Le assunzioni in Italia lunga stabilizzazione
Cautela per le nuove assunzioni, le imprese privilegiano i rapporti di lavoro fl essibili: crescono del +30% i part-time a tempo indeterminato- determinato, di fronte a una domanda del 25,5%. Lenta ripresa nel 2010 dei contratti a tempo determinato (+10%), ma solo il 5,46% dei laureati entrati in azienda ha fi rmato un contratto a tempo indeterminato (dati Gidp). Restrinte le chance di un posto fi sso rispetto al 2004, quando la percentuale si aggirava intorno 20%. Involuzione tumorale, altro che rilancio del mercato del lavoro. Dopo brevi selezioni lavorative, al 40% dei candidati è proposto il tirocinio o uno stage retribuiti, forme atipiche di lavoro introdotte dalle passate legislazioni. Solo ai privilegiati della sorte un contratto a tempo determinato. Lo stage è la forma di assunzione scelta dal 38% delle imprese, cui segue nel 30% dei casi un contratto a tempo determinato. Il contratto d’inserimento, l’apprendistato professionalizzante e il contratto a tempo indeterminato si attestano al 17,4%. Un alto 9% otterrà un contratto di collaborazione, l’8% un contratto temporaneo tramite agenzia d lavoro. Insomma, una lunga stabilizzazione. Con frequenza le imprese attingono dagli uffi ci di placement universitari, mentre il 16% seleziona e valuta le candidature spontanee. Niente più fi ere del lavoro, ma career site aziendali o siti internet specializzati nella pubblicazione di annunci e recruiting. Gettonate le lauree in ingegneria (27,7%) o economia (24,6%), pur indebolite rispetto agli anni passati. Seguono informatica (8%) e giurisprudenza (5,5%). Altri requisiti la conoscenza delle lingue straniere, una certa disponibilità alla mobilità territoriale (10%) e gli aspetti motivazionali (20%). Unico canale per le discipline umanistiche è l’insegnamento, ma la riforma universitaria ha scarnifi cato anche questo settore. Importante anche la rapidità con cui si raggiunge la laurea, meno il voto conseguito, un master (8%) o l’Erasmus (4,7%). © Riproduzione riservata