La Quaresima spiegata ai bambini col centro studi Terrae
MOLFETTA - Le mattine, quelle belle. Non dovrebbe essere una novità e non lo è, ma la sorpresa si palesa sempre quando ad organizzare questi incontri è CEA Ophrys Centro Studi e Didattica Ambientale Terrae, incontri che coniugano tradizione, ambiente, religiosità e arte.
Cosa vuoi di più dalla vita? Ecco, c’è tutto. Una soleggiata e cristallina mattina di sabato, appuntamento dinanzi alla Chiesa del Purgatorio, ovvero della Madonna consolatrice degli Afflitti. Il gruppo è entusiasta e colorato. Dalle mascherine colorate, sporgono occhi curiosi e attenti.
Il vicepresidente di Terrae, prof. Raffaele Annese e la guida abilitata Isabella de Pinto, redattrice di Quindici, si “fanno piccoli” e spiegano, con un linguaggio comprensibile, la bellezza e l’unicità dei riti della Settimana Santa nella nostra città.
Direzione Chiesa di Santo Stefano che, come afferma Isabella de Pinto, era annessa ad una Ospitalia per l’accoglienza dei pellegrini. Santo Stefano è il primo martire della Cristianità e la Confraternita a Lui dedicata, promuove, ogni venerdì l’esposizione delle Statue dei Misteri, cioè di quelle Statue che rappresentano i momenti della passione di Cristo, come descritti nel Vangelo.
Tante sono le leggende circa l’arrivo delle statue. Si narra di un cittadino molfettese di nome Lepore che si recò a Venezia ove ammirò le statue eseguite da un artista, statue però che erano state commissionate da un cittadino straniero. Lepore, che aveva il proprio figlio Diomede ammalato, si convinse che, se avesse donato le statue alla chiesa di Molfetta, suo figlio si sarebbe salvato.
L’artista affidò le statue a Lepore che le portò a Molfetta con un’imbarcazione. Suo figlio guarì e quella guarigione fu legata, indissolubilmente, alla donazione delle statue.
In realtà, dopo attente ricerche, si fa risalire l’origine delle statue, in legno, all’esecuzione di un artista della Scuola Napoletana, fine Seicento, tranne quella di Gesù che prega nell’orto che, distrutta, fu sostituita nell’Ottocento.
Storicamente le confraternite erano formate da lavoratori di arti e mestieri. La Confraternita di Santo Stefano di Molfetta era formata da membri di famiglie nobili o economicamente agiate e da sacerdoti.
Ulteriori cenni storici e religiosi sono stati forniti da alcuni membri della Confraternita che è proprietaria della Chiesa dedicata al martire e che, pertanto, ne sostiene materialmente ed economicamente la cura e l’uso.
Lo stupore dei piccoli e degli accompagnatori è palpabile. L’espressività delle statue e gli episodi della religiosità commuovono e fanno riflettere su quella “molfettesità” che, abbandonata ogni divergenza, si ritrova in comune preghiera di fronte alle “Statue”.
Ma non è finisce qui. La comitiva colorata si sposta all’interno del Centro storico ove, in via Piazza , troneggia la Quarantana, simbolo della Quaresima. Ed è sorprendente il dialogo tra i piccoli discenti e la guida Isabella de Pinto. Si prosegue per arrivare alla Chiesa del Purgatorio la cui costruzione risale all’anno 1643.E non esistono parole per descrivere occhi sgranati e non è possibile frenare il fiume di domande.
Ma è una spada o un pugnale quello che trafigge il cuore di Maria? Ma come fa la Veronica a reggere il telo raffigurante di Gesù? E perché le mani e i piedi di Cristo hanno un colore diverso rispetto al resto del corpo?
Ed in ultimo: Ma quando si mangia il pizzarello?
Il pizzarello è l’ultima sorpresa di questa bella mattinata organizzata da CEA che ha dedicato questo tempo in maniera gratuita per diffondere la bellezza della nostra tradizione. E chissà perché questo semplice, fragrante pane a punta, ha un sapore più buono, di una età antica che non si vuole perdere, di unione ritrovata.
Molfetta, è pronta: che i riti santi abbiano inizio.
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Autore: Beatrice Trogu