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La Mèdonne du Tremelizze
15 giugno 2010

È stato pubblicato l’ultimo lavoro di Cosmo Tridente, apprezzato collaboratore di Quindici, “La Mèdonne du Tremelizze” (La Madonna del Terremoto tra scienza, storia e devozione popolare), Edizione La nuova Mezzina, Molfetta. L’autore, professore emerito negli Istituti di istruzione superiore, dopo i primi studi giovanili sul fi losofo Pitagora, si è specializzato in storia e tradizioni locali. La sua opera più importante è certamente “Feste, Ricorrenze e Memoria a Molfetta”, edita nel 1998. Come è noto, l’11 maggio 1560 una scossa tellurica colpì all’alba parte dei comuni della costa pugliese oltre alla Basilicata e Campania. La popolazione molfettese si riversò per le strade, invocando la protezione della Madonna dei Martiri. Il terremoto ebbe a Molfetta eff etti meno disastrosi rispetto ad altri comuni vicini. A Barletta e Bisceglie la scossa fu dell’ottavo grado della scala Mercalli, a Molfetta del quinto grado e a Giovinazzo del settimo. Si nota l’anomalia tra il dato relativo a Molfetta (scossa forte) rispetto alle due città confi nanti, una a nord (scossa rovinosa) e l’altra a sud (scossa fortissima). Inoltre, Giovinazzo era più lontana dall’epicentro del terremoto e queste considerazioni raff orzarono la convinzione popolare dell’intervento soprannaturale. Ovviamente non è tutto così semplice, varie possono essere le motivazioni per cui una scossa è più forte rispetto ad un’altra. Del resto, la conoscenza dei fenomeni sismici non sembra che abbia fatto progressi considerevoli rispetto ai tempi di Epicuro, per cui l’unica cosa certa fi nora è che non è possibile prevedere i terremoti (a parte l’opinione isolata di qualcuno). A ringraziamento dell’intercessione della Madonna dei Martiri fu deciso di celebrare una festa popolare alla data del terremoto con una processione alla Basilica, con la partecipazione delle autorità civili e del clero. Ovviamente l’autore respinge la convinzione diff usa nel popolo che il terremoto sia una punizione di Dio per i nostri peccati ed evidenzia che si tratta di un fenomeno naturale, risultato di leggi fi siche, con frequente concausa di comportamenti sciagurati degli uomini che hanno scarso rispetto della Natura. In quanto alla domanda che sorge spontanea: se Dio è il creatore del mondo, perchè ha creato un mondo soggetto a disastri naturali? (Si Deus est, unde malum?) Si tratta di un dilemma che ha angosciato da sempre scienziati, fi losofi e teologi, senza che fi nora siano state date risposte soddisfacenti. L’autore conclude l’opera riportando il canto popolare alla Madonna dei Martiri “O fi ore di grazia gentile”. Si rileva nel ritornello la sostituzione del termine originario “al deprecante popolo” con “ al supplicante popolo”. Che signifi cato aveva l’espressione “deprecante”? Non certo “biasimevole, ”deplorevole” e nemmeno “pregante perchè sia allontanato un male” (Cfr. Gabrielli, Dizionario della lingua italiana), termine usato dai dotti. Probabilmente si trattava di una storpiatura da parte delle pie donne del termine “te preghiamo”, del tipo “orà pro nobis” al posto di “ora pro nobis”, che si recitava quando le litanie erano in latino (o meglio in latinmolfettese), entrato nell’uso comune, per cui giustamente fu eff ettuata la sostituzione col più credibile “supplicante”. L’opera, risultato di una notevole documentazione scientifi ca e di approfondimento degli avvenimenti storici, è ricca di foto pertinenti l’argomento. La presentazione entusiastica è di padre Leonardo M.de Pinto, già rettore della Basilica,che esprime tutto il suo apprezzamento per un lavoro che valorizza ancora di più la nostra Basilica.

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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