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Lavoro e perimetro dei diritti: dibattito con gli studenti dell'Alberghiero di Molfetta
27 maggio 2014

MOLFETTA - Il lavoro è uno dei temi caldi dei nostri giorni, soprattutto per noi giovani; da molti anni ormai si continua a dibattere su questo problema cercando colpe e soluzioni, ma la situazione sta diventando davvero disperata e serve per lo meno un po’ di ottimismo per il futuro altrimenti, non avremo più l’input, la spinta per fare bene.

Presso l’istituto Alberghiero, si è tenuto un convegno riguardante i temi del lavoro, diritti e doveri di lavoratori e non, alla presenza di molti nomi illustri e dei ragazzi del quinto anno, perché prossimi al diploma ed all’approccio con il mondo del lavoro.

L’incontro si è aperto con la visione di una video-intervista fatta da alcuni alunni a ragazzi che svolgono una professione nel campo alberghiero, le domande principali sono state due: quanto siano servite le competenze fornite dalla scuola di provenienza e di quale tipo fosse il contratto di assunzione; alla prima, in molti hanno risposto che la scuola ha insegnato loro la disciplina ma le diverse competenze sono state assunte dopo con la pratica, alla seconda tutti hanno risposto di essere stati assunti con contratto a tempo determinato, per lo più part time.

Dopo il saluto del preside dell’istituto IPSSAR, Antonio Natalicchio, che riassume un po’ i preoccupanti dati statistici sulla disoccupazione giovanile, affermando che negli ultimi venti anni il mondo è cambiato insieme alle relazioni internazionali quindi anche il lavoro e che quest’ultimo non è solo strumento per costruire un reddito ma anche uno strumento di identità che garantisce un ruolo sociale, a condurre il dibattito è il giornalista economico del quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno”, Felice de Sanctis, direttore di “Quindici” che apre ricordando i principali articoli della Costituzione riguardanti il lavoro e i diritti (art. 1, 4, 36).

Il lavoro ha subito una trasformazione antropologica e richiede molti doveri e diritti; forse troppi diritti se pensiamo che negli ultimi tempi i contratti stipulati garantiscono sempre meno la salvaguardia delle esigenze del lavoratore, aggiunge de Sanctis.

Interviene quindi il segretario generale FLC CGIL, Domenico Pantaleo, che parte con un’affermazione forte: in Italia, il lavoro non è più un diritto! La Costituzione in questo senso è stata ‘violentata’. Le povertà aumentano e in troppi vengono esclusi non solo dal diritto al lavoro, ma anche dal diritto allo studio. Inoltre egli fa un’autocritica al sindacato, ammettendo che si è fatto poco in tal senso. Vede anche una certa falsità nelle risposte dei ragazzi nel video precedentemente presentato perché sono stati omessi particolari importanti (stipendio, orari, rapporti con il capo). Arriviamo quindi ad una delle domande a cui è più difficile rispondere: come si crea lavoro? Che pone il moderatore.

Difficile perché si è entrati in un circolo vizioso, se non si crea ricchezza non c’è consumo e quindi non c’è richiesta, quindi lavoro. L’istruzione è fondamentale perché la competenza deve essere supportata dalla conoscenza che porta la libertà di pensiero e che distingue l’uomo dalla macchina.

A rispondere è il presidente e amministratore delegato di Exprivia Molfetta, Domenico Favuzzi (nella foto: Belsito, Pantaleo, Natalicchio, de Sanctis, Favuzzi) che dopo aver comunicato un dato ancora più preoccupante per il Sud (il 50% dei giovani è disoccupato) aggiunge che si tende a dare sempre la colpa ad altri non meglio precisati, anziché guardare a quelle che sono le nostre. Stiamo attraversando un periodo in cui le vecchie certezze sono cadute. Il diritto al lavoro si coniuga al dovere al lavoro, bisogna esercitare il nostro dovere di cittadini! Troppo spesso purtroppo il nostro rapporto con lo Stato si limita a conoscenze, sotterfugi, tangenti, quindi risulta difficile lamentarsi. Il lavoro è stipendio ma quest’ultimo non prova il valore assoluto di una persona ma solo il valore dato alle prestazioni, relativo al mercato. Ci sono troppe cose che nel sindacato non funzionano più, troppe influenze corporative, bisogna tutelare il lavoratore. La contrapposizione tra dipendente e datore di lavoro non esiste più. Non bisogna far finta che le trasformazioni non esistano. In passato un certo lavoratore, cominciando la carriera in un’azienda, la concludeva nella stessa, ora non è più possibile, dato che l’età media di un’azienda di successo oscilla dai 5 ai 10 anni.

Ultimo intervento è quello dell’avvocato giuslavorista, Antonio Belsito, docente universitario che sottolinea quanto sia importante studiare per se stessi. La precedente generazione ha sicuramente commesso parecchi errori se ha fornito una classe politica incapace di guardare alle esigenze di tutti, ma i giovani devono imparare da questi errori. L’iniziativa del premier Renzi, la Jobact, può far bene solo per un breve periodo: certo, non si possono garantire diritti sul lavoro se il lavoro stesso non è garantito. Basta davvero poco per far ripartire la macchina dello Stato ferma ormai da troppo tempo, tra l’altro con una burocrazia che non aiuta. Infine Belsito ha parlato della “garanzia giovani”, entrata in vigore il 1° maggio, che dà la possibilità ai giovani, previa registrazione sul sito internet del governo, di scegliere la regione italiana in cui cercare lavoro, valutando tutte le offerte: è un buon inizio ma vogliamo di più.

Bisogna mettersi sempre in discussione e chiedere soprattutto rispetto perché siamo persone con propri bisogni e competenze, inoltre è importate occuparsi non solo di se stessi ma dell’intero sistema come tiene a precisare Favuzzi: “se siete imprenditori agite come se foste dipendenti, se siete dipendenti agite come se foste imprenditori”.

Il convegno si chiude con un messaggio di ottimismo grazie alla visione del cortometraggio prodotto dall’intero istituto IPSSAR, dagli alunni ai professori e collaboratori, sulle note del successo del momento “Happy” di Pharrell William.

© Riproduzione riservata

Autore: Daniela Bufo
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