La lunga agonia dell'ospedale di Molfetta
MOLFETTA - La chiusura della mensa aziendale dell’ospedale di Molfetta, avvenuta a marzo, doveva essere un campanello d'allarme, invece è passata sotto silenzio, come un fatto di comune amministrazione. Un vero e proprio errore di valutazione. L'azienda, o meglio, l'ASL, per il mantenimento del servizio mensa, non spendeva che pochi euro al giorno, esattamente 2,56 euro a pasto! La chiusura non poteva essere imputata al piano di rientro, ma alla precisa volontà di chiudere un servizio che dava prestigio alla azienda, ed era molto utile per medici e paramedici, specie nei giorni di rientro, oggi costretti al panino.
Si doveva intervenire, tutti e subito. Invece nessun intervento, ne reazione, anche interna all'ospedale. Il secondo segnale è venuto dalla chiusura della cucina, da sempre presente in Ospedale e perfettamente funzionale. La delibera è stata presa dal direttore generale, Dr. D. Colasanto (ora sospeso e già sostituito) il 23/10 scorso. Un non senso. Anche perché se si voleva colpire la Cascina, la stessa era già vincitrice della nuova gara di appalto. Grave errore di Colasanto? No. Si voleva privare il nostro Ospedale della cucina, per spogliarlo di un servizio importante come la cucina per i ricoverati e far capire che si è sulla via del tramonto. Oggi i pasti arrivano da Canosa, dopo circa un'ora di viaggio con non poco danno per le vivande. Non meglio farli arrivare dalla cucina posta al piano terra? Ci chiediamo, cosa faranno di quei locali? Perché tanta fretta a chiudere la cucina? I misteri della nostra sanità.
Ancora, se la cucina aveva bisogno di qualche ritocco, non esisteva la piena disponibilità della Cascina a sostenere la spesa? Fra qualche giorno i lavoratori della Cascina (oggi in cassa integrazione) ritorneranno a fornire i pasti ai nostri malati, usando un moderno centro cottura, presente nella zona industriale di Molfetta. Martedì all'Auditorium San Domenico il nostro sindaco, Paola Natalicchio, ha rivendicato con forza il ruolo del sindaco nella sanità locale, chiedendo ai responsabili sanitari presenti di essere sempre informata sugli interventi o modifiche, che saranno apportate nel nostro ospedale. Brava.
Ha anche parlato del futuro e possibile ospedale da costruire in sostituzione di quelli esistenti. Qui, mi permetto di dissentire. Un nuovo ospedale, con la grande crisi che ci affligge, potrà realizzarsi in non meno di 10 anni. Ancora 10 anni per attrezzarlo, arredarlo e dotarlo di tutte le strumentazioni necessarie. Mi domando se non sia più facile e più economico usare al meglio i tre ospedali esistenti, dando ad ognuno, secondo vocazione ed eccellenze il proprio ruolo. Una sola direzione, un solo indirizzo sanitario, un solo ospedale, diviso in tre plessi vicini e facilmente raggiungibili.
Un eventuale ridimensionamento dell'ospedale non è assolutamente compatibile, con i suoi 5 ascensori, appena costruiti, né con la spesa di oltre 6 milioni di euro per il nuovo pronto soccorso in costruzione.
Vitangelo Solimini
Coordinatore di Cittadinanzattiva