La madonna brutta
Il buio è assoluto, forse un black out ha fatto spegnere anche la piccola luce, vicina al comodino, che rischiara di luce lunare la sua stanza da letto nelle ore notturne. Un profumo intenso di fiori la collega comunque alla realtà, che strano, un profumo di gigli. Si sente costretta in uno spazio angusto, forse la spondina che hanno messo al suo letto, ma chi? Quando? Con uno dei suoi movimenti impulsivi che tanto fanno preoccupare i figli riesce agevolmente a ritrovarsi sul pavimento. Ma dov’è? Una debole luce diffusa illumina l’interno della Cattedrale. Perché è lì? Certamente sta sognando. Il profumo dei fiori è ancora più intenso. Si guarda intorno e il suo sguardo, come sempre quando entra nella chiesa, è attratto dal grande gruppo scultoreo della Madonna assunta che si staglia nell’abside. Come è bello! Una scultura ad altorilievo di incerta attribuzione, forse di uno dei fratelli Tabacchi, di grande potenza plastica. A sinistra guardando l’altare c’è il labaro della sua Associazione, quella a cui ha dedicato tanto impegno ed energie. (Che ci fa lì?). A destra una statua della Madonna, siamo nel mese di maggio. La guarda con fastidio. Sembra una grande bambola di cartapesta, goffa, con un scialbo abito rosa, un grosso cuore d’argento posato sul petto, certo un ex voto, come le tante collanine d’oro che le pendono dal collo. Ciò che più la urta è il volto, un volto da donna matura, dall’espressione preoccupata, i lineamenti ordinari e pesanti, quanto diversa dalle Madonne del suo amato Giotto! Le ha studiate e analizzate tante volte con la competenza che le deriva dai suoi studi artistici che ha continuato a coltivare nel corso degli anni con la stessa passione, la stessa curiosità che dedica ai tanti interessi culturali. Distoglie lo sguardo dalla “Madonna brutta”, come la ha già catalogata dentro di sé e lo fa riposare nella gloriosa pala dell’Assunta del Giaquinto, sull’altare laterale. Pur nella luce incerta i colori rifulgono: i rossi, gli azzurri, le sfumature di grigi chiarissimi delle nuvole, l’oro del cielo, la luce sulle braccia spalancate e sul volto della Vergine che sale al cielo con i panneggi dell’abito e del manto agitati dal vento, che accentuano il movimento ascensionale, nella gloria degli angioletti, e con i Santi nella metà inferiore, quasi abside umana, salda, terrena… com’ è bella! Si accorge di essere a piedi nudi ma non sente freddo, è come se il pavimento lo sfiorasse. Di colpo ricorda che la Cattedrale era piena di gente e c’erano i suoi figli e le sue nipoti e tanti amici, ma allontana gli interrogativi e ferma il pensiero sulle sue adorate nipoti. Tante volte la contestano, le danno della rompiscatole, però sa che la amano molto. La luce è sempre incerta ma si accorge che da una porticina laterale, accanto all’ufficio del parroco, proviene una luce calda che si fa via via più intensa. La sua inarrestabile curiosità la spinge ad andare a vedere da dove provenga ma si ferma, il suo sguardo è ancora attratto dalla “Madonna brutta”. La osserva meglio, il suo è un volto preoccupato, pensoso, come il volto di una donna matura che si interroga sul futuro dei figli. La luce che viene dalla porta si fa sempre più intensa e comincia a capire. Deve entrare, e immergersi, come fa con il suo amato mare. Torna a guardare la Madonna. Non è brutta. Ha il volto di sua madre. © Riproduzione riservata
Autore: Marisa Carabellese