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La Margherita riconosce la candidatura di Lillino Di Gioia
26 gennaio 2006

MOLFETTA – 26.1.2006 “Consapevole che ogni alternativa si è verificata impercorribile, DL-La Margherita sceglie di riconoscere politicamente il risultato delle primarie, investendo il candidato Lillino Di Gioia delle sue rilevanti responsabilità nel recupero e nella ricostruzione di uno spirito unitario in chiave amministrativa”. E' con queste parole, contenute nel documento politico approvato nella serata di ieri dall'assemblea degli iscritti e dei simpatizzanti della Margherita, che si chiude l'ampio ed approfondito dibattito che ha interessato questo partito all'indomani delle consultazioni primarie per la individuazione del candidato sindaco del centrosinistra, tenutesi lo scorso 4 dicembre. Oltre un mese di confronto interno, a tratti anche molto duro, sulla opportunità di rispettare l'esito delle urne che ha portato alla deliberazione di ieri considerata dallo stesso coordinatore locale di questa forza politica, Cosimo Altomare, la sintesi più alta ed il punto di equilibrio migliore tra le diverse posizioni espresse nel corso di tutto questo tempo. Una “operazione verità” quella che l'assemblea del partito ha voluto lanciare con l'approvazione del documento politico proposto dal gruppo dirigente, che si fa carico, tra l'altro, di esporre con estrema onestà e franchezza le ragioni che hanno portato la Margherita in una difficile situazione di stallo che si è protratta per oltre un mese e che, tutti hanno convenuto, non poteva trascinarsi ancora. E non mancano, nella mozione approvata, passaggi anche abbastanza critici rivolti al candidato sindaco, Lillino Di Gioia, nei confronti del quale, ad esempio, si evidenzia “un serio problema di identificazione dell'elettorato di centrosinistra”, così come si manifesta una seria preoccupazione per lo stato in cui versa tutta la coalizione di centrosinistra. Con l'assemblea di ieri, comunque, dovrebbe chiudersi l'annosa vicenda del riconoscimento politico delle elezioni primarie. Al momento l'unico partito dell'Unione che non ha ancora deciso quale strada intraprendere è Rifondazione Comunista, da pochi giorni commissariata a seguito delle dimissioni della segreteria. Ma al massimo entro i primi giorni della prossima settimana anche questo partito dovrebbe definire la sua posizione, contribuendo così a chiarire un quadro che, lentamente, si va delinenando. Giulio Calvani Riportiamo qui sotto il testo completo del documento politico approvato nella serata di ieri dall'assemblea della Margherita: “DL-La Margherita di Molfetta prende atto che, nel tempo trascorso dal 4 dicembre '05, la riflessione e la discussione dentro e tra le forze politiche de L'UNIONE di centrosinistra e tutti gli sforzi compiuti per ricomporre un quadro unitario di coalizione non hanno sortito l'esito di un giudizio condiviso e, soprattutto, di una prospettiva politica comune. A questo mancato esito unitario hanno concorso tre fattori. 1 - Il primo è indubbiamente riconducibile alle ombre che hanno ricoperto lo svolgimento della consultazione primaria cittadina. DL-La Margherita e diverse altre forze politiche de L'UNIONE hanno da subito segnalato la violazione dello spirito delle primarie, indicando nel mancato rispetto del 'codice etico', nell'incompiuta verifica da parte del comitato di garanzia e nell'ostentata partecipazione al voto di ampie porzioni di elettorato organizzato da personaggi estranei al centrosinistra, quando non proprio da leadership del centrodestra, gli elementi che hanno reso opaco il complessivo svolgimento della consultazione primaria. La stessa reazione sociale, in molti casi di vero e proprio rigetto, costituisce una prova tangibile che non si sia trattato solo di una leale consultazione del popolo di centrosinistra. A giudizio di DL-La Margherita, un importantissimo strumento di partecipazione, affidato alle coscienze, alle sensibilità e alla lealtà di tutti, ha subito a Molfetta condizionamenti estranei, che ne hanno mutato il carattere politico innovativo, persino appannando la capacità della nostra coalizione di essere radicalmente alternativa, a partire già dalle modalità di raccolta del consenso, all'attuale maggioranza di governo cittadino. 