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Le donne sono come fiori, non calpestatele: il messaggio dell'Associazione Pandora dal Liceo Fornari
27 novembre 2014
MOLFETTA
– Secondo una ricerca dell'Agenzia dell'Unione Europea per i diritti fondamentali, sessantadue milioni di donne in Europa nel 2014 (il 33% della popolazione femminile), hanno subito violenza fisica, psicologica o sessuale almeno una volta nella vita e nei due terzi dei casi l’aggressore è il partner. Ma il dato più sconvolgente riguarda un’impennata dei tassi inerenti gli abusi in aree territoriali con i livelli di occupazione femminile più alti e dove quindi verrebbe da pensare che la parità di genere poggi almeno su solide basi di indipendenza economica. Anche in Italia la percentuale è elevata e si attesta intorno al 27%, dato inaccettabile per una società che possa e voglia definirsi civile. Ed è proprio per imparare a riconoscere la violenza, prenderne consapevolezza e imparare a reagire all’aggressività di partner sentimentalmente analfabeti, che l’associazione Pandora ha organizzato in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne e con il patrocinio del Comune di Molfetta, la manifestazione “Non calpestate i diritti delle donne”. Un momento di riflessione e confronto che ha preso avvio dal Liceo statale “Vito Fornari” attraverso un incontro con gli studenti che hanno affrontato con grande interesse e partecipazione il tema della violenza di genere, soffermandosi sulla valenza di dedicare a livello mondiale una giornata a donne abusate e violate. Guidandoli al confronto, l’avvocato
Valeria Scardigno
, presidente dell’associazione Pandora, ha spiegato la duplice essenza di tale giornata. Se per un verso può essere considerata negativa perché conferma che la donna è ancora in una condizione di subalternità rispetto all’uomo, dall’altro assume un’accezione positiva sintomo di qualcosa che sta cambiando e dei modelli sociali che si stanno evolvendo, tenendo in stretta considerazione l’idea di uguaglianza di genere. Difatti l’obiettivo dell’associazione, dal nome assolutamente evocativo, è quello di tirar fuori le donne dalla condizione di vessazione e maltrattamento e dare loro la possibilità attraverso il dialogo di liberarsi dalla sofferenza e dalle angherie subite, scoperchiando così il proprio e personale vaso di Pandora. Come racconta la mitologia, a tal proposito, sul fondo del recipiente c’è la speranza, sentimento che tutte le donne non dovrebbero mai perdere di vista anche nei momenti di maggiore difficoltà. Difatti, la violenza fisica o psicologica comprende reati che hanno sulle donne un impatto sproporzionato e che non tocca soltanto le vittime ma riguarda anche le famiglie, gli amici e la società intera. Per stimolare il dibattito le dottoresse
Carmela Zelano
ed
Egle Alfarano
, entrambe psicologhe dell’associazione, hanno mostrato agli studenti due video clip riguardanti modi diversi di reagire alla violenza e di chiedere aiuto, facendone emergere però una costante: senza rispetto e consapevolezza dell’importanza del valore umano non può essere costruita nessun tipo di relazione, meno che mai un rapporto d’amore. Può apparire una frase fatta e banale ma è importante veicolare tali idee poiché il futuro è nelle mani delle nuove generazioni che devono possedere tutti gli strumenti utili per fare delle scelte assolutamente consapevoli e non ritrovarsi mai in condizioni di subalternità o quantomeno, sapere come venirne fuori. È una presa di coscienza importante che deve spingere chiunque a rifiutare ogni sorta di atto di violenza, poiché come ha ricordato la prof.ssa
Maddalena De Fazio
, è bene non dimenticare l’intolleranza verso gli omosessuali o ancora i soprusi verso i minori. Partendo dall’idea che il confronto apre la mente a nuove idee e nuove prospettive, l’incontro al Liceo “Vito Fornari”, scelto non a caso per la maggioranza di presenza femminile, si è rivelato assolutamente performante e ha lasciato ai ragazzi l’idea che è sbagliato giustificare la prepotenza e i maltrattamenti ma che, al contrario, bisogna pretendere dal proprio partner parità di condizione e di diritti che ancor prima di essere sanciti dalla legge, devono essere assolutamente radicati e scolpiti nel cuore di chi ama o dice di amare per davvero. A seguire, dopo il dibattito, gli studenti hanno partecipato ad una attività ludica che li ha visti impegnati in un laboratorio artistico finalizzato alla creazione di fiori di carta, simboli dei fragili quanto vulnerabili diritti del gentil sesso. L’idea che si è voluta far passare è che le donne sono come dei fiori e come tali vanno rispettate e non calpestate. Per arginare, o quantomeno cercare di ridurre gradualmente tale fenomeno, l’informazione e la comunicazione non sono sufficienti. Occorrerebbe anche una visione critica di come la società e lo Stato rispondono a questo abuso e delle misure educative e correttive efficaci. Ma questo è un altro discorso.
© Riproduzione riservata
Autore:
Angelica Vecchio
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Maria la "O"
27 Novembre 2014 alle ore 10:38:00
Chissà, forse in questo messaggio c'è uno dei tanti errori culturali: "le donne sono come fiori"! Perchè come fiori? Come che? Le donne sono donne, così come gli uomini. Se le donne sono come fiori, gli uomini sono come? Si nasce maschi e femmine, si diventa uomini e donne: non tutti/e ci riescono, qui è il problema.
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