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Le api che pungono, poi muoiono
15 giugno 2013

Questa campagna elettorale, e non solo, è stata un festival di bugie, insulti e diffamazioni messi in atto non solo dai politici, ma anche da presunti giornalisti. Ce ne sono in giro di due specie: quelli che credono di essere i tutori del vero giornalismo e che si ergono, pur senza alcuna professionalità e con molte insufficienze, a censori perfino di chi il giornalismo l’ha fatto come professione a tutti i livelli, dal redattore all’inviato all’editorialista, in giornali e tv nazionali e non solo, nella pur rispettabile, stampa dilettante locale. E quelli che fanno il giornalismo commerciale, confondendo la loro attività di venditori di pubblicità e di marketing con quella di cronisti. Giornalismo a fine di lucro vietato dalla legge professionale e sanzionabile dall’Ordine. Inoltre, l’ignoranza in materia informazione di qualche dilettante ape giornalista (variante dell’ape operaia) allo sbaraglio è evidente. Sarebbe grave se fosse un’ape con qualche nozione di diritto, perché in materia costituzionale non si dovrebbero confondere le opinioni che noi esprimiamo e scriviamo, con la propaganda, che è altra cosa. Altrimenti si dimostra di non conoscere nemmeno le leggi elettorali che non parlano di silenzio stampa riferito agli organi di informazione: sarebbe fascismo. Tutti i giornali, nei giorni precedenti il voto, escono regolarmente e i giornalisti esprimono liberamente (in democrazia) le proprie opinioni. Pazienza, forse c’è chi ha nostalgia del ventennio fascista. Ecco perché qualche ripassata della Costituzione non guasterebbe. Quell’ape che ronza (e che non ha il coraggio di firmarsi come facciamo noi) nei salotti pettegoli e getta fango su “Quindici”, forse per coprire le proprie insufficienze professionali (almeno come apprendista giornalista) andrà ad annoverarsi nella schiera dei Pinocchi che mentono sapendo di mentire. La nostra trasparenza e onestà intellettuale viene artatamente scambiata per militanza (sic!), ma noi abbiamo sempre dichiarato apertamente che avremmo sostenuto la “nostra” candidata sindaco Paola Natalicchio, nata nella redazione di “Quindici” e collaboratrice del giornale, non perché militasse in una determinata formazione politica, ma perché ritenevamo fosse la scelta migliore per Molfetta. E i cittadini ci hanno dato ragione. E se permettete, questa è una vittoria anche nostra. Ma noi in questi anni non abbiamo mai militato in un partito, non abbiamo partecipato a riunioni politiche con la Natalicchio, mentre i falsi moralisti, i falsi indipendenti partecipano anche alle riunioni elettorali. Una conferma l’abbiamo da una foto che un lettore indignato per l’attacco sferrato da qualche ape (chissà perché le api nell’informazione sono tutte schierate da una sola parte, Azzollini, vedi altro sito commerciale, che illude di fare informazione) che per il fatto stesso di essere insetto che punge inoculando l’apitossina, sparge veleno. Ma l’ape dopo aver punto, muore. Secondo la tradizione popolare quando Dio creò il mondo, dette alle api un dolcissimo nettare o la possibilità di produrlo. Dio, però, raccomandò loro di produrre una sola goccia di miele al giorno, per evitare che gli uomini potessero farne indigestione. Ma i fatti andarono diversamente. Gli uomini, presi dalla dolcezza del miele, ne mangiarono a sazietà e l’ape li punse per ripicca. A questo punto il Signore si arrabbiò e ammonì l’ape dicendole che Egli le aveva dato la possibilità di produrre il miele, ma non per questo doveva punzecchiare le persone. Per questo la punì: ogni volta che avrebbe punto qualcuno, sarebbe morta all’istante. Nonostante sia stata ammonita, l’ape continua a pungere e a morire ogni volta. Così è nella tradizione di quel foglio locale, che fin dalla nostra prima uscita 19 anni fa, ci provoca ogni numero, pretendendo anche di incrociare la loro penna con la nostra, restandone poi sempre soccombenti, per i futili argomenti: solo pettegolezzi da bar sport, come hanno appreso dai loro maestri: è quella la scuola! Gli insulti che puntualmente riceviamo dagli altri (quelli che non hanno argomenti e materiale su cui scrivere: l’ultima arma di chi ha torto è il dileggio e questo gli altri lo sanno fare bene e pretendono anche, come tutti coloro che hanno torto, di avere l’ultima