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La zona produttiva avanza e si espande a Molfetta, ma dove sono i posti di lavoro?
08 settembre 2008

MOLFETTA - In questi giorni in cui si moltiplicano le notizie riguardo nuove costruzioni associate a nuovi scempi ambientali e rimbalzano svariate denunce di cittadini che sembrano amare la propria città un po' più degli altri, ma una domanda sorge spontanea: ma nella nostra città il progresso e le opportunità per i giovani sono realmente cresciuti? Sradicare olivi e mandorli un po' dappertutto ha creato i tanto sperati ed auspicati posti d lavoro per noi cittadini molfettesi? La zona industriale e quella artigianale assomigliano sempre di più ad un moderno Eldorado per chi voglia investire nei settori più produttivi come quello del commercio che in questo periodo va più forte di un treno giapponese ad alta velocità. La città si è espansa e su questo non ci sono dubbi ma basta tendere le orecchie per ascoltare l'ennesima polemica di un giovane disoccupato, pieno di sogni nel cassetto, che continua ad attendere il proprio turno che sembra non arrivare mai, chissà per quali strani scherzi del destino e della società. Sembra incredibile ma nelle nuove realtà commerciali della zona ASI è difficile ascoltare tra gli impiegati la cadenza linguistica molfettese. Perché? Perché la maggior parte dei neo assunti vengono da città limitrofe? Si può capire, visto che tutto il mondo è paese, che ci siamo dappertutto talenti meritevoli di assunzione ma non si capisce perché a Molfetta ce ne siano meno. Eppure la mattina i treni che portano gli studenti a Bari per frequentare le varie facoltà sono occupati per la maggiore da molfettesi e se da cosa nasce cosa in città ci sono più laureati che pensionati. Occorre tutelare maggiormente i cervelli della città e non lasciare che fuggano via solo perché vi è il solito figlio di mamma, papà, zia, zio e nonno che va ad occupare, senza grandi sforzi, un posto che non si meriterebbe mai senza la mano tesa della sua influente parentela. Ci sono ragionamenti che, probabilmente, sulle pagine di un giornale non si possono fare per non incorrere in querele o addirittura minacce e quindi è meglio fermarsi qua con le parole. Comunque visto che, ormai i terreni in cui regna ancora quel poco verde che ci rimane, cominciano ad essere puntati dai futuri investitori, che il verde, certo, lo vedono ma è quello dei bigliettoni, facciamo in modo che ad ogni albero sacrificato corrisponda un nuovo posto di lavoro per i giovani molfettesi. Se così fosse la disoccupazione in città sarebbe un problema superato e di sicuro ci sarebbe chi emigrerebbe dal Nord Italia per venire da noi tanto di alberi ce ne sono a bizzeffe!!
Autore: Francesco Tempesta
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A leggere e rileggere opinioni sull'argomento del lavoro giovanile, sembra che un black out lungo e persistente ottembra le nostre aperture mentali e conoscenze. Un gioco di parole conosciute e ripetute di generazioni in generazioni, come se il tempo si fosse fermato. Sono convinto che, chi ripete la falsa storia da leggenda metropolitana di tutti i giovani descritti come sfaticati, ineducati ecc.ecc.lo faccia in buona fede, senza cognizione di causa o per partito preso. Il dilemma è atavico, ragazzi, giovani, e anche adulti maschi e femmine siffatti ce ne sono sempre stati e continueranno ad esserci. Il problema è sociale, culturale, educativo: l'errore è generalizzare sempre tutto e tutti, come avviene per i molfettesi tutti sporchi,maleducati e addirittura chi ha considerato il DNA degli stessi. Chi fa questi discorsi, dimostra di essere in confusione mentale, totale e irreversibile. Le colpe ci sono e da dividere in percentuali a tutti: genitori educatori, politici, amministrativi, legislativi e perchè no anche "religiosi" (!). Il problema è il lavoro oggi considerato, non da tutti, da tanti, un elemento solo per riempirsi lo stomaco e fare le vacanze nei periodi estivi. Il lavoro è anche questo ma, prima ancora è il completamento della personalità, dignità e onestà. Una volta esisteva la "Camera del Lavoro o Ufficio di collocamento", adesso il lavoro, non da tutti , da tanti (evitiamo le generalizzaaioni) ti viene offerto per telefono, chiedendoti se hai "bisogno" o se conosci giovani "bisognosi". Non mi sembra regolare e civile questo modo di proporre e nemmeno da considerare. Proposte di lavoro come commesse o commessi, collaborazioni varie ecc.ecc., alla fine risultano anche come personale di pulizia e di fatica, e a volte anche peggio, senza un contratto, paghe misere, nessuna sicurezza assicurativa e sanitaria. Si dice: "l'interessante è lavorare e non fare la fame". Signori scherziamo, qui si torna indietro di secoli, rinnegando lotte e diritti acquisiti. Questo è schiavismo moderno. Ripeto la situazione non è tutta così, in parte si, e sono queste che i giovani rifiutano, sono questi i posti di lavoro vacanti. Non crediamo che in Europa la situazione sia migliore, per effetto della tanto decantata globalizzazione. In Francia due ragazzi laureati compagni di vita, vengono assunti il lunedì, per essere licenziati il venerdì e riassunti il lunedì. C'è poco da aggiungere.



Ecco un argomento difficile da affrontare perchè chi ne parla, di solito, è portato a generalizzare situazioni mai fine a se stesse e dettate da condizioni socio culturali alquanto complesse. I giovani "preferiscono stare vicini casa a fianco di mamma che ci sveglia, scarsa determinazione nel chiedere o affrontare un posto di lavoro, poca voglia di lavorare tanto ci sono mamma e papà, i giovani sono viziati, coccolati, maleducati, ai miei tempi bla..bla...bla...bla! Anche da un ministro è stato detto "giovani bamboccioni" un altro disse ad una "povera" ragazza di sposare un milionario, roba da avanspettacolo da cinema di periferia. Il Ministro Brunetta sta affrontando il tema del fannullone che è un problema generazionale degli anni cinquanta. Le problematiche del lavoro giovanile sono tante e non di facili soluzione:non vanno generalizzate con battuta da bar del porto. Non basta dire il lavoro c'è, cercalo, se vuoi lavorare lavori, se non vuoi non lavori. Il lavoro deve essere dignitoso, nobile, onesto e perchè non pretenderlo anche regolare? Ci sono giovani come quelli che distruggono Piazza delle Erbe, e sono questi forse quelli a cui si possono fare battutacce malsane, ci sono tantissimi giovani i quali chiedono lavori onesti, rispettosi, confacenti alla propria cultura e conoscenza, non da schiavismo mascherato e oggi molti lavori sono così e in evidenza.Ci sono operatori e datori di lavoro onesti, ci sono altri disonesti e mascalzoni i quali , protetti dal politico e mafioso di zona, continuano imperturbrati a sfruttare le necessità primarie di molti giovani. Ecco dov'è il rifiuto e forse anche l'equivoco di chi o per non conoscenza o per partito preso, denuncia verbalmente l'immobilismo e la non voglia di lavorare (falso)dei giovani, generalizzando tutto e tutti.Personalmente sostengo che non si deve lavorare solo per mangiare(come si usa dire nel volgare popolare)è umiliante anche tendere la mano e chiedere quello che per diritto ti si deve. Il lavoro deve essere regolato in tutte le sue forme, questo chiede la stragrande maggioranza dei giovani, anche per rispetto alle lotte affrontate in passato dai tanti lavoratori che sopportarono angherie e vendette varie(ci sono aspetti che non si possono chiarire per evitare ripercussioni delinquenziali...attento Francesco).
Ecco un argomento difficile da affrontare perchè chi ne parla, di solito è portato a generalizzare situazioni mai fine a se stesse e dettate da condizioni socio culturali alquanto complesse. I giovani "preferiscono stare vicino casa a fianco di mamma che ci sveglia,scarsa determinazione nell'affrontare o chiedere un posto di lavoro, poca voglia di lavorare tanto ci sono mamma e papà, i giovani sono viziati, coccolati, maleducati, ai miei tempi bla....bla....bla! Anche da un nostro ministro dell'economia è stato detto "i giovani sono bamboccioni", un altro ha detto ad una "povera"ragazza di sposare un milionario. Il Ministro Brunetta sta affrontando il tema del "fannullone" che è un problema generazionale degli anni cinquanta. Le problematiche del lavoro giovanile sono tante e non di facile soluzioni, non devono essere generalizzate con battute da avanspettacolo da cinema di periferia. Non basta dire il lavoro c'è, basta cercarlo o se vuoi lavorare, lavori. Il lavoro deve essere dignitoso, nobile, onesto e perchè non pretenderlo anche regolare? Ci sono giovani come quelli che distruggono Piazza delle Erbe e sono questi forse quelli a cui si riferiscono le tante generalizzazioni, ci sono tantissimi giovani i quali chiedono lavoro onesto, rispettoso, non da schiavismo mascherato e oggi giorno molti lavori sono così. Ci sono operatori e datori di lavoro onesti, ci sono altri disonesti e mascalzoni i quali, protetti dal politico del momento e dal mafioso di zona che continua a sfruttare le necessità primarie di molti giovani. Ecco dov'è il rifiuto e forse anche l'equivoco di chi o per non conoscenza o per partito preso denuncia verbalmente l'immobilismo e la non voglia di lavorare (falso) dei giovani, generalizzando tutto e tutti, Personalmente sostengo che non si deve lavorare solo per mangiare(come si usa nel volgare popolare) è umiliante anche tendere la mano e chiedere quello che per diritto ti si deve. Il lavoro deve essere regolato in tutte le sue forme, questo chiede la stragrande maggioranza dei nostri giovani, anche per rispetto alle lotte affrontate dai lavoratori, sopportando angherie e vendette (ci sono aspetti poi, che non si possono affrontare per ripercussioni delinquenziali caro Francesco).


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