La magia del “piano piano”
Il maestro Riccardo Muti e la banda di Molfetta
Piano, piano, centomila volte piano sussurrava in dialetto il maestro della banda di Molfetta ai suoi musicisti per dettare i tempi delle marce funebri che accompagnano le processioni pasquali. E il maestro Riccardo Muti, allora bambino, si divertiva a seguire l’evoluzione di quelle mani che accompagnavano le parole quasi ad imprimere il ritmo della musica. Ogni tanto il molfettese direttore dell’orchestra della Scala ama ricordare quelle espressioni, imitando perfettamente l’accento dialettale del vecchio maestro in chiave ironica sì, ma sempre con grande rispetto per quelle bande di paese che lo hanno affascinato durante la sua infanzia quando il nonno Nicola lo portava alle processioni. Le bande di Molfetta, Santa Cecilia e Angelo Inglese, tornano a celebrare il rito collettivo delle processioni della Settimana Santa e a commuovere la gente con la bellezza lacerante delle suggestive note dello «Stabat Mater» di Rossini intonate dall’ottavino, dal flauto piccolo, dal tamburo, dalla grancassa e dalla tromba che fanno della banda una piccola orchestra. E i bambini trascinati per strada ancora oggi in quel rito collettivo, nella pietà immensa delle ombre delle statue, che trasformano la città in palcoscenico dove quel piccolo uomo ancora oggi, forse, impone ai suoi orchestrali il ritmo: piano, piano, centomila volte piano in un tempo in cui conta solo la velocità. Benedetto sia quel maestro.