parola, magari lanciando qualche minaccia), ci scivolano addosso. Respingiamo e denunciamo all’opinione pubblica queste vere e proprie provocazioni. Ci limitiamo a ricordare un saggio proverbio: non sputare in cielo perché poi in faccia ti ritorna. E anche: il bue, dice all’asino cornuto. Scusandoci con i nostri lettori (non abituati a leggere sul nostro giornale questo genere di argomenti) per il “fuori onda” o fuori argomento, ma occorre fare chiarezza ogni tanto (per mesi, pur provocati, abbiamo lasciato perdere, ma quando viene detto il falso, sapendo di mentire, non possiamo tacere. Ogni tanto occorre fare chiarezza su argomenti che, in verità, sono solo pettegolezzi lontani dal nostro costume e che, tra l’altro, non interessano i lettori). Ma i nostri improbabili concorrenti, ci cascano ogni volta. Che cosa non si fa per vendere qualche copia in più nel vuoto dei contenuti di un foglio che in questi anni ha perduto sempre più di credibilità, proprio per la sua malcelata ipocrisia. Comprendiamo l’invidia (quando la volpe non arriva all’uva dice che è acerba), ma ora si sta esagerando. Vi proponiamo, perciò, non il solito pettegolezzo o elucubrazione mentale di altri, ma alcuni fatti: una foto, un’immagine oggettiva, visibile su Facebook, che mostra un personaggio di primo piano, editore e presidente di un foglio locale, che partecipa ad una riunione, chiaramente elettorale, con lo stesso Camporeale e con il segretario del Pdl Pasquale Mancini, oltre ad altri sostenitori del centrodestra, in piena campagna elettorale. Più militanza schierata di questa! Non partecipazione per dovere di cronaca. Certo, non c’è nulla di male, a nostro parere, per carità! Ma perché non dirlo apertamente? Tra l’altro il personaggio in questione è vicino da sempre alla famiglia Azzollini, anche in questo non c’è nulla di male. Che in una città possa esserci un giornale di area di centrodestra come, ad esempio, “l’Altramolfetta” e uno dell’area di centrosinistra come “Quindici”, ci sembra normale, il primo fu paragonato da un vostro illustre collaboratore alla “Gazzetta del Mezzogiorno” e il secondo al “Corriere della Sera”. Viva la pluralità dell’informazione. Sono due target diversi, ognuno col proprio pubblico di lettori. Per fortuna, diverso. Ognuno con la propria storia, la propria etica, la propria professionalità. Per nostra fortuna, diversi. Del resto lo dicevamo già nel nostro primo editoriale, che non piacque agli altri: vogliamo fare un giornale diverso. Però occorre essere corretti e non ingannare i propri lettori. Noi non lo facciamo. Esprimiamo liberamente le nostre opinioni anche critiche verso la sinistra (come dimostra l’ostilità nei nostri confronti di un partito di sinistra come Rifondazione che non gradisce le nostre critiche) e non inganniamo i nostri lettori. Senza ipocrisie. Altrimenti, si rischia di dire bugie, che hanno sempre le gambe corte, come questa foto che sbugiarda i presunti moralisti del cavolo, che chiedono (sic!) perfino l’intervento dell’Ordine dei giornalisti contro di noi (ma sanno cos’è l’Ordine?). Semmai all’Ordine dovremmo ricorrere noi, a ragione, come abbiamo già fatto in passato. Insomma, basta a fare propaganda mascherata da informazione, meglio fare informazione a sostegno di chi si crede possa essere la soluzione migliore della città, come abbiamo fatto noi con Paola e abbiamo vinto, o meglio, ha vinto Molfetta, cacciando chi l’aveva mal governata e degradata. Con buona pace di qualche altro, che ora, sconfitto, deve nascondersi. E con questo torniamo nel nostro silenzio, ci sforzeremo di non rispondere ad altri attacchi, provocazioni, minacce, insulti di altri fogli e siti locali commerciali, che ora sono anch’essi schierati col centrodestra (basta leggere certi articoli). Noi non pretendiamo di essere professionisti: lo siamo. E abbiamo cose ben più importanti da fare che perdere tempo dietro a chi si gratifica solo insultando gli altri (De minimis non curat praetor, insegnavano i saggi latini). Per noi parlano i lettori che ci seguono da 45 anni personalmente e da 20 con “Quindici”, con stima e affetto e che ringraziamo, oltre a illustri colleghi che ci gratificano della loro stima professionale e della loro amicizia. A noi basta e avanza! Le api possono continuare a pungere a vuoto e a morire ogni volta.

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