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La pace in Terrasanta e Benedetto XVI secondo mons. Michel Sabbah
15 maggio 2005

“Siamo in un momento propizio per costruire la pace tra Israele e i Palestinesi. Se non si coglie quest'occasione, ci sarà un'Intifada terza, una quarta e così via...” Parole di pace quelle di S. B. Mons. Michel Sabbah, Patriarca Latino di Gerusalemme in visita nella nostra città per la cerimonia d'investitura di quattro nuovi cavalieri dell'Ordine del Santo Sepolcro nella nostra città (il 23 aprile sera presso la Cattedrale) e per l'istituzione con base a Molfetta di una nuova sezione dell'OESSG. La conferenza stampa tenutasi nello stesso giorno alle 9, presso il Seminario Regionale, si sofferma su tematiche di grande attualità. Sabbah si appella ai due popoli, perché esercitino la virtù della pazienza. Al governo Sharon, perché, incurante della pressione della destra israeliana, disponga il ritiro dai territori occupati della Palestina. “Gli Israeliani gridano il loro desiderio di sicurezza. Non c'è sicurezza senza pace. Finché un popolo (i Palestinesi, ndr) sarà oppresso, la minaccia di violenza resterà costante. Né la potenza dell'esercito israeliano né gli attentati di matrice palestinese possono garantire sicurezza e pace all'uno o all'altro”. Sull'operato di Sabbah, dottissimo successore di Giuseppe Beltritti, nominato nel dicembre '87, circa 20 giorni dopo l'inizio della prima Intifada, si sono addensate innumerevoli critiche di parte israeliana. Il Patriarca Latino respinge serenamente ogni accusa di parzialità. Non è la sua pura partigianeria filo-palestinese; la posizione assunta è frutto d'un attento scandaglio delle ragioni dell'oppresso come dell'oppressore. Evocata dalle domande di alcuni giornalisti (seppure in forma non esplicita) l'ombra di Mons. Hylarion Capucci, arrestato negli anni '70 per presunto traffico d'armi e collusione con il terrorismo palestinese, graziato dall'intervento di Paolo VI, l'attenzione si concentra sul nuovo pontefice, Benedetto XVI. Sulle affermazioni dei tabloid londinesi. Del Sunday Times in particolare. 'Papa di ferro', 'Rottweiler di Dio', 'Panzerkardinal': l'appartenenza (capitolo già sufficientemente chiarito da Joseph Ratzinger) a 16 anni alla Hitler Jugend non autorizza, per Michel Sabbah, a parlare di pontefice filo-nazista. Al contrario, il Patriarca è fermamente convinto che l'operato di Benedetto XVI solcherà sentieri di continuità rispetto a Papa Wojtyla, meritevole di essersi avvicinato ad entrambe le parti in conflitto, col palese intento di operare una mediazione. Del nuovo papa, Sabbah dice: “Veniva spesso in Terra Santa. Le sue non erano visite ufficiali, ma di semplice pellegrino”. E ancora: “Un uomo molto soave, dolce, calmo. Sembra amare coloro a cui parla”. E in vista del prossimo gemellaggio tra Molfetta e la diocesi di Beit Jala, Sabbah, sollecitato da Don Mimmo Amato, moderatore dell'incontro, delinea la situazione dei cristiani di Beit Jala, sede di una scuola parrocchiale aperta anche alle altre fedi, e di Betlemme in particolar modo. Invita i nuovi cavalieri dell'OESSG a garantire la propria presenza in Terra Santa in qualità di pellegrini, contribuendo, col sostegno economico e morale, alla pace e al benessere di una zona tanto politicamente travagliata. “Dopo 100 anni questo conflitto, ormai vecchio, deve chiudersi. Non si può più rimandare!” Gianni Antonio Palumbo gianni.palumbo@quindici-molfetta.it
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