car sharing, la bici. La strada è lunga ma credo che l’Amministrazione stia lavorando bene». B.G. «Vado spesso al cimitero per salutare i miei cari. Anche lì come in diverse zone di Molfetta, assisto ad una piantumazione che definisco selvaggia. Certo è bello che anche i nostri congiunti scomparsi possano bearsi della bellezza dei colori di piante, alberi e fiori bellissimi ma trovo che occorra porsi altre priorità, considerati i costi. Abito in periferia a ridosso delle lame. Le strade non sono ancora tutte asfaltate e ogni volta si torna a casa con le scarpe sporche di fango, scarsa illuminazione, con parenti e amici che hanno difficoltà a venire a trovarci per la prima volta perché non tutte le strade sono dotate di cartelli indicativi con il nome della via o non ancora censite dai navigatori. Insomma, bello il verde nelle zone più in vista della città, ma pensiamo prima ad offrire ai contribuenti i servizi essenziali. Non ci sono cittadini di serie A e serie B». T.V. «Come si dice… Se bella vuoi apparire, un poco devi soffrire. Ecco, i cantieri, il disagio per l’interramento dei cavi della fibra veloce, le rotonde, sono il prezzo da pagare per una città più bella e funzionale agli interessi dei cittadini e dei lavoratori provenienti dai paesi limitrofi. Il verde non è mai troppo. In fondo quando andiamo all’estero ammiriamo i parchi, l’assenza del traffico. Credo che valga la pena resistere per tempi migliori, purché il tempo sia ragionevole e i benefici ripaghino i costi sostenuti». F.D. «Ma cosa ce ne facciamo di tante rotonde?? Siamo sicuri che siano utili? Io non sono un tecnico ma giorni fa, transitando in direzione Terlizzi, ho rischiato di essere travolto da un’auto proveniente da sinistra. La careggiata risultava ristretta a causa degli scavi per la fibra e per i marciapiedi. Tutto bello, tutto giusto ma è da folli avviare più cantieri contemporaneamente. Si sta pensando all’immagine della città per chi viene dai paesi limitrofi e per i cittadini che vivono quotidianamente il disagio di strade dissestate e sporche, pochi spazi per i cani domestici, pochi parcheggi liberi ed anche a pagamento, pochi luoghi di aggregazione… e l’amministrazione a cosa pensa? Alle rotonde. Ma per piacere…». O.T. «Più essenza che apparenza. Mi sembra una città votata all’etica dell’apparire più che all’essere. Tanti i cantieri avviati negli anni scorsi e poi lasciati a sé stessi: parchi, nuove zone di urbanizzazione. Sembra che il motto sia: Abbiamo avuto i fondi, iniziamo, poi si vedrà. E no, non è così: le cose iniziate vanno terminate. A cosa vale rendere più bella la città con aiuole, alberi che andrebbero bene se fossero piantumati in zone completate di servizi, strade, illuminazione. Ed invece no. Fanno bene a istituire piste ciclabili protette, ma nelle nuove zone l’asfalto non è dappertutto e in bici non si può andare. Incentivano l’adozione di cani randagi. Ho un cane, sono molto ligio nei doveri che derivano dall’essere proprietario di un cane ma non so dove portarlo a correre, devo andare in una pensione che permette, a pagamento, di accedere ad una zona di sgambamento, per non parlare poi della brutta nomea che incombe sui proprietari sporcaccioni che non puliscono le strade dalle deiezioni dei propri animali. Ecco: manca anche il controllo, le sanzioni che dovrebbero essere applicate a chi non rispetta le regole. Il cittadino onesto non si sente tutelato perché chi può, la fa franca. Raro è vedere la polizia municipale nelle zone periferiche e in genere si limitano ad un veloce giro in auto solo per dimostrarci che sono passati. Il pericolo è che anche i cittadini più motivati al rispetto delle regole e delle istituzioni, alla fine mollino, abituandosi al vivi e lascia vivere». T.V. «Pensano che solo i giovani sporchino, lascino bottiglie vuote lungo i marciapiedi, il lungomare. Che siano i giovani a deturpare i pochi parchi aperti e invece spesso ci troviamo a dover rimproverare persone mature che abbandonano rifiuti vicino alle nostre scuole, convinte di rimanere impunite e spesso lo sono. Manca in questa città un senso civico. Chi prende una multa, si impegna a farla annullare magari scomodando “la conoscenza”. Che insegnamenti sono? E a che serve tutto questo restyling nelle zone più evidenti o in occasioni particolari quando sia in centro che in periferia si assiste ad un proliferare di topi, di sporcizia non dipendenti soltanto dalle scelte comunali?». V.B. «Molfetta non è solo il gioiello che il sindaco ha raccontato a Raitre. Molfetta è essenzialmente dei cittadini che la devono vivere. Ben vengano opere che la rendono più bella ma devono essere terminate opere iniziate e lasciate. Il porto, le strade nelle zone di nuova urbanizzazione, i ticket troppo alti per la mensa delle scuole, gli eventi a pagamento inaccessibili alla stragrande maggioranza. Le piste ciclabili? Utili senza ombra di dubbio ma a mio parere di forte impatto, tutto troppo, tutto eccessivo, come il monumento a Don Tonino in Villa comunale». Molfetta è un cantiere di opere finanziate e avviate e questo è un dato di fatto, opere necessarie ma che non devono rimanere incompiute, che devono essere belle e utili, che debbano rispettare l’ambiente, sostenibili e portare un beneficio alla città e ai suoi residenti ed una buona amministrazione ne terrà conto. E’ democrazia, è attribuire ai cittadini il ruolo e l’importanza che spetta loro attraverso il dialogo, il confronto attraverso il potere di delega a decidere e rappresentare la volontà popolare attribuita all’Amministrazione. E’ chiedere troppo? Qui ad Atene facciamo così: qui il nostro governo favorisce i molti, invece dei pochi e per questo viene chiamato democrazia (Pericle). Vale sempre.

Autore: Beatrice Trogu
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