2 - Il secondo fattore si è determinato dopo le primarie. Invece di procedere ad una maturazione comune, si è verificata la scelta di alcune forze politiche de L'UNIONE di affrancarsi dal vincolo di coalizione, procedendo in modo autonomo. Il susseguirsi di prese di posizioni da parte di singole forze politiche, assunte a prescindere dalle loro ricadute sul complesso della coalizione, ha indebolito la riconoscibilità di un profilo unitario di coalizione, incrinando gli stessi legami tra le forze politiche che la compongono, già provati da un lungo percorso in cui erano maturate le primarie, a tratti caratterizzato più da spirito di rivalsa che di cooperazione. Lo stallo in cui oggi versa L'UNIONE rischia di divaricarsi in una frattura insanabile, destinando ciò che resta della originaria coalizione di centrosinistra a caratterizzarsi come un indistinto “progetto civico” piuttosto che come coalizione con radici politiche salde. 3 - Il terzo fattore riguarda il candidato più suffragato delle primarie, Lillino Di Gioia. La storia politica degli ultimi anni e la stessa modalità di raccolta del consenso espressa nel corso delle primarie hanno fatto emergere un serio problema di identificazione dell'elettorato di centrosinistra in una candidatura che ne interpreti strategicamente, autorevolmente e in maniera convincente la concezione radicalmente alternativa di governo della cosa pubblica, nei contenuti programmatici, nelle regole dell'azione amministrativa e nel ceto politico. Su questo giudizio critico ha fatto fatica ad innestarsi, anche nel nostro partito, una piena legittimazione politica della candidatura. La stessa relazione ambigua e non risolta del candidato con DL-La Margherita, di volta in volta surrettiziamente invocata come forza di appartenenza, nonostante scelte politiche ed elettorali pubblicamente difformi, ha segnato in misura profonda il presupposto di reciproca lealtà su cui fondare un'alleanza politica. La Margherita ritiene che in un quadro politico fortemente a rischio di frantumazioni trasformistiche, anche a seguito del possibile sgretolamento del centrodestra, la ricomposizione de L'UNIONE costituisca una priorità assoluta da perseguire con ogni determinazione. Ha constatato in questi mesi che, pur a fronte di una ripresa del dialogo e di disponibilità a operare per le diverse alternative, non si sono determinate le condizioni di una convergenza unitaria da parte di tutte le forze politiche della coalizione. Consapevole che ogni alternativa si è verificata impercorribile, DL-La Margherita sceglie di riconoscere politicamente il risultato delle primarie, investendo il candidato Lillino Di Gioia delle sue rilevanti responsabilità nel recupero e nella ricostruzione di uno spirito unitario in chiave amministrativa. I DL-La Margherita ritengono che a ciò debbano concorrere prioritariamente elementi di chiarezza sul piano delle regole e delle alleanze, rigorosamente definite nel documento politico fondativo della coalizione amministrativa, e sul piano programmatico. Molfetta, che si trova in una fase importante e decisiva, ha bisogno urgente di un governo dei processi dello sviluppo e della qualità della vita. La coalizione di centrosinistra dovrà ricercare la compattezza necessaria per offrire ai cittadini una valida e credibile alternativa, ispirata ai principi di legalità e moralità nella gestione della cosa pubblica, e riportare l'Amministrazione sui binari corretti della trasparenza, dell'imparzialità e del rispetto delle regole condivise. Segnare una netta discontinuità rispetto alla maggioranza al governo della città significa sul piano programmatico prioritariamente: • Fermare il ritorno della speculazione, propiziata da un centrodestra affaristico e parassitario, e rimettere al centro dell'azione amministrativa lo sviluppo economico di qualità ed eco-sostenibile di Molfetta. In questo contesto è urgente confrontarsi sulle prospettive del nostro nuovo porto, pervenendo a scelte e progetti sostenibili. Fermare la speculazione comporta, oltre che metter mano alla pianificazione colpevolmente ignorata dal centrodestra (es. Piano dei servizi), ma fondamentale per la qualità della vita dei quartieri che stanno nascendo, escludere nettamente varianti al PRGC che prevedano ulteriori espansioni edilizie per rilanciare concretamente programmi di riqualificazione urbana. Bisogna rifare ed approvare il Piano delle coste, importantissimo per il rilancio della nostra città, e ripensare il Piano del traffico, della mobilità e dei parcheggi, dato che quello attualmente in vigore sembra aver esaurito la sua spinta propulsiva. • La città deve dotarsi nei prossimi anni di un Piano Strategico, strumento essenziale per disegnare scenari di medio e lungo periodo che, coerenti con le vocazioni dell'area, riguardino lo sviluppo economico, l'assetto del territorio, il livello dei servizi pubblici, l'identità sociale e culturale della città. • Bloccare la gestione clientelare dei servizi sociali e riportare al centro le politiche della socialità, modificando subito il Piano Sociale di Zona, in concertazione con le realtà presenti sul territorio, a partire da un'attenta analisi di bisogni e risorse. Occorre rilanciare le politiche culturali mai così approssimative come in questi anni. • Dovranno essere strutturate le forme di partecipazione dal basso: dagli strumenti di consultazione, quelli del bilancio sociale e partecipato, ad un'articolazione stabile dei rapporti con i comitati di quartiere".
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Cara Paola, la tua frase "Poi Mimmo Favuzzi ha sparigliato le carte" è una grave scorrettezza perché tenta di far credere che la posizione di un partito (i DS) sia dovuta chissà per quali oscuri motivi a questioni di natura personale. Sai bene che così non è. Chissà perché nessuno tira in ballo il mio nome per ricordare il lavoro estenuante di mesi per la costruzione di una coalizione, di un progetto, di una piattaforma politico-programmatica, il codice etico e “L'Unione chiama la città”. La tua successiva precisazione prima che esprimere un punto di vista diverso, e in quanto tale legittimo, presenta una lettura dei fatti volutamente e faziosamente distorta. Se un tale comportamento sarebbe discutibile per un normale lettore/elettore/cittadino, per un giornalista è decisamente inaccettabile. Una risposta articolata richiederebbe davvero troppo tempo e troppo spazio (rinvio chi fosse interessato alle cose pubblicate nel mio blog) e dunque mi scuso per la schematicità. 1. Il presunto dibattito “riconoscimento/mancato riconoscimento” era ed è politicamente una stupidaggine, un non senso, un dilemma inesistente, come il tempo sta dimostrando con due mesi di ritardo; 2. “un'accelerazione inopportuna”? la mozione dei DS è stata resa pubblica a una settimana dal voto delle primarie; dov'è l'accelerazione? 3. è falso che “non si sia deciso di procedere assieme nella gestione dell'inaspettato risultato”; il 5 e 6 dicembre c'è stata una affollata e appassionata assemblea della sinistra unita, aperta da un mio intervento che proponeva esattamente gli stessi spunti di riflessione poi confluiti nella mozione presentata all'assemblea dei DS dell'11 e 12 dicembre; 4. la mozione dei DS si concludeva con la seguente dichiarazione: “Dal punto di vista politico è essenziale confermare l'unità delle forze di sinistra ed il recupero della compattezza di tutte le forze che si riconoscono nell'Unione. Dopo i necessari passaggi interni (assemblee dei partiti) è urgente la convocazione di una grande assemblea degli stati generali della sinistra unita prima e dell'Unione poi per definire la strategia politica comune”; abbiamo subito precisato che la mozione era un contributo al dibattito all'interno dell'Unione e non un “prendere o lasciare” e che eravamo disposti a considerare proposte politiche alternative credibili, purché ci si assumesse la responsabilità di farlo pubblicamente; abbiamo atteso inutilmente due mesi questa assunzione di responsabilità. 5. Perché i DS hanno reso pubblica la loro posizione, per tanti versi impopolare, senza aspettare una posizione comune? Per evitare per l'ennesima volta il ripetersi di un logoro cerimoniale assolutamente incomprensibile per i normali cittadini di dibattiti inconcludenti che si trascinano di settimana in settimana. Avevamo subito questa strategia di logoramento con i ben noti risultati nel 2001. E ci eravamo fatti invischiare di nuovo nei mesi estivi, prima delle primarie. Questa volta abbiamo detto: basta! E così tutti hanno potuto vedere e giudicare. 6. Abbiamo atteso inutilmente per due mesi una proposta alternativa che non è mai arrivata, semplicemente perché non c'era e non ci sarebbe potuta essere, se non a costo di rinunciare a una strategia politica di vero rinnovamento e votarsi all'impotenza del dilemma “mera testimonianza/resa al trasformismo”. Ogni regola ha la sua eccezione: derogo per una volta alla decisione di non dialogare con gli anonimi, sia perché il sedicente Leo Coppi lo fa con grande cortesia sia perché dà voce a quello che può essere un sentire diffuso. Premesso che sono un sostenitore del Partito democratico (alla Veltroni, per capirci), premesso che nel breve periodo (2001-2002) in cui sono stato segretario dei DS avevo proposto (purtroppo senza successo) una sede comune, un portavoce unico e un coordinamento permanente dell'Ulivo a Molfetta, non credo che ci siano oggi le condizioni politiche per una lista unica alle elezioni amministrative, questa sì che sarebbe un'accelerazione inopportuna, un edificio senza fondamenta; ripropongo invece all'attenzione dei rispettivi dirigenti la necessità di definire un itinerario stringente e condiviso di costruzione di un soggetto politico unitario a partire da quelle stesse proposte e dall'impegno a costituire un gruppo consiliare unitario dopo le elezioni. Per fare l'unità davvero e non per finta a puri fini elettorali.





Il lupo perde il pelo ma non il vizio. I signori della Margherita nel punto numero due del documento, come loro solito, tentano di scaricare praticamente sui Democratici di Sinistra le loro continue indecisioni, dettate dalla coesistenza di due anime all'interno del Partito. Una di tipo catto-rivoluzionaria (Guglielmo Minervini, Sallustio, Sasso ecc.) ed una democristiana(Oronzo Amato, Lillino Di Gioia ecc.); Cosimo Altomare è fuori da entrambi gli schieramenti. Lça verità è che a questo stato di cosa e la crisi del centrosinistra è tutta della Margherita e del suo stratega(sigh!) Guglielmo Minervini che sin dall'inizio (forte del suo risultato personale alle regionali) non ha voluto riconoscere il candidato Mino Salvemini come candidato unico dell'Unione per le primarie. Se ciò fosse successo e non si fosse contrapposta la candidatura di Altomare, oggi stavamo parlando di altre cose. Questa strategia scellerata da parte della Margherita a portato ad una crisi profonda all'interno dei partiti dell'Unione e di questo dobbiamo di nuovo ringraziare Guglielmo. I Democratici di Sinistra, in questo frangente con il loro documento chiaro emesso all'indomani delle primarie e su cui stanno convergendo tutti i partiti dell'Unione, hanno solo evitato di trasformare una scelta scellerata in una disfatta definitiva della sinistra a Molfetta, che non approvando quel documento avrebbe perso l'unico inscindibile bene oggi in suo possesso e che lo differenzia dalla destra: la Moralità e l'Etica





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