Le lame di Molfetta
Il territorio rurale di Molfetta ha diversi aspetti naturali: sembra un territorio pianeggiante, ma, in realtà, dai confini comunali situati a mezzogiorno fino al mare presenta una leggera acclività e pendenza, costante per tutta la sua estensione. Questa conformazione superficiale è pure solcata da canali naturali larghi, più o meno profondi, detti lame che facilitano il deflusso naturale dell’acqua verso il mare, in occasione di copiose e abbondanti piogge. Queste vie d’acqua, nella tradizione documentaria, sono indicate come: u funn, u fnnel, la leme e, se si verifica la piena, si dice ha curs le mane. Le lame scorrono quasi sempre perpendicolari alla linea di costa; dove la superficie diviene più ripida, si notano fenomeni erosivi causati dalla violenza delle mene. Le lame, sia quelle con un percorso lungo che quelle con un corso più ridotto, provengono da aree rurali esterne al nostro territorio con una continuità di pendenza formanti la piattaforma calcarea che degrada verso il mare. Là dove la violenza dell’acqua erode lo strato di terreno, viene messo a nudo il sottosuolo calcareo con la visibilità dell’orientamento delle faglie formate da strati calcarei variabili da 10 cm a 1 m. Dal 1850 e, per circa un trentennio, per dare lavoro a numerosi disoccupati, il Comune di Molfetta sistemò le strade rurali principali e le varie diramazioni (allargando o rettificando i percorsi) incluse nel suo territorio con lo scopo di agevolare il movimento dei traini e della gente che quotidianamente si recava in campagna. In questa occasione furono regolati i percorsi naturali delle lame, in quanto queste intersecavano molte volte le sedi stradali rurali, rovinandole. Per ovviare a tali inconvenienti, sul lato monte furono ricostruiti muretti a secco utilizzando massi calcarei di dimensioni tali da resistere alle piene dell’acqua, mentre sul lato mare la sede stradale fu coperta di basoli calcarei oppure difesa da muri di contenimento in controscarpa formati da tante pietre di una certa dimensione poste di taglio, tali da formare una controvolta detta a ponte rovescio. L’antropizzazione delle lame molto presente è visibile nei terrazzamenti, spianamenti, costruzioni varie e strade. Oggi la condizione delle lame si presenta alquanto manomessa dall’uomo; per esempio ben quattro arterie principali: l’Autostrada A 14, la SS. 16bis, la Ferrovia e la SS. 16 corrono tutte parallele alla costa e dividono in fasce l’agro molfettese e le lame che lo attraversano. Le Ferrovie dello Stato a suo tempo, con lungimiranza, previdero alla sicurezza della sede ferroviaria costruendo, per ogni avvallamento che attraversava, dei ponti per permettere il deflusso dell’acqua. Questi ponti sono visibili e riconoscibili lungo la strada ferrata dalle ringhiere in ferro poste ai due lati della Ferrovia. Per le altre arterie i vari enti hanno eseguito un diverso criterio non sempre uniforme salvaguardandosi da eventuali danni. L’ultima alluvione, succedutasi il 16 e 17 luglio 2016 ha interessato la Zona Artigianale e la Zona Asi, mettendo in serio pericolo molti insediamenti industriali, perché i corsi delle diverse lame, che là confluiscono, sono ostruiti da capannoni o colmati senza prevedere un continuo corso verso il mare. Le lame che interessano questa zona sono Lama d’Aglio, lama Navarino e Lama Fondo Rotondo-Lamarcinasa-Lama Gemma che, unendosi in diversi punti della Zona Industriale, defluiscono in contrada Grotti e Padula e da qui a Cala S. Giacomo. Le foto che pubblichiamo mostrano i danni provocati dalla mena del luglio scorso a Lama Vincenza e il ponte a 3 luci costruito nel 1855 che una volta attraversava la Lama Gemma nei pressi della rotonda per andare all’Ipercoop. Attenendoci alle notizie sulle mene corse, tralasciando le altre più antiche, per la specificata area, segnaliamo: nel 1812 una mena a Cala S. Giacomo; nel 1842 mena a Macchia degli Esperti; nel 1855 e 1859 mena in contrada lama Gemma, Messer Mauro e S. Giacomo; nel 1866 alluvione in contrada Coppe; nel 1871 mena a S. Giacomo; nel 1914 mena alla Madonna dei Martiri; nel 1919 mena in contrada Lama d’aglio; il 28 luglio 1966 violento nubifragio con scorrimento di mene in tutto il territorio rurale molfettese con danni alle colture; altre mene si sono verificate nel 1969, 2001, 2009, 2012 e l’ultima nel 2016. La prevenzione insegna che, per evitare il pericolo occorre eliminare la causa e, non aspettare che succeda l’infortunio per porvi rimedio. Nel nostro caso l’area devastata dalla mena a suo tempo prima di essere cementificata e colmata, doveva essere sottoposta a uno studio e alla verifica della sicurezza. Invece non si è mai tenuto conto di ciò e si è sottovalutato il rischio. Questo è grave per un tecnico progettista. In conclusione anche le querelle di vario colore politico non servono a risolvere il problema, anzi lo acuiscono aumentando la confusione.
Autore: Corrado Pappagallo