La visita ineffabile
L'aveva incontrato di nuovo sul passaggio verso la spiaggia, vicino ad una costruzione bassa. Il cuore le si era allargato rivedendolo alto e abbronzato, col viso squadrato e il sorriso schernitore di sempre. Gli era andata incontro palpitante, anche se poco prima aveva intravisto P.B., bruno e aitante, che aveva attraversato la strada subito scomparendo. Angelo l'aveva accolta generosamente fra le braccia e insieme erano andati verso la costruzione sulla spiaggia in un'atmosfera dorata e luminosa. In una stanza piena di luce c'erano due giovani sdraiati in un angolo e Angelo e Samantha si posero su una larga panca: dall'atteggiamento di lei era evidente una profferta intima e profonda che Angelo comprese e si protese in un'attesa inconfondibile. Lei gli era davanti, il corpo e i capelli fluttuavano, gli occhi ansiosi e consapevoli, ma poi disse: no! Non poteva, voleva ma non poteva, non sapeva perché. Lui rimase sorpreso e un po'deluso, si levarono. Samantha gli si attaccò al corpo sempre desiderato e uscendo piano gli disse che finalmente potevano mettersi insieme, vivere insieme nel suo paese, in Toscana. Non sapeva cosa le fosse successo poco prima, mentre era vibrante d'amore per lui e fremeva come un fiore di ibisco prossimo a schiudersi, con una sensazione tante volte provata sino allo spasimo e mai pienamente compiuta con l'altro. Ma Angelo disse di no, che non era possibile, era passato tanto tempo, doveva rinunciare, non poteva. E poi! Aveva visto che prima lei aveva guardato P.B., un altro uomo, un amore giovanile, non ricordava se prima o dopo di lui. Dovevano lasciarsi! Samantha lo guardò mentre si allontanava, a poco a poco dissolvendosi nella leggera foschia. Il cuore le si schiantava nel petto, se lo sentiva ancora nelle braccia con la sua perfetta muscolatura, la pelle dorata, il sorriso bianchissimo, tenero e scherzoso. “Sei sempre bella?” le diceva al telefono con un'aria di scherno quando non si sentivano da troppo tempo, “Hai una bella vocina flautata”. La fresca giovinezza al mare, d'estate e d'autunno le melanconiche passeggiate in città, fino al distacco. Con due vite diverse si erano rivisti parecchie volte e lui, chiamato, veniva sempre: ancora al mare d'estate; ad Ostia un pranzo insieme e poi via, sempre critico e scherzoso “non mi piacciono le calze scure”, intorno al laghetto dell'Eur, nella piazza davanti al mausoleo di Agrippa. Il cuore si dilatava e le arrivava in gola quando lo scorgeva da lontano, alto e sempre imprevedibile. Perduti in macchina, in campagna, in un luogo segreto “Non fare la signora borghese impellicciata”. Ma l'incontro più bello, inesprimibile nelle emozioni e sensazioni fu durante un viaggio di Samantha al suo paese. Le mostrò ogni cosa: dov'era nato, la piazza e la cattedrale del famoso paesino, la chiesa di San Biagio dal belvedere; si raccontarono la disperazione di lui davanti all'orribile spettacolo di una tragedia familiare e le chiedeva della sua solitudine “Sei infelice?, soffri? Poi la portò a ballare e lui la teneva stretta, accogliente e chiacchierone con la sua bella parlata toscana. L'ultima volta che si videro la salutò sul portone, dalla macchina e lei disse “Ci rivediamo ancora?” ma lui rispose con un sorriso triste, tentennando la testa. Tutto questo era dentro di lei invano. Ad un tratto s'incattivì, diventò dura e determinata. Rientrò in paese, si faceva buio. Era vicina al bar Europa. Allora avrebbe chiamato l'altro al telefono, si sarebbero incontrati, sarebbe ricominciata una storia che poteva aiutarla a vivere, che poteva essere ancora bella! Si accorse che camminava male sui tacchi andando verso il bar… Ma, lei non poteva camminare, come mai si trovava lì, così, con quello che voleva fare?. I medici le avevano detto che non poteva mettersi in piedi per un mese. Ebbe uno schianto. Ma il sogno l'aveva presa, posseduta, resa felice! La visita ineffabile l'aveva consolata anche per affrontare il futuro.