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Le misure per lo sviluppo: istruzioni per l'uso
07 novembre 2011

Il tema economico che oggi riveste maggiore interesse nel contesto nazionale, è quello inerente le misure che il Governo dovrà attuare per ridare credibilità e fiducia al Paese, con l’obiettivo di avviare una fase di sviluppo. Tali misure, di cui alcune accennate ed altre ipotizzate, come ad esempio la liberalizzazione delle professioni, la vendita di alcuni beni pubblici o ancora le privatizzazioni, per non parlare di un ennesimo rialzo dell’iva o della patrimoniale, sono realmente misure che potranno garantire la costruzione di una economia più solida ed efficiente?

Dal punto di vista degli operatori, quali imprenditori, liberi professionisti e comunque in generale dal mondo delle imprese, le richieste che vengono avanzate ormai da tempo sono ben altre, sempre con l’obiettivo di dare nuova linfa all’economia. Ormai da troppo tempo in Italia esiste una forte critica in merito agli adempimenti e ai costi della burocrazia. Se consideriamo ad esempio un soggetto, magari di giovane età e con idee innovative, che volesse avviare una nuova attività, potremmo comprendere quali siano le vere e prime difficoltà cui una neo impresa deve sottostare. Per far nascere una società occorre innanzitutto recarsi da un notaio per sottoscrivere l’atto costitutivo e lo statuto, ovvero sostenere un costo che supera mediamente i 1.200,00 Euro per dire solamente chi sono e cosa voglio fare. Dopodiché arrivano i costi (che si ripetono annualmente) inerenti l’iscrizione alla Camera di Commercio di competenza la cui funzione, il più delle volte, è solo quella della certificazione, contrariamente a quella vera funzione che dovrebbe garantire servizi reali alle imprese iscritte.
Non è finita. Al momento della costituzione, che non vuol dire una operatività immediata (poiché bisogna attendere i tempi di registrazione, iscrizione, ecc.) arriva subito anche la richiesta di pagamento dei contributi mensili da parte di INPS, anche se l’azienda non fattura, a cui si sommano quelli dell’INAIL e ancora le spese per ottenere una casella di posta elettronica certificata. Una nuova società inoltre ha bisogno di una sede e, se l’imprenditore non possiede un immobile di proprietà, occorre sottoscrivere un contratto d’affitto, con canoni di locazione che quasi sempre non sono al di sotto dei 500,00 Euro mensili se consideriamo un semplice ufficio. Locazione in cui, oltre al primo canone, bisogna versare, all’atto della firma, anche un deposito cauzionale che ammonta a tre mensilità. Le voci di costo e l’iter burocratico potrebbero fermarsi se non ci fossero ancora tutte quelle autorizzazioni/concessioni particolari che riguardano specifiche attività, come ad esempio la commercializzazione di beni al di fuori del contesto nazionale o ancora la produzione e vendita di prodotti alimentari. Trattasi di pareri/concessioni/autorizzazioni/certificazioni da parte di vari enti quali comune, provincia, regione, ASL, Vigili del Fuoco e altro ancora.
E tuttavia non siamo ancora giunti al termine. Un altro elemento importante è quello del credito. Si presuppone che un aspirante imprenditore abbia un capitale per avviare la propria attività, ma quasi sempre la dotazione iniziale non basta per coprire gli investimenti necessari, per cui c’è il bisogno di ricorrere ad un prestito/finanziamento. Su questo tema si potrebbe aprire un capitolo a parte, ma basta solo considerare le difficoltà di accesso al credito da parte delle nuove imprese o di coloro che, comunque, non possono garantire gli eventuali finanziamenti con garanzie proprie, pur avendo nel cassetto dei validi progetti. In definitiva, chi oggi intende avviare un’attività ha bisogno di una somma non distante dai 10.000,00 Euro per poter creare un’impresa in termini puramente amministrativi, con un’attesa per l’operatività che, nel migliore dei casi, e senza considerare permessi specifici, si attesta tra i 30 e i 45 giorni.
Si può allora ipotizzare che per lo sviluppo occorrano misure per ridurre tempi e costi? Per dare valore allo statuto e all’atto costitutivo di un’impresa è proprio necessario l’intervento di un notaio, se consideriamo soprattutto i costi? Si può ipotizzare un aiuto per il credito ai giovani imprenditori o alle piccole e medie imprese considerando che le banche hanno ricevuto, proprio in conseguenza della crisi, parecchie risorse finanziarie che non hanno riversato negli impieghi?
Non sarebbe forse utile progettare una fiscalità agevolata per chi intende avviare un nuovo progetto d’impresa o investire in nuove tecnologie per ammodernarsi? Forse, queste, potrebbero essere alcune misure per favorire realmente lo sviluppo, liberando risorse e progettualità senza pesare sul bilancio dello stato. Contemporaneamente si dovrebbe procedere con l’eliminazione di quelle inefficienze e di quei privilegi che, riservati a pochi eletti, anche in questo particolare e delicato momento continuano ad essere garantiti e tutelati.
Autore: Domenico Morrone